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I principali formati del Digital Content Marketing: appunti, spunti ed esempi!

Alessandro Fumagalli

Tempo di lettura: 15′

content marketing

Nel nostro quotidiano di agenzia di digital marketing ci capita spesso di entrare in contatto con aziende che avvertono il bisogno di raccontarsi in maniera più efficace, o dare una vetrina adeguata ai propri prodotti: del resto è la loro esigenza, ma è anche il nostro mestiere.

Durante i primi incontri, reciprocamente conoscitivi, in più di un’occasione ci siamo accorti che stavamo dialogando con delle vere e proprie eccellenze nei rispettivi settori (come ce ne sono tante qui Brianza, ma non solo). Spesso si tratta però di eccellenze che fanno fatica a riconoscersi come tali, e a far emergere quali sono le caratteristiche che le rendono uniche rispetto ai concorrenti.

Talvolta questa situazione nasce da una sincera modestia e dal timore che non ci sia molto da raccontare. In realtà invece a riguardo di un prodotto e delle necessità che soddisfa si possono dire tantissime cose, più di quelle a cui normalmente si pensa; ma sono tanti anche gli strumenti che abbiamo a disposizione per farlo, e i formati del content marketing che possiamo usare per riuscire ad arrivare a un pubblico eterogeneo di utenti, ogni volta cercando di parlare la loro lingua.

Prima di scoprirli più da vicino, facciamo un piccolo ripasso di che cos’è il content marketing.

Se vogliamo dare una definizione, il content marketing è un tipo di marketing che si concentra sulla creazione, la pubblicazione e la diffusione di contenuti di qualità per “catturare” l’interesse di persone accomunate da una stessa esigenza.

Questi contenuti vengono messi a disposizione di tutti in maniera generalmente gratuita, anche se non è detto che sia sempre così: questo perché rappresentano un “gancio” necessario per “catturare” l’attenzione delle persone sulla base dei loro specifici interessi, e da lì provare a far partire il percorso che trasforma i “visitatori” in “clienti” e, in un passaggio ancora successivo, in “ambasciatori” del prodotto e del marchio, come abbiamo visto parlando di inbound marketing.

marketingE’ anche per questo che, quando si parla di content marketing, si può facilmente cadere nell’equivoco di contrapporlo al marketing dell’interruzione, che a sua volta viene spesso assimilato in tutto e per tutto (ma erroneamente, come abbiamo visto) all’outbound marketing.

In realtà i confini tra questi ambiti sono molto più sfumati: il content marketing, infatti, può lavorare sia per accogliere visitatori che stanno cercando delle informazioni (inbound marketing) sia per arricchire l’esperienza delle persone nel loro quotidiano (outbound marketing).

Ancora una volta, la differenza non la fa tanto la situazione in cui si inserisce “l’interruzione”, ma la possibilità di personalizzare il contenuto che viene proposto in un certo momento in base alle reali esigenze della persona e al valore che si offre.

Una volta che un’azienda ha individuato quali sono le informazioni che interessano a una certa nicchia di pubblico, esistono tanti modi diversi per presentarle: in un elenco di piacevole lettura, che a sua volta è content marketing visto che scoop.it offre soluzioni di content marketing, Pam Neely ne ha raccolti ben 31 differenti, e tutti altrettanto validi. Ma questo non significa che siano gli unici, o che – al contrario – li si debba utilizzare tutti.

Molti di questi formati del content marketing si basano su canali e strumenti digitali; per questo si parla (come faremo anche in questo post) di Digital Content Marketing per definire il processo che utilizza degli strumenti digitali di raccolta dei dati per individuare e prevedere le richieste di contenuti ritenuti utili da un certo pubblico specifico.

Fatta questa operazione di analisi preliminare, è possibile ricorrere a strumenti (ancora una volta) digitali per cercare di soddisfare queste richieste attraverso l’impostazione di una strategia di content marketing (digitale, nel nostro caso) che permette di raggiungere un certo pubblico proprio lì dove questo si trova, utilizzando il suo stesso linguaggio per cercare di costruire delle relazioni di valore.

Per riuscire in questo intento non esiste una formula “magica” che si adatta a tutte le situazioni: ogni prodotto, infatti, ha una propria specificità, e lo stesso vale anche per l’azienda che lo propone, e che deve fare i conti con un certo tipo di disponibilità (più o meno limitata) in termini di tempo e di budget prima di impostare la propria strategia.

