I contenuti del sito web aziendale sono spesso figli di un Dio minore.
A fare una scaletta di priorità, nella maggior parte dei casi, si trovano tipicamente in fondo alla lista: se poi prendiamo in considerazione la pagina “chi siamo”, a vedere quante aziende si dichiarano “giovani e dinamiche” o “leader di mercato”, abbiamo subito evidenza che “no, non è una priorità”.
Giusto intuito imprenditoriale oppure occasione persa? Vale la pena dedicare qualcosa di più del minimo sindacale alla presentazione dell’azienda in rete oppure ha ragione chi dice “tanto non la legge nessuno”?
Partiamo dall’ultimo argomento: è vero, probabilmente molti visitatori del sito saranno più attratti da altri contenuti e a guardare le statistiche magari la pagina “chi siamo” non sarà tra le più popolari, ma fermarsi ad una lettura quantitativa delle visite potrebbe portarci a conclusioni sbagliate.
A visitare quella pagina infatti sono spesso le persone che vogliono saperne di più sull’azienda, tipicamente in cerca di una risposta ad una semplice domanda: “mi posso fidare?”
E’ proprio a questo punto che il contenuto pubblicato in quella pagina può fare la differenza tra una visita a vuoto e una persona che sceglie di contattarci.
Cosa metterci, quindi?
A voler fare un elenco i contenuti possibili sono davvero tanti, al punto che in alcuni casi ha più senso parlare di “sezione chi siamo”, invece che di una singola pagina: vediamone alcuni!
Presentazione generica
Questo è un tipo di contenuto che dovrebbe essere comune per tutti, dalla piccola realtà artigianale alla grande multinazionale.
L’obiettivo? Far comprendere in pochi secondo al visitatore con chi si ha a che fare, mettendolo nelle condizioni di essere – se vuole – già soddisfatto e passare ad altro oppure approfondire ulteriormente.
Sembra facile, ma non sempre è così: descriversi in poche righe richiede chiarezza espositiva e doti di sintesi.
Nel nostro “chi siamo” ci raccontiamo cosi’:
Siamo designer, programmatori, copywriter, esperti di marketing, analisi statistica e pubblicità online… ma soprattutto, siamo appassionati di internet.
No, non è solo un mestiere 😉
Poche righe, che puntano a comunicare sia un dato fattuale (la tipologia di competenze che si incontrano in questa azienda) che qualcosa di più, un elemento solo in apparenza intangibile ma non per questo meno fondamentale.
Storia
Quando è nata l’azienda? Quali sono stati i momenti salienti del suo percorso?
Scoprire un’azienda è un bellissimo viaggio e più il racconto è appassionato e più il visitatore può esserne coinvolto, sviluppando un sentimento positivo verso l’impresa.
Com’è nata Coca Cola? Quali sono le tappe fondamentali della crescita di Amazon?
Prendiamo una pagina come quella di ENI, in cui davvero ci si può perdere:
Dal logo alla figura di Enrico Mattei, dai momenti salienti per l’impresa all’archivio fotografico… tanto da scoprire, tanto da cui restare affascinati.
Se ENI può raccontare tutto questo è anche grazie all’aver raccolto negli anni la traccia di quello che è stato, una premessa fondamentale.
Anche le aziende più piccole possono farlo: soprattutto quelle più giovani, grazie agli ormai omnipresenti smartphone, possono raccogliere moltissimo materiale.
Prendiamo il caso di Balsamiq, piccola azienda fondata da un nostro connazionale, Giacomo Guilizzoni: dalla sezione “chi siamo” si può accedere a moltissimo materiale, tra cui un post del blog personale del fondatore in cui viene spiegata per filo e per segno la genesi dell’impresa.
Persone
Con chi avrò a che fare? Chi sono le persone che compongono il team? Chi dirige l’azienda?
Non c’è una regola, ma la teoria vuole che più ci si racconta (in maniera onesta) e più si ispira fiducia.
Molte aziende hanno grandi difficoltà a condividere sul proprio sito le persone che stanno dietro all’impresa: il timore più grande, di solito, è…. “e se poi mi portano via questa persona?”.
