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Cos’è il Google BERT Update?

Stella Fumagalli 15 Aprile 2020

Google negli anni è migliorato sempre più nell’interpretare cosa ci fosse dietro alle query di ricerca (ovvero cosa volessero davvero chiedere gli utenti al motore) ma è migliorato ancora di più grazie al BERT Update, implementato il 25 ottobre 2019 negli USA ed arrivato a dicembre dello stesso anno anche in Italia e nel resto del mondo.

BERT è l’acronimo di “Bidirectional Encoder Representations from Transformers” ed è un aggiornamento di Google che riguarda query di ricerca complesse che dipendono dal contesto; grazie ad un algoritmo di deep learning legato all’interpretazione del linguaggio naturale, il computer è in grado di capire cosa gli viene chiesto a seconda del contesto soprattutto nelle query molto lunghe nelle quali l’uso delle preposizioni o dei pronomi, per esempio, è fondamentale per comprendere il corretto significato della ricerca.

Sebbene l’impatto di BERT riguardi solo il 10% delle query di ricerca, è uno degli aggiornamenti più importanti degli ultimi anni: una migliore comprensione del linguaggio naturale è fondamentale per le ricerche vocali (sempre più frequenti) e per fornire agli utenti risultati che rispondano al meglio alle ricerche effettuate.


Che cos’è la SEO per le “long tail keyword”?

Stella Fumagalli 15 Febbraio 2019

Long tail keyword letteralmente significa “parola chiave dalla coda lunga”: è un’espressione che fa riferimento a quelle parole chiave che sono formate generalmente da 3 o più parole, e che quindi tendono ad essere piuttosto lunghe e specifiche (ad esempio “web agency per restyling sito web”).

Prese singolarmente, le ricerche “long tail” sono inferiori a quelle corrispondenti “short tail” (nell’esempio di prima, la ricerca “web agency” sarà molto più alta dell’esempio proposto”), ma sommate tra loro possono rivelarsi superiori numericamente rispetto alla ricerca base.

Inoltre, nel caso di ricerche orientate all’acquisto, la specificità della ricerca contraddistingue utenti che tipicamente sono in una fase più avanzata del “customer journey” e che quindi hanno più chance di avvicinarsi all’acquisto rispetto a persone che effettuano ricerche “short tail”.

Un vantaggio di un posizionamento orientato ad intercettare le ricerche “long tail” è, tipicamente, la minor concorrenza di altre risorse in rete ottimizzate nello specifico per questa o quella specifica ricerca.

Al contrario, uno svantaggio di questo tipo di keyword è la difficoltà nell’usarle in modo “naturale” all’interno di un testo: trattandosi di sequenze specifiche di parole il loro utilizzo all’interno di un contenuto può risultare artificioso e peggiorare la qualità del testo, oltre a farci penalizzare da Google nel caso di forzature eccessive.

Alle long tail keyword si affiancano le short tail keyword. Cosa sono?


Che cos’è la SEO per le “short tail keyword”?

Stella Fumagalli 15 Febbraio 2019

Short tail keyword letteralmente significa “parola chiave dalla coda corta”: è un’espressione che fa riferimento a quella parole chiave che sono formate solo da una o due parole.

Di solito si tratta di keyword piuttosto generiche che si riferiscono a una categoria di prodotto/servizio ampia (ad esempio “web agency”).

L’uso delle short tail keyword all’interno di un testo comporta alcuni vantaggi: sono facili da utilizzare all’interno di un contenuto scritto e sono in grado di attirare un ampio bacino di pubblico.

Tuttavia, trattandosi di keyword molto generiche, è molto probabile che attirino anche utenti che sono in realtà interessati a tutt’altro rispetto a ciò di cui parla il testo: quindi uno degli svantaggi dell’uso di questo tipo di keyword è che attirano visite poco rilevanti.

Un altro svantaggio è la concorrenza agguerrita che troviamo per alcune parole chiave generiche: avviare un progetto SEO per posizionarsi bene sui motori di ricerca in corrispondenza di una o più di queste keyword è estremamente difficile e può richiedere investimenti ingenti sia di tempo che denaro.

In conclusione, le short tail keyword possono portarci un gran numero di visite ma probabilmente saranno poche quelle che convertiranno.

Alle short tail keyword si affiancano le long tail keyword. Cosa sono?


Cos’è il keyword clustering o topic cluster?

Stella Fumagalli 15 Febbraio 2019

Con l’espressione “topic cluster” (letteralmente “grappolo di argomenti”) si fa riferimento a una tecnica grazie alla quale possiamo collegare temi più semplici per spiegare un tema centrale.

Nelle tecniche di inbound marketing, per rafforzare la visibilità in corrispondenza di un argomento, si utilizzano i c.d. pillar article: al loro interno vengono menzionati vari sottotemi e ogni tema è linkato a un approfondimento dedicato; in questo modo possiamo spiegare in maniera molto approfondita un argomento, avendo tutti i riferimenti “sotto lo stesso tetto”.

Al concetto di topic cluster si sovrappone in parte a quello di “keyword cluster” o “keyword clustering” (grappolo di parole chiave); in questo caso si tratta della categorizzazione delle keyword in base a due criteri: intenzione di ricerca e somiglianza.

L’obiettivo è quello di prendere keyword rilevanti e metterle insieme nello stesso “gruppo”, fino ad avere diversi gruppi di keyword: questi gruppi sono importanti perché consentono di ragionare sulla produzione di contenuti ad-hoc per rafforzare la visibilità d’insieme su di un determinato raggruppamento e non solo di una keyword specifica.