Per spiegare cosa intendiamo con un esempio concreto, in questo post proponiamo la digital content marketing strategy che potremmo impostare per lanciare un prodotto di fantasia, particolarmente innovativo: un paio di scarpe da atletica, adatte per un pubblico professionale o per appassionati di un certo livello, estremamente leggere, veloci da indossare e dotate di sensori biometrici di ultima generazione (beh: dovendole immaginare abbiamo voluto pensare in grande 😀 )

Ecco un elenco di formati che potremmo impiegare per dialogare con il nostro pubblico di riferimento a proposito di questo prodotto:

Schede prodotto

Il prodotto (o il servizio) è il cuore della proposta di tante aziende al mercato; per questo è indispensabile progettare la sua “casa” con particolare attenzione.

Le possibilità a disposizione sono diverse: andiamo dalla creazione di una semplice scheda sul sito (con il consiglio di dedicarle una pagina, in modo che sia più semplice da trovare per i motori oltre che per le persone) alla costruzione di un vero e proprio minisito dedicato.

Qualunque sia la scelta, in una scheda prodotto ben fatta ci sono alcuni elementi che devono assolutamente essere definiti:

  • chi è il nostro interlocutore?
  • che cos’è il prodotto e cosa fa?
  • quali problemi risolve?
  • quali sono le sue caratteristiche?
  • quali di queste lo distinguono rispetto ai suoi rivali?
  • quali sono i dati tecnici del prodotto?

Queste informazioni devono essere definite e presentate con estrema chiarezza; per riuscirci possiamo ricorrere a diversi strumenti:

  • suddividere il testo in piccoli bocconi per renderlo più “digeribile” alla vista (e se poi vogliamo offrire maggiori dettagli, possiamo prevedere la possibilità di espandere quella parte della scheda),
  • inserire immagini per dare modo di vederlo,
  • realizzare e pubblicare video e GIF animate per calarlo nel contesto di un’azione,
  • prevedere una sezione di “domande e risposte” frequenti (utile anche per ridurre l’impegno del servizio clienti)
  • lasciare spazio a testimonianze e recensioni di chi lo ha provato, etc.

Queste sono solo alcune indicazioni di massima, ma per chi vuole andare più nel dettaglio c’è sempre la possibilità di fare riferimento all’approfondimento sul tema che avevamo preparato qualche tempo fa: è sempre disponibile (e ancora attuale) in questo stesso blog.

checklist

Nel nostro esempio, abbiamo:

  • delle scarpe da atletica, per correre su pista
  • che vogliamo proporre a un pubblico di appassionati di atletica
  • con caratteristiche particolarmente evolute come:
    • una piastra ultraleggera in carbonio
    • una tomaia traspirante
    • dei tacchetti che migliorano la stabilità in curva grazie a un disegno brevettato
    • dei lacci che si autoregolano per una calzata perfetta, come questi
    • un sensore che rileva velocità, lunghezza della falcata, passi, potenza e consumo di calorie
    • degli inserti catarifrangenti per essere visibili anche nelle ore serali e notturne.

Comunicati stampa

E’ uno strumento se vogliamo “tradizionale”, ma al pari di tanti altri può (ancora) essere utile nell’impostazione di una strategia di content marketing, digitale ma non solo.

Il primo passo è realizzarlo, tenendo in considerazione alcuni aspetti particolarmente utili per chi lo riceverà:

  • dare un titolo incisivo e un sottotitolo di tre o quattro righe che dia evidenza agli aspetti più unici e innovativi
  • dividere il testo in paragrafi, usare i grassetti, integrare i link ogni volta che è necessario
  • usare la grafia “ufficiale” per il nome del prodotto e dell’azienda (è tutto maiuscolo? Ci sono trattini alti o bassi, una punteggiatura particolare, eccetera? E’ importante che nel comunicato stampa si usi la stessa formula),
  • corredare il testo con delle immagini, tra le quali non devono mancare quelle del logo (del prodotto, se c’è, e dell’azienda): per non appesantire la casella del destinatario, anziché allegare tutte le diverse immagini le si può caricare su FTP, Dropbox, Google Drive o altri strumenti analoghi e indicare i link per il download
  • inviarlo sia in PDF, per non perdere la formattazione della pagina, che come testo per semplificare il copia/incolla delle citazioni
  • inserire il nome, la mail e il telefono della persona a cui si può fare riferimento per avere ulteriori informazioni
  • preparare una mail di presentazione a cui allegare tutto questo materiale e, se è previsto un evento di presentazione, l’invito a questo particolare appuntamento

