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Che cos’è il CTR (Click Through Rate)?

Stella Fumagalli 22 Ottobre 2018

Il Click Through Rate (il cui acronimo è CTR e conosciuto anche come “percentuale di clic” in italiano) è il numero – espresso in percentuale – di clic che un link ottiene rispetto al numero delle sue impression, ovvero delle volte che quel link è stato visualizzato.

Per calcolarlo è necessario dividere il numero di clic per il numero delle impression e poi moltiplicare il risultato per 100.

Facciamo un esempio: prendiamo un link che è stato visto 4000 volte (quindi ha ottenuto 4000 impression) ma è stato cliccato solo 800 volte (quindi ha ottenuto 800 clic); per calcolare il Click Trough Rate dobbiamo fare:

800 : 4000 = 0,2

0,2 x 100 = 20

Il link in questione quindi ha un CTR del 20%.


Cosa significa CPL – Cost per Lead?

Stella Fumagalli 3 Ottobre 2018

Il Cost per Lead (spesso indicato per maggiore comodità con l’acronimo CPL) è un modello di investimento pubblicitario.

Esso è calcolato come il prezzo che l’inserzionista ha sostenuto per ottenere alcune informazioni personali da un singolo utente. Queste informazioni saranno poi utilizzate per provare a generare delle vendite.

Il CPL si basa non sul numero delle esposizioni veicolate, ossia su quante volte è stato visto uno spazio pubblicitario (in questo caso si parla di CPM o CPC), ma sui risultati di questa esposizione, quindi sul numero di risposte che essa ha generato.

In questo modo l’inserzionista sa di pagare solo quando l’utente esegue effettivamente l’azione per cui l’esposizione pubblicitaria è stata pensata: quello che si viene a creare è quindi un pubblico selezionato, perché ha già scelto di interagire dimostrando una qualche forma di interesse.

Con il CPL si possono creare, per esempio, una lista di iscritti a una newsletter, oppure una community di membri selezionati ai quali offrire particolari vantaggi.


Cosa vuol dire Search Engine Advertising (SEA)?

Stella Fumagalli 3 Ottobre 2018

La SEA, acronimo di Search Engine Advertising, è uno degli ambiti del Search Engine Marketing (SEM).

Essa si contrappone alla SEO (Search Engine Optimization) perché, se la SEO si basa sui risultati “naturali” che un contenuto è in grado di generare (traffico organico), la SEA riguarda invece tutta la parte di annunci pubblicitari, fatti sui motori di ricerca o su altri siti, per i quali è previsto un pagamento.

Una buona SEA passa attraverso diversi aspetti:

1. La scelta accurata delle parole chiave su cui puntare, che devono essere le più cercate per il mercato in cui un prodotto/servizio si vuole posizionare
2. La creazione di contenuti in grado di catturare l’attenzione del visitatore, e convincerlo a cliccare sull’annuncio
3. La decisione di un prezzo che si è disposti a pagare per acquistare il posizionamento su una parola chiave (o keyword)

In associazione alla SEA è necessario prevedere anche la creazione di una landing page efficace, ossia in grado di raggiungere il più possibile l’obiettivo che ci si pone con una campagna di marketing.

Esistono diversi parametri per valutare l’efficacia di un’azione di Search Engine Advertising; ecco alcuni tra i principali:

– CPC (cost-per-click): è la parte in cui l’inserzionista indica quanto è disposto a spendere per ottenere un click per una pagina web
– CPA (cost-per-acquisition): si tratta di un valore ancora più specifico, e mediamente più alto, rispetto alla CPC, perché calcola il costo di acquisizione, ossia quanto budget è stato necessario investire per ottenere una particolare azione di marketing, che è stata definita in precedenza (per esempio, l’iscrizione a una newsletter)
– CPM (cost-per-mille): riflette il costo da sostenere per ottenere 1.000 visualizzazioni

L’attività di SEA non viene considerata come SEO; è però evidente come, specialmente in presenza di campagne ben riuscite o dell’utilizzo di grandi budget (o di entrambe queste leve), la SEA sia in grado di incidere – in maniera indiretta ma tangibile – anche su SEO e SERP, attraverso il miglioramento della percezione che il pubblico ha di un marchio/prodotto.