Rinunciando a presentare il capitale umano dell’impresa in realtà si rinuncia a metterne in campo il valore proprio quando il potenziale cliente ci sta “annusando”, per capire se vuole avere a che fare con noi o meno.
Attenzione: questo vale non solo per le aziende di servizi ma anche per quelle di prodotto, soprattutto quelle più piccole. In un mondo dove tanti prodotti sono sostanzialmente equivalenti, stabilire una contatto “umano” conta più di quel che molti pensano.
I modi in cui si possono raccontare le persone del team sono i più disparati: il consiglio è di lasciare la parte “professionale” ai profili LinkedIn, inserendo nel sito aspetti di altro genere, ma anche rimandi utili: se ad esempio una persona è anche autore di alcuni articoli nel blog aziendale, si potrebbe inserire un collegamento diretto a questo materiale.
Tra i nostri clienti che hanno voluto raccontarsi, ci ricordiamo con particolare piacere di Columbus Promo, che ha presentano uno ad uno i membri del team:
Tra le aziende in rete che si raccontano con maggior trasparenza, segnaliamo ad esempio Buffer, che nel presentare i membri del team indica anche da quando ne fanno parte:
Numeri
L’azienda in cifre, a colpo d’occhio: per i visitatori che hanno pochissimo tempo, materiale di questo tipo è perfetto.
In alcuni casi, può trovare spazio anche al di fuori della sezione “chi siamo”: ad esempio, abbiamo pubblicato una grafica simile al piede di pagina del sito di Columbus Logistics.
Con qualche risorsa in più è anche possibile far sì che questi numeri siano aggiornati in tempo reale, una modalità di presentazione dei contenuti che “parla da sola”, raccontando già per il suo stesso venire impiegata di un’azienda moderna e trasparente.
Per creare un’infografica d’impatto, ci sono anche strumenti gratuiti!
Bilancio
Per alcune aziende pubblicare il bilancio è un obbligo di legge: alcune però adempiono a questo obbligo facendo il meno possibile, lasciando un PDF linkato da chissà dove, il meno visibile possibile.
Invece questo obbligo può trasformarsi in opportunità, soprattutto per chi accompagna il bilancio con delle spiegazioni facilmente accessibili, in grado di far comprendere con facilità anche ai non addetti ai lavori “come sta andando l’impresa”.
Anche da attenzioni come queste emerge la trasparenza di un’impresa e se dichiarata (“siamo trasparenti!”) ma non effettiva (il bilancio è quasi nascosto e non spiegato), il messaggio risulta distonico e incide sulla fiducia del visitatore.
Per consultare tutti gli altri obblighi di legge che un sito web aziendale deve rispettare, vi rimandiamo al nostro approfondimento dedicato!
Certificazioni
Nella sezione “chi siamo” è adeguato pubblicare le diverse certificazioni che l’azienda ha ottenuto, spiegandole laddove sia utile per il visitatore e soprattutto, tenendo aggiornati i certificati emessi.
A volte è utile riprendere il logo di alcune di queste certificazioni anche nell’impianto di pagina, in modo che questo motivo di vanto sia ben percepito da tutti i visitatori, indipendentemente dalla pagina visitata.
Ricerca e Sviluppo / Innovazione
“Siamo un’azienda innovativa!” … in quante lo dichiarano? In quante lo sono?
Dedicare una sezione dell’area in cui si presenta l’azienda al proprio impegno per innovare concretamente, diventa il modo di condividere con il mondo quello che si sta facendo e far emergere la voglia che si ha di innovare.
In aziende come Dyson, storia e innovazione si intrecciano:
Per altre, la ricerca è così fondamentale da meritare un sito dedicato a parte, come nel caso di IBM:
Anche per le aziende più piccole, questa sezione è l’occasione giusta per far passare un messaggio importante al mercato e sfruttarla a dovere può dare importanti soddisfazioni.
Un’azienda come Caimi Brevetti ne è consapevole e pubblica sul suo sito una sezione dedicata da cui traspare chiaramente l’attenzione per questo aspetto.
Codice Etico
L’azienda si è dotata di un codice etico? Ottimo! E’ importante pubblicarlo ma anche qui, come per il bilancio, il suggerimento è di non lasciare il visitatore in balia di un documento magari molto voluminoso e di difficile lettura: grazie a infografiche di sintesi o anche solo pochi paragrafi ben elaborati, è possibile far passare rapidamente i valori chiave a fondamento del codice etico dell’impresa.