comunicato stampa

Fatto ciò bisogna individuare i destinatari; oltre ai giornalisti delle testate di settore, o di quelle che hanno dei punti di contatto con qualche caratteristica del prodotto (visto che le nostre scarpe hanno un sensore particolarmente evoluto, possiamo pensare di contattare anche siti e riviste specializzati in tecnologia evoluta), è bene tenere presente che ci possono essere dei blogger “di settore” molto preparati, capaci e – per questo – seguiti (nel nostro caso, dovremo fare riferimento a quelli che gestiscono siti dedicati alla corsa e all’atletica).

Se la lista dei contatti ancora non esiste, è necessario crearla; questa attività richiede del tempo, perché bisogna selezionare le testate e contattarle per avere il riferimento preciso (il classico indirizzo generico “redazione@”, di solito, viene considerato meno rispetto a quello personale del redattore), ma una volta che la lista è stata costruita (una tantum) resta un “patrimonio” di dati e contatti a disposizione dell’azienda per gli invii successivi.

Il terzo passaggio è l’invio del comunicato stampa: l’ideale sarebbe modificare il messaggio a seconda delle peculiarità del destinatario (rivista dedicata alla tecnologia? Ci focalizziamo solo sulle peculiarità legate a questo aspetto), ma se non ci sono le energie per farlo può bastare anche un testo “standard” da inviare a tutti.

Una volta che il comunicato stampa è stato inviato, è utile anche assicurarsi che sia stato ricevuto, chiedere (magari facendo un colpo di telefono) che venga pubblicato, e rendersi disponibili per chi dovesse aver bisogno di chiarimenti.

L’ultimo step, infine, è quello della verifica della avvenuta pubblicazione, con il controllo di eventuali errori e la segnalazione degli stessi: in questo modo, da una parte si può costruire una “rassegna stampa” dedicata al prodotto (che è tutto contenuto spendibile in altre situazioni), dall’altra si evita il rischio che comincino a circolare informazioni imprecise, che potrebbero generare fraintendimenti con i potenziali clienti.

Per quanto “tradizionale”, il comunicato stampa resta un ottimo strumento per dare ai messaggi legati a un prodotto una cassa di risonanza ulteriore e utile per farli conoscere: se il budget lo consente, è bene prevederne uno o più nella nostra digital content marketing strategy.

Articoli del blog

Il blog è un altro punto molto prezioso per cercare di stabilire un dialogo con le persone: i suoi valori principali risiedono nel fatto che viene ospitato in uno spazio di cui siamo proprietari (non come le piattaforme social, che di fatto si appropriano del nostro contenuto) e in quello che, con i contenuti di cui viene popolato, contribuisce al nostro posizionamento sui motori di ricerca.

All’interno del blog possiamo affrontare argomenti di varia natura (pur senza mai trascendere in personalismi: è sempre l’azienda che parla di sé); tra questi, naturalmente, ci può essere il lancio del prodotto, con tutto quello che gli gira intorno.

Alle nostre scarpe da atletica, per esempio, potremmo dedicare:

  • un post di presentazione “generale” del prodotto
  • diversi approfondimenti più specifici, relativi alle caratteristiche tecniche analizzate una a una nel dettaglio
  • un post (o più) in cui spiegare come funzionano i sensori, come si associano allo smartphone e all’app dedicata, come si usa l’interfaccia che ci consente di analizzare i dati, etc.

blog wordpress

Se poi ipotizziamo di organizzare un tour “in store”, potremmo dedicare un post alla presentazione di ogni singolo evento (spiegando che ci saranno dei tecnici che aiuteranno a provare le scarpe, verranno distribuiti dei gadget, sarà possibile fare la foto con un campione etc.) e, al termine di ogni tappa, prevederne uno di riepilogo con il racconto della giornata, le foto di alcuni momenti salienti e qualche testimonianza che abbiamo raccolto.

Prevediamo di realizzare una serie limitata? E’ corretto presentarla (anche) nel blog, spiegando le sue caratteristiche. Facciamo provare le nostre scarpe a un esperto? Gli possiamo cedere la parola per farci raccontare com’è andata. E ancora possiamo fare un’intervista al progettista, che ci spieghi ogni dettaglio tecnico alla luce dei vantaggi che offre, e così via.