Cosa si intende per ottimizzazione degli spazi pubblicitari?

Alberto Giacobone 8 Ottobre 2013

Quando un editore online sceglie di monetizzare i suoi contenuti attraverso della pubblicità contestuale, deve – tra le tante cose – far sì che sia visibile.

E’ un’impresa sempre più difficile, perchè si va sviluppando nell’esperienza di chi fruisce di contenuti online una vera e propria cecità selettiva, secondo il seguente ragionamento: se qualcosa sembra una pubblicità e si trova dove tipicamente si troverebbe una pubblicità, probabilmente è una pubblicità e siccome la maggior parte delle volte mi vengono proposte cose che non mi interessano, educo il mio cervello a “filtrarle” a priori, senza neanche guardarle.

In inglese questo fenomeno è noto come “banner blindness“. Per contrastarlo, molti editori online si sono messi “in conflitto” con gli utenti, piazzandogli davanti agli occhi pubblicità in maniera molto invasiva, dove “non si può non vedere”. Il problema di questo “antagonismo” è che l’esperienza di visita ne risente fortemente e chi ne esce perdente all’inizio è il visitatore, ma nel medio lungo periodo è l’editore che infastidisce ed allontana i visitatori.

L’ottimizzazione degli spazi pubblicitari e della loro resa è la ricerca dell’equilibrio tra buona esperienza di visita e adeguata visibilità del materiale pubblicitario, senza che questo interrompa indebitamente la visita. Il “do ut des” tra chi produce il contenuto e chi ne fruisce può portare a diverse strategia di proposta degli elementi pubblicitari, ma tutte devono tenere in considerazione le peculiarità del visitatore e della sua visita, in quel preciso momento.

Massimizzare la resa, non solo nel breve ma anche nel medio e lungo periodo, è proprio l’obiettivo a cui si tende impostando un lavoro di ottimizzazione degli spazi pubblicitari.


Cos’è il native advertising o pubblicità nativa?

Alberto Giacobone 2 Ottobre 2013

Si tratta di una forma pubblicitaria che permette agli inserzionisti di inserire contenuti pubblicitari non dissimili dai contenuti normalmente pubblicati dagli editori, finalizzati al perseguimento degli obiettivi dell’inserzionista. Le “sponsored stories” di Facebook o i tweet promossi, per esempio, sono considerati forme di Native Advertising.

Gli elementi di questa pubblicità sono tipicamente elaborati dall’inserzionista, contrariamente ai publiredazionali dove è abitudine che i testi siano redatti dalla redazione.

Alcuni grandi editori hanno predisposto apposite piattaforme per consentire agli inserzionisti l’acquisto e gestione di questi elementi pubblicitari ( ad esempio, Brandconnect del Washington Post ).

Il messaggio pubblicitario veicolato attraverso il native advertising, data la forte somiglianza nella forma con i tradizionali contenuti fruiti dal lettore, non interrompe l’esperienza di lettore ma si amalgama, non attivando le tradizionali barriere psicologiche presenti nel caso di pubblicità tradizionale ( e.g. la nota “banner blindness” nel caso di pubblicità display ).

Di native advertising avevamo parlato anche in un approfondimento del nostro blog!


Cosa sono gli Expanding Banner?

Stella Fumagalli 19 Aprile 2011

Gli expanding banner (o banner “a espansione”) sono varianti dei tradizionali banner e la loro caratteristica, come indica il nome stesso, è quella di aumentare di dimensioni al passaggio del mouse sopra di essi.

Come i floating banner anche quelli di tipo “expanding” hanno lo scopo di catalizzare l’attenzione dell’utente, ormai abituato a vedere i classici banner statici e ad ignorarli.

Quando il cursore del mouse scorre sull’expanding banner la finestra pubblicitaria cresce di dimensioni fino a venire mostrata completamente, aumentando l’efficacia del messaggio veicolato.

Il vantaggio di questa particolare forma di web advertising è che l’expanding banner, pur essendo di forte impatto visivo, non rallenta né intralcia in alcun modo la navigazione; è sufficiente infatti, nella maggior parte dei casi, spostare il cursore dall’elemento per farlo tornare alle dimensioni originali.