Vision
Vision e Mission sono due componenti tipici di molte presentazioni aziendali online: spesso si trova una pagina dedicata ad esempio alla “visione dell’impresa”, il cui contenuto poi sono poche, pochissime righe.
Molti poi confondono i due concetti o li mischiano tra loro.
Facciamo chiarezza: la vision riguarda per definizione il futuro, non solo dell’impresa ma del contesto in cui si muoverà.
Nel 1980 Bill Gates si immaginava un futuro in cui su ogni scrivania c’era un personal computer (all’epoca era un concetto appunto da “visionari”) con dentro un software Microsoft.
La realtà, a distanza di tempo, è andata oltre la sua stessa visione, ma proprio in quanto riguardante il futuro, la vision è in costante evoluzione.
Oggi ad esempio Microsoft vede un futuro in cui sarà possibile tenere sotto controllo lo sviluppo delle neoplasie con dei micro computer e vuole essere protagonista di questo futuro.
Hewlett-Packard immagina un mondo in cui diversità e inclusione sono le fondamenta delle società di successo, in qualsiasi parte del mondo.
Hitachi immagina un mondo dove la tecnologia aiuta le persone a vivere vite più soddisfacenti in una società migliore.
Il servizio postale americano (US Postal Service) immagina un mondo dove le aziende possono lavorare in maniera sostenibile, senza compromettere il futuro.
Mission
Cosa voglio realmente che accada? Per che cosa mi impegno a lottare? Quale è il motivo per cui esisto come impresa? Voglio la pace nel mondo? Voglio la fine della povertà?
La mission di un’impresa è un potentissimo punto di contatto con il visitatore.
Honest Tea vuole che il mondo consumi bevande dal gusto gradevole prodotte in maniera il più possibile naturale e responsabile: è impegnata a fondo in questa missione e condivide ogni anno un report (qui ad esempio quello 2015) su come sta andando questa sua battaglia.
E’ una mission chiara, di cui non si può dubitare.
SpaceX, impresa aerospaziale, ha l’obiettivo dichiarato di rendere gli essere umani una specie multiplanetaria.
Questo obiettivo è chiarissimo per il suo fondatore, Elon Musk: “ogni risorsa che accumulo è finalizzata al raggiungimento di questo obiettivo”.
Con una tale chiarezza di intenti, quando un’azienda che deve portare in orbita un satellite deve scegliere un fornitore, sa che scegliendo SpaceX contribuirà a rendere quell’obiettivo un poco più possibile.
Stabilire una mission e dichiararla è un momento davvero importante di confronto con il mercato: di certo, non va elaborata di fretta e furia per pubblicarla sul sito in quanto chi ha architettato il sito l’ha prevista e qualcuno dovrà pur scriverci qualcosa. Nel dubbio, meglio evitare.
Responsabilità sociale
Nel suo operato sul mercato, un’impresa ha un impatto sociale: sforzarsi per renderlo il più possibile positivo è una scelta – per fortuna – di sempre più imprese (anche di quelle che non sono tenute per legge a elaborare un vero e proprio bilancio di sostenibilità).
Condividere con il mercato gli sforzi fatti per raggiungere questo obiettivo racconta al mercato di un’impresa sensibile su più fronti, le cui energie sono investite per essere un’esternalità più positiva che negativa.
Benessere dei dipendenti, del territorio, dell’ambiente in generale, avanzamento della cultura, risoluzione di gravi problemi… sono tutti impegni che l’azienda può scegliere di prendersi, stimolando anche altre realtà a fare lo stesso o di più; ne abbiamo parlato in dettaglio nel nostro post sulla responsabilità sociale d’impresa e del marketing della responsabilità sociale d’impresa.
Anche in questo caso, come per l’innovazione, le aziende più grandi hanno trasformato questa sezione in veri e propri siti dedicati: lo fa ad esempio GE, con il sito GE Sustainability.
Tornando nel medio piccolo, tra i tanti, un’azienda come Plastitalia mette a disposizione un proprio spazio per incentivare lo scambio di libri e lo racconta nel proprio blog, spingendo in questo modo anche altre aziende verso questo tipo di iniziativa attraverso il proprio esempio.