Tutto questo se ci limitiamo al lancio del prodotto, ma il blog è un utile punto di contatto anche per molte altre esigenze (sebbene ancora troppo spesso rimanga sottoutilizzato).

Concentrando l’attenzione su un aspetto alla volta gli spunti per un racconto al mercato si moltiplicano, e così anche le potenziali occasioni in cui – attraverso un contenuto utile e di valore – le persone interessate possono trovarci e diventare dei visitatori, entrando in quel “funnel” di cui abbiamo parlato nel ciclo di approfondimenti dedicati all’inbound marketing.

Ebook e White paper

Tra i formati del content marketing mettiamo insieme Ebook e White Paper (che viene accettato anche nella grafia “whitepaper”, tutto attaccato) perché si fa spesso confusione nel definirli.

In realtà si tratta di strumenti che vanno inseriti in due punti diversi del marketing funnel, perché hanno funzioni completamente differenti.

Come spiega Todd Mumford in un dettagliato approfondimento, facendo ricorso a un paragone di facile comprensione, un Ebook è un po’ un “primo appuntamento” mentre il Whitepaper può essere paragonato alla proposta di matrimonio: insomma, due momenti molto diversi di una relazione di coppia 😉

calzariIl primo, infatti, è un prodotto più generale, che può focalizzarsi su “come” fare qualcosa, oppure raccontare l’evoluzione di uno stesso oggetto nel tempo.

Per tornare all’esempio delle nostre scarpe da atletica, potremmo pensare di realizzare e regalare (per esempio a chi si iscrive alla newsletter) un Ebook che racconta la trasformazione di questi oggetti, dai calzari usati dai campioni dello “stadion”, la corsa-simbolo dei Giochi olimpici antichi, alle soluzioni ipertecnologiche scese in pista alle Olimpiadi di Rio 2016.

 

Insomma: da Astilo di Crotone e Sostrato di Pellene a Usain Bolt passando per Jesse Owens e Carl Lewis 🙂

Un Ebook è un testo lungo, anche più di 50 pagine (anzi: pare che lo stesso Mumford ne abbia intercettati alcuni intorno alle 500 :O ), dove si può usare uno stile fresco, in cui la parte informativa si mescola con l’intrattenimento per rendere più piacevole la lettura.

Alla fine, se saremo stati bravi il lettore inizierà a individuare l’azienda come un interlocutore competente, piacevole e affidabile, ma sarà ancora all’inizio di un percorso di acquisto, e non è detto che lo porterà a termine (o che lo farà proprio con chi gli ha regalato l’Ebook).

scarpa bolt

Il White Paper, invece, è un documento più tecnico, che deve offrire dei dettagli specifici e supportati da dati verificati e verificabili, anche se al suo interno possiamo esprimere pure delle opinioni.

Nel nostro esempio si potrebbe focalizzare su quanto l’impiego di certi materiali incide sul miglioramento delle prestazioni, oppure sulle qualità dei protocolli di sicurezza che abbiamo usato per crittografare i dati trasmessi dal nostro sensore all’app.

Al termine della lettura, la persona si sarà fatta un’idea – basata su dati concreti – rispetto ai vantaggi di scegliere i materiali e i protocolli adottati anche da noi: questa conoscenza, però, non necessariamente si tradurrà in una scelta del nostro prodotto.

L’obiettivo principale di un White Paper, infatti, non è riuscire a vendere ma presentarsi come esperti per aiutare le persone a prendere decisioni di acquisto informate e consapevoli.

Infografiche

Presentare in maniera semplice informazioni anche complesse, riassumere i concetti più importanti in pochi punti e dare (anche a tutto l’intorno) un aspetto gradevole e di maggiore impatto visivo, grazie al ricorso a disegni e immagini.

L’infografica è una tecnica che permette di fare tutto ciò, e proprio per questo è diventata una delle più utilizzate da quotidiani e riviste (che ne producono ogni giorno diversi esempi).

Nel complesso di una strategia di content marketing, le infografiche possono essere ottime alleate per esempio quando si vuole produrre del materiale informativo cartaceo, come un volantino, o se si vogliono fare dei poster da esporre nel punto vendita.