 


Che cosa sono i Floating Banner?

Stella Fumagalli 19 Aprile 2011

I floating banner, o “banner fluttuanti”, sono elementi pubblicitari che utilizzano il movimento per attirare l’attenzione dell’utente web.

In questo senso i floating banner si muovono davanti agli altri elementi della pagina, talvolta nascondendoli alla vista del navigatore; il loro scopo è quello di catturare l’attenzione dell’utente e ottenere un numero maggiore di click rispetto ai tradizionali banner statici, sempre più ignorati dagli internauti.

Il floating banner fa della dinamicità il suo punto forte, e sotto questo aspetto può presentare le soluzioni più svariate: dal messaggio pubblicitario che scorre in linea retta, a banner che si scompongono e ricompongono, che ondeggiano o che fluttuano per lo schermo in movimenti circolari o a spirale.

Anche la frequenza di apparizione dei floating banner, oltre al loro aspetto grafico, influisce sensibilmente sul risultato della campagna pubblicitaria; un floating banner leggero e originale, che appare soltanto all’apertura della pagina, non è invasivo e spesso risulta efficace, al contrario un banner troppo insistente rischia di intralciare l’utente nella lettura della pagina e, di conseguenza, di allontanarlo dal sito.

 


Che cos’è un Overlayer?

Stella Fumagalli 19 Aprile 2011

L’overlayer è una forma di web advertising Rich Media che appare dinamicamente al di sopra degli altri elementi di una pagina web quando questa viene aperta da un browser.

A differenza dei pop-up e dei pop-under, che si aprono durante il caricamento sopra o dietro alla pagina, l’overlayer, come indica la parola stessa, è un banner che appare sulla pagina. Il messaggio pubblicitario viene visualizzato immediatamente, è di grandi dimensioni e tipicamente caratterizzato da suoni e animazioni multimediali (solitamente in Flash) che contribuiscono notevolmente a rafforzarne l’impatto visivo.

Gli overlayer vengono preimpostati per essere chiusi su richiesta dall’utente (attraverso un pulsante) oppure per chiudersi automaticamente dopo alcuni secondi dalla loro visualizzazione. Quest’ultima modalità viene usata spesso, ma impedisce all’utente ogni tipo di azione per tutta la durata del messaggio, rendendo l’overlayer una delle tecniche promozionali considerate più invasive (e talvolta fastidiose) dagli internauti.

Tra le tecniche di web advertising l’overlayer è una delle maggiori fonti di click, perchè efficace e molto versatile: consente infatti una grande duttilità creativa e di impostazione (tempi di apparizione e scomparsa del messaggio, modalità di chiusura, etc.); tuttavia, proprio per questo, necessita di alcuni accorgimenti in fase di creazione.

L’accortezza principale, che può determinare il successo o il fallimento della campagna pubblicitaria, deve riguardare soprattutto la durata di apparizione dell’overlayer, a maggior ragione in quei casi in cui l’utente non ha la possibilità di chiudere il banner manualmente.

Un overlayer efficace deve riuscire in pochi secondi ad attirare l’attenzione del navigatore, ed il conseguente click, per poi essere chiuso o scomparire da sé, senza causare disagi alla navigazione dell’utente.

In Axura poniamo una particolare attenzione a realizzare campagne promozionali di particolare impatto ed efficacia senza che queste rischino di creare disagi all’utente, in quanto siamo convinti che un elemento, per quanto ben realizzato graficamente e tecnicamente, perda tutto il suo potenziale appeal se individuato come “fastidioso”.

 


Che cos’è un Pop-Under?

Stella Fumagalli 19 Aprile 2011

Il pop-under, come il più classico pop-up, è una finestra pubblicitaria del browser che si apre automaticamente durante il caricamento di una pagina web.

A differenza dei pop-up, considerati spesso troppo invasivi, i pop-under, pur essendo a loro volta molto insistenti, si posizionano sotto alla pagina caricata dal browser ed appaiono soltanto quando questa viene chiusa o ridimensionata. In questo modo la navigazione dell’utente non viene interrotta o intralciata in partenza, come invece accade con altre forme di web advertising.

Grazie alle notevoli dimensioni della finestra, che possono arrivare fino a 800×600 pixel (anche se solitamente non superano i 500×500), il pop-under è una forma promozionale di sicuro impatto visivo.