In casi come questo però, sarebbe bene non lasciare solo al blog il racconto dell’iniziativa, ma l’aggiunta della stessa ad un elenco di attività di responsabilità sociale nel contesto dell’area “chi siamo”.
Ad esempio, nella proposta al mercato di ProntoPannolino, nella sezione “chi siamo” viene presentato l’impegno preso sin dall’inizio dell’attività a sostegno del Comitato Maria Letizia Verga.
Lavora con noi
Quando si pensa a questa sezione, normalmente la si guarda dal punto di vista dell’impresa: la richiesta di molti imprenditori per questa sezione riguarda la possibilità di indicare le posizioni aperte e dare la possibilità ai candidati di inviare il proprio curriculum. Stop, nulla di più.
Poi ci si confronta con la sezione “lavora con noi” di grandi aziende, come ad esempio Google e si scopre che spesso sono una sezione nella sezione, in cui l’azienda si “vende” al candidato, e non il contrario.
Questo cambio di punto di vista è radicale: l’imprenditore dice al mercato “so che sei là fuori e hai talento ed avrei piacere a lavorare con te per vedere il tuo talento trovare spazio nella mia impresa, per raggiungere insieme più velocemente l’obiettivo della nostra mission: guarda cosa posso offrirti”.
Compreso questo cambio di prospettiva, l’attenzione dedicata a questa sezione viene di conseguenza.
Rassegna stampa
Nello sviluppo dell’architettura di un sito, a volte risulta difficile collocare la rassegna stampa: se è significativa e l’azienda ha le energie per raccoglierla regolarmente, insieme ad altro materiale come comunicati stampa e pubblicità, può essere adeguato realizzare un’area dedicata alle “media relations”, anche autonoma rispetto al “chi siamo”.
Se così non è, una sezione del “chi siamo” dedicata alla rassegna stampa può essere più che adeguata a far notare al visitatore che l’azienda ha ottenuto l’attenzione dei media: attenzione però a non commettere l’errore di voler mettere sullo stesso piano attenzione ottenuta spontaneamente e attenzione ottenuta a pagamento.
Questo elenco di possibili sezioni dell’area “chi siamo” non ha la pretesa di essere esaustiva, ma dovrebbe coprire già buona parte delle situazioni presenti sul mercato, perlomeno in termini di esigenze e opportunità (spesso purtroppo non colte).
Ci sono poi altre situazioni più al limite, che possono trovare autonomia nell’architettura del sito così come possono restare sotto il “chi siamo”: tra queste può esserci la presentazione materiale come comunicati stampa e pubblicità, può essere adeguato realizzare un’area dedicata alle “media relations”, anche autonoma rispetto al “chi siamo”.
Quante cose, vero?
Dopo questo post guarderete la pagina “chi siamo” dei siti che visiterete con occhi diversi? Forse.
Probabilmente farete caso a come, nel valutare un’azienda a cui affidare un lavoro o da cui comprare qualcosa andrete a farci un rapido giro, tanto per capire con chi avete a che fare.
Potrete trovare molto o molto poco: in entrambi casi, farà la differenza la qualità del contenuto incontrato. Video, foto, testi, infografiche, funzionalità dinamiche… sono tutte tipologie di materiali che si possono pubblicare, ma quello che conta è che vengano elaborati in maniera il più possibile sincera e trasparente, stando attenti a non allontanarsi dalla reale natura dell’impresa sottostante.
Un piccolo distributore non è Amazon, così come un singolo giovane avvocato non è uno studio con centinaia di associati: a ognuno la sua identità, a ognuno la sua pagina (o sezione) “chi siamo” 😉
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Piccola addenda sull’utilizzo di immagini stock per le pagine “chi siamo” nei siti aziendali, come quelle di esempio qui sotto; probabilmente molte di queste le avete già viste, più e più volte: sono sempre le stesse che si ritrovano in centinaia di siti diversi.
Cosa ci comunicano? Una forte personalità? Desiderio di comunicare? Attenzione per i dettagli?
Purtroppo l’esatto contrario e, alla fine, anche questo è un dettaglio che fa la differenza.
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