Per le stesse ragioni che abbiamo citato all’inizio le infografiche “funzionano” bene anche online, dove presto potrebbero ricoprire un ruolo importante anche in funzione SEO: Google sta infatti sviluppando strumenti sempre più evoluti che presto potrebbero essere in grado di leggere (e indicizzare) il testo anche quando si trova dentro a un’immagine, mentre a oggi l’indicizzazione delle infografiche può essere solo “forzata” in maniera indiretta con qualche tecnica specifica.

In attesa di questo possibile sviluppo, nella realizzazione di infografiche per il web resta comunque importante prestare attenzione ad alcuni aspetti come le dimensioni (che, se non impostate correttamente, possono rendere complicata la fruizione nel passaggio tra i diversi dispositivi) e il peso delle immagini, che – come abbiamo visto – deve essere ottimizzato per non avere un impatto negativo sul ranking della pagina web nel motore di ricerca.

Per esempio il nostro cliente S.I.L.C., per cui abbiamo realizzato l’ecommerce IncontinenzaOnline.com, aveva bisogno di presentare con poche parole e molta chiarezza un tema (l’incontinenza urinaria) di cui si parla ancora molto poco, nonostante riguardi molte persone. Per riassumere i punti più importanti abbiamo realizzato un’infografica che può essere pubblicata sul sito, come abbiamo fatto, ma anche utilizzata in altri contesti.

L’infografica delle nostre scarpe, invece, potrebbe basarsi su una “esplosione” della scarpa nelle sue diverse parti, in modo che – dai lacci alla suola, dai catarifrangenti ai tacchetti – una sola immagine raccolga tante informazioni diverse, proposte in “bocconi” di maggior impatto e più facilmente memorizzabili.

Un’altra possibilità è quella che abbiamo già visto per il blog: focalizzarsi su una sola parte del prodotto e far emergere tutte le sue qualità, per esempio in termini di incremento della velocità, dell’efficienza, della potenza, etc.

Video

Un recente articolo di Forbes ha un titolo piuttosto eloquente al riguardo: “Video Marketing: The Future Of Content Marketing”.

Nel testo una serie di dati rafforza questa convinzione, a cominciare dal primo (ma anche gli altri sono interessanti): l’80% del traffico online nel 2019 potrebbe essere generato da video.

Insomma, i video sono il futuro (ma in realtà già il presente) del content marketing, e offrono una serie praticamente infinita di possibilità espressive.

Per le nostre scarpe da atletica, per esempio, potremmo fare un video pubblicitario “in senso stretto”, con un testimonial famoso che le indossa mentre si allena e conclude dicendo di non avere mai provato niente di meglio. Qualcosa di simile a quanto fatto da Puma in questo video.

Se invece scegliessimo l’approccio emozionale, potremmo far vedere un ragazzo che ammira il suo mito dell’atletica e, attraverso l’uso della nostra scarpa e i suggerimenti forniti dall’app, a suon di miglioramenti un giorno arriva a poter sfidare il campione gomito a gomito, correndo nella corsia accanto alla sua.

In tema di emozioni e Giochi Olimpici, P&G propone una lunga serie di spunti che attraverso le emozioni riescono a far apprezzare il marchio e alcuni dei valori che esso vuole veicolare, come questo.

Ancora, possiamo decidere di andare sul tecnico dando la parola al progettista, che illustra le ragioni alla base di certe soluzioni tecniche e i vantaggi che queste assicurano in termini di prestazioni.

Per queste situazioni la formula più convincente può essere il classico “girato”, registrato in un ambiente reale ricorrendo ad attori professionisti o comunque al personaggio, anche se il campionario delle pubblicità che possiamo vedere ogni giorno ci dice che non è l’unica strada (ma solo la più battuta).

Un altro modo per parlare dello stesso prodotto sarebbe un video “razionale”, basato sui dati che distinguono le nostre scarpe dalla concorrenza: +30% di grip laterale grazie ai tacchetti, più supporto alla pianta del piede, e così via.

Qui i budget possono anche essere limitati, o comunque contenuti, perché si può ricorrere alla video infografica (un formato con cui anche noi ci siamo confrontati spesso per la promozione nostra e dei progetti dei clienti che ce lo hanno chiesto).

La costruzione di una video infografica richiede un tempo di lavorazione lungo anche alcune settimane, ma permette di offrire in poco tempo tante informazioni che restano impresse con facilità nella memoria di chi guarda.

Con la video infografica, infatti, possiamo anche costruire delle storie, e sappiamo bene (per averlo visto anche quando abbiamo parlato, per esempio, di storytelling) che esse hanno un fortissimo potere emotivo ed evocativo, capace di affascinare chi le sente raccontare.