Il pop-under, fino al recente passato una delle tecniche di web advertising di maggiore successo, attualmente viene spesso accantonato in favore di altre tecniche pubblicitarie, anche se rimane molto utilizzato per pubblicizzare particolari settori commerciali (in gran parte siti di gioco d’azzardo online o siti internet per soli adulti).

 


Che cosa si intende per DEM?

Stella Fumagalli 19 Aprile 2011

DEM è l’acronimo di Direct Email Marketing, un’efficace tecnica comunicativa e pubblicitaria che utilizza messaggi di posta elettronica per diffondere in modo capillare un messaggio commerciale.

E’ quindi un sinonimo di newsletter? Non esattamente: la newsletter (di cui abbiamo parlato qui nel dettaglio) è il canale comunicativo che si utilizza per mandare una comunicazione via posta elettronica a coloro che hanno scelto di riceverla; la DEM è solo una delle possibili tipologie nel contesto di quel canale.

Il testo dei messaggi di una DEM è accompagnato da immagini del prodotto o del servizio pubblicizzato e, nella maggior parte dei casi, da collegamenti che portano direttamente al sito del soggetto promotore.

Il Direct Email Marketing, essendo una forma di comunicazione personalizzata che raggiunge il potenziale cliente nella sua casella di posta elettronica, non è soggetto a concorrenza diretta, al contrario di quanto avviene, ad esempio, nelle campagne di keyword advertising, dove il messaggio pubblicitario appare spesso vicino a quello di aziende concorrenti.

Tra le forme di Direct Marketing, quella operata via e-mail è senza dubbio una delle più moderne ed efficaci, e garantisce molti vantaggi in termini di creatività, di impatto (grazie all’invio di e-mail su indirizzi privati, ovviamente autorizzati alla ricezione) e di contenimento dei costi.

E’ inoltre una forma pubblicitaria che permette di avere riscontri in tempi rapidi, e viene sempre più apprezzata, perché garantisce ottimi ritorni di investimento (ROI) a fronte di costi di esecuzione contenuti.

Anche relativamente alle forme di DEM è necessario in ogni caso porre particolare attenzione alla pianificazione e messa in opera della campagna promozionale: una comunicazione sbagliata, troppo aggressiva o mal realizzata rischia di essere considerata spam dal ricevente (o addirittura dal suo client di posta elettronica), con il rischio di vedere vanificato il proprio investimento.

Per questo Axura opera campagne DEM accuratamente progettate e modellate sulle esigenze specifiche del cliente, utilizzando i più moderni strumenti di creazione, gestione e monitoraggio degli invii, per offrire ai propri clienti risultati quanto più possibile soddisfacenti.

 


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Chi è Axura?

Quando si pensa ad una web agency, il primo pensiero è: "sono quelli che ti fanno il sito". In effetti, è quello che molti si limitano a fare, sulla base delle richieste più o meno adeguate di un committente.

Il nostro vero mestiere? Aiutare le imprese a cogliere le opportunità di internet, individuando quelle adeguate per il cliente, aiutandolo a farle proprie. Questo poi si traduce anche nella realizzazione di siti web, applicazioni, concorsi online, videoracconti e molto altro, ma quello che conta è il loro comune denominatore: sono la realizzazione di una precisa strategia digitale, concordata insieme al cliente, che punta a metterlo in grado di competere al meglio attraverso il corretto impiego di tecnologie e strumenti in rapidissima evoluzione, ormai determinanti nel fare impresa.






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Definitioner

Keyword advertising
è una modalità di pubblicità online che si basa sul concetto di parola chiave (o keyword), dove il messaggio promozionale arriva all'utente in risposta ad una sua specifica ricerca.
DEM
il Direct Email Marketing è una tecnica comunicativa e pubblicitaria molto efficace che consiste nel diffondere un messaggio commerciale attraverso messaggi di posta elettronica in cui compaiono immagini (del prodotto o servizio pubblicizzato), testi e link che generalmente portano al sito del soggetto promotore. Si utilizza l'acronimo DEM anche per distinguere la singola iniziativa pubblicitaria (e.g. "prepara la DEM").