A un livello ancora più artigianale, ma con risultati comunque apprezzabili, si possono creare dei video basati su immagini e animazioni e arricchirli con dei brevi testi esplicativi.

A chi ha un po’ di dimestichezza possono bastare anche pochi minuti di impegno per ottenere un risultato dall’impatto apprezzabile. Per chi vuole approfondire il discorso, ne abbiamo scritto giusto una manciata di giorni fa.

All’estremo opposto c’è invece chi si è spinto molto oltre, arrivando a realizzare un vero e proprio film che è stato proiettato nelle sale cinematografiche di tutto il mondo: è il caso di LEGO con il suo LEGO Movie, una pellicola che, oltre a stimolare la curiosità e l’attenzione dei fan, attraverso il racconto di una storia ha veicolato tutte le potenzialità costruttive dei mitici mattoncini.

Se non è content marketing questo… 😀

Webinar

webinar

Webinar è una parola che nasce dalla fusione tra “seminar” e “web”, quindi un momento di formazione che viene proposto a distanza grazie alle possibilità offerte da internet e da uno dei tanti strumenti attualmente a disposizione per realizzare delle videoconferenze.

La formula del webinar si presta per essere utilizzata, all’interno della nostra strategia di content marketing, ad esempio per realizzare dei momenti di formazione della forza vendite: in questo modo non è più necessario far convergere tante persone, magari da zone diverse del mondo, in un unico posto e sostenendo i relativi costi.

Naturalmente se si pensa di organizzare un webinar bisogna tenere in considerazione le peculiarità di questo strumento: è bene dunque scegliere un relatore brillante e spigliato, in grado di tenere desta l’attenzione di chi ascolta, e anche preparato nel caso in cui si voglia offrire la possibilità ai partecipanti di dialogare e porre delle domande.

Presentazioni

Un po’ testo, un po’ infografica, un po’ video e pure un po’ webinar: le presentazioni raccolgono in sé alcuni ingredienti di tanti altri formati del content marketing, e permettono di organizzare un percorso di scoperta che si serve di strumenti diversi per raggiungere un solo obiettivo, ossia informare chi le guarda.

Per via della loro particolare natura, però, le presentazioni hanno una forza particolare: si possono utilizzare in diversi ambiti.

Pubblicandole in rete, con servizi come Slideshare (che peraltro è di proprietà di LinkedIn), abbiamo anche la possibilità di vedere indicizzati i loro contenuti, che quindi possono comparire sui motori come risultati di ricerca.

In altri contesti possono rappresentare un ottimo riassunto per punti da integrare, per esempio, nel blog o nella pagina prodotto; oppure possono diventare la traccia base dei temi che si vogliono sviluppare durante un webinar, e tra l’altro si possono lasciare come promemoria ai partecipanti…

Quiz

Giocare piace a tutti, anche da adulti: esistono interi studi di psicologia dedicati all’importanza di questo istinto innato, che può essere utilizzato anche per le campagne di marketing.

Una modalità che ci permette di far conoscere meglio un prodotto è quella del quiz, il quesito a risposta chiusa e a scelta multipla.

Come abbiamo fatto per alcuni clienti, anche per le nostre scarpe potremmo preparare una manciata di domande veloci, utilizzando uno strumento altrettanto rapido e pratico come i Moduli di Google (di cui avevamo già scritto ormai qualche anno fa).

Possiamo chiedere, per esempio, come si chiama la parte della scarpa che aiuta a fare presa sulla pista, inserendo anche i nostri “tacchetti” tra le diverse risposte possibili; oppure potremmo chiedere chi detiene il record del mondo dei 100 metri, o ancora – per i veri appassionati – qual è la velocità di punta più alta che sia stata raggiunta da uno sprinter, e così via.

Così, attraverso una modalità coinvolgente e divertente, diamo modo a chi si vuole mettere in gioco di conoscere meglio anche la nostra proposta.

Se poi vogliamo dare una spinta ulteriore a questi quiz possiamo prevedere dei premi, magari per la sola partecipazione, oppure per chi risponde correttamente a tutte le domande, o ancora per entrambe le cose, eventualmente prevedendo dei premi differenti in un caso piuttosto che nell’altro.

Newsletter

Come il comunicato stampa, anche la mail è una “vecchietta”: ha più di 40 anni e da allora è sempre rimasta piuttosto simile a se stessa…

Quello che si è evoluto nel tempo è l’uso che se ne fa, sia come mittenti che da destinatari.

Nell’ambito di una strategia di content marketing focalizzata su un preciso prodotto, la newsletter resta un formato che possiamo sfruttare in diversi modi.

Se invitiamo chi visita il sito a iscriversi gli offriamo la possibilità di restare aggiornato sulle nostre novità, come altri contenuti utili (al pari di quelli attraverso cui sono entrati in contatto con noi) ma anche promozioni e sconti.

Allo stesso tempo, ci stiamo costruendo una lista di contatti teoricamente interessati al nostro prodotto: è la cosiddetta “lead generation”, strategica per ogni azienda che si propone al mercato.

La newsletter serve anche per tenere legato un cliente dopo l’acquisto: sa sappiamo offrire dei contenuti utili, è probabile che la persona continuerà a leggere i nostri aggiornamenti e ad approfondirli sapendo di aver già trovato in noi un interlocutore credibile.

La forza della newsletter sta anche nel fatto che arriva direttamente nella casella di posta elettronica, ossia in un punto di contatto molto controllato (secondo una statistica che risale a settembre 2016, negli Stati Uniti più di 8 persone su 10 la guardano almeno una volta al giorno, e il 38% almeno 4 volte o più).

Aggiungiamo un altro paio di indicazioni: la prima: è bene inviare le newsletter utilizzando quei servizi che sono stati appositamente sviluppati allo scopo, come Mailchimp (gratuito fino a 2.500 iscritti e a 120.000 mail inviate al mese), GetResponse, FreshMail, SimplyCast e molti altri.

In questo modo abbiamo una ragionevole certezza di non finire nella blacklist dei diversi servizi di posta elettronica, come Gmail, Outlook, Yahoo & Co.

La seconda in realtà è una conseguenza della prima: consapevoli che la maggior parte delle email vengono lette su smartphone o tablet gli sviluppatori dei servizi di invio newsletter offrono la possibilità di costruire una cornice (in gergo template) responsive, ossia che si adatta in automatico alla larghezza dello schermo. In termini di esperienza d’uso, è sicuramente la modalità che i lettori preferiscono.

Post sui social

Sui social come formato del content marketing si potrebbero scrivere libri interi, ma se siete arrivati fino a qui nella lettura non vi meritate una punizione così severa 😀

Lasciamo qualche spunto. Per esempio: abbiamo parlato più volte dell’utilità di impostare un piano editoriale e definire un calendario di pubblicazione, anche solo per darsi un impegno settimanale a cui tenere fede (una volta o più? Dipende dalle risorse).

Anche qui di argomenti da trattare ce ne sono a bizzeffe: la strada più semplice è quella di prendere alcuni tra i diversi materiali di cui abbiamo parlato finora – come i post del blog, le infografiche, i video e i quiz – e dargli una visibilità anche sui social.

Un’altra possibilità è quella di prendere “pezzi” di contenuto già creato (per esempio un dettaglio della presentazione tecnica del sensore delle nostre scarpe) e trasformarli in citazioni, facendoli diventare dei nuovi contenuti autonomi: con strumenti anche gratuiti, come Canva o simili, è facile e veloce.

Quale che sia la scelta, una dimensione che è fondamentale coltivare sui social è quella del dialogo con il pubblico: le persone che entrano in contatto con il nostro contenuto, infatti, possono facilmente commentarlo, sia in positivo che in negativo; per questo è importante tenere sotto controllo le notifiche, sia per poter ringraziare quando arrivano dei complimenti che per gestire tempestivamente le situazioni difficili e le critiche: non dobbiamo mai dimenticare, infatti, che in quel contesto non ci sta guardando solo chi solleva il problema, ma anche chi si vuole fare un’idea di come la nostra azienda lavora e interagisce con il pubblico.

Come anticipato all’inizio, questo post non ha la pretesa di sviscerare tutti i possibili formati del digital content marketing, perché questo richiederebbe una trattazione molto più approfondita.

Gli spunti indicati, però, possono essere una base utile per impostare una strategia di comunicazione digitale. Gli strumenti a disposizione sono tantissimi, e così anche i modi di proporre lo stesso contenuto su canali diversi e per un pubblico differente: riuscire a presidiarli al meglio e con la giusta padronanza rappresenta sicuramente un investimento.