Cos’è la local SEO?

Stella Fumagalli 15 Febbraio 2019

La local SEO (tradotto in italiano: SEO locale) è un’insieme di tecniche il cui obiettivo è quello di aumentare la visibilità di una pagina web in funzione di una specificità geografica (un quartiere, una città, una provincia, etc).

Si tratta quindi di fare in modo che il contenuto online di un’azienda o di un negozio che abbia la sede in una determinata zona geografica (o che presti servizio in quella zona, sebbene la sua sede sia altrove) venga trovato da potenziali clienti che si trovano in quella stessa zona – o che ci vogliono andare – e che effettuano una ricerca compatibile con l’azienda e ciò che offre (ad esempio “web agency a Vimercate“).

Non bisogna pensare che le tecniche di local SEO ostacolino le chance di farci trovare su scala più “globale”; le risorse da dedicare a questa possibilità dipendono dalla provenienza dei nostri clienti: se la maggior parte di loro si trova in prossimità della sede fisica o del negozio allora varrà la pena dedicare più tempo ed energie al local SEO.

Per la visibilità delle imprese in ambito locale, ad esempio, Google MyBusiness è uno strumento importantissimo (e gratuito): ne abbiamo parlato anche sul blog!


Cos’è il SEO off-page?

Stella Fumagalli 15 Febbraio 2019

Il SEO off-page (tradotto letteralmente SEO “fuori dalla pagina”) fa riferimento – come indica il nome – a tutta una serie di azioni che vengono realizzate “fuori” dal contesto della pagina web di riferimento ma che hanno come obiettivo aumentare la visibilità della stessa.

Ottimizzare una pagina web tenendo in considerazione gli elementi importanti per il SEO off-page significa andare ad agire sulla percezione che gli utenti hanno del sito, aumentano la sua rilevanza, autorità ed affidabilità.

Per riuscirci si impiegano generalmente i collegamenti in ingresso (backlink) e le menzioni (brand mention).

I collegamenti in ingresso per Google sono un indicatore importante della qualità del contenuto che viene linkato, per questo, tipicamene, a una pagina con un numero maggiore di backlink viene data più visibilità, tenendo però anche conto della qualità degli stessi.

Infatti Google non si concentra solo sul numero di collegamenti in ingresso: a fare la differenza è anche la loro provenienza (lo abbiamo spiegato parlando di Good Neighbourhood e Bad Neighbourhood).

Sebbene i backlink siano il fulcro di una strategia di SEO off-page, ci sono anche altri elementi che possono aiutare in questo contesto:

  • social media e social media marketing
  • scrivere post in qualità di “invitato” su blog di terzi (guest blogging)
  • relazione con uno o più influencer e influencer marketing
  • menzioni del nome della nostra azienda da parte di siti terzi autorevoli, anche senza link (brand mention)

Che cos’è, invece, il SEO on-page? Lo spieghiamo qui!


Cos’è il SEO on-page?

Stella Fumagalli 15 Febbraio 2019

Il SEO on-page (tradotto letteralmente SEO “sulla pagina”) fa riferimento – come indica il nome – a tutti quegli elementi presenti all’interno di una pagina web che Google tiene in considerazione per stabilirne il posizionamento.

Tra questi elementi troviamo, in un elenco non esaustivo:

  • il contenuto presente in pagina e la sua formattazione
  • le keyword
  • gli elementi “meta” della pagina (titoli, descrizioni)
  • immagini, video e altri contenuti
  • elementi tecnici come la presenza di dati strutturati
  • la velocità di caricamento e visualizzazione della pagina

Tutti questi elementi possono essere ottimizzati per aumentare la visibilità della pagina sui motori di ricerca.

Che cos’è, invece, il SEO off page? Lo spieghiamo qui!


Che cos’è Chrome Lighthouse e perché è importante ai fini SEO?

Alessandro Fumagalli 21 Gennaio 2019

Chrome Lighthouse è uno strumento automatizzato che permette di analizzare le pagine web in base a diversi parametri stabiliti da Google.

Al termine dell’analisi, Chrome Lighthouse offre i risultati della valutazione e propone a chi amministra il sito alcuni suggerimenti per migliorare le prestazioni, la qualità e la rispondenza delle pagine web ai criteri stabiliti da Google.

Lighthouse è disponibile sia via web, integrato all’interno della console web.dev, che come estensione gratuita per il browser Google Chrome.


Chi sono e cosa fanno i Google Quality Raters – Valutatori della qualità Google?

Alessandro Fumagalli 21 Gennaio 2019

I Quality Raters (tradotto in italiano con “Valutatori della qualità”) sono persone che, per conto di Google, controllano le pagine web che compongono alcune SERP e verificano che il loro contenuto risponda alle linee guida raccolte in un apposito documento.

I Quality Raters valutano l’esperienza utente e attribuiscono dei voti alla pagina web in base a competenza, autorevolezza e affidabilità (parametri noti anche con l’acronimo EAT: Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness)

Per offrire risposte sempre più utili e attendibili a chi interpella il suo motore, Google ha deciso di affiancare ai sistemi automatizzati di scansione delle pagine che ha sviluppato (ossia crawler e spider) anche l’attività di alcune persone “in carne e ossa”.

Questo perché è possibile che esistano contenuti particolarmente efficaci in ottica SEO che arrivano nelle prime posizioni del motore di ricerca pur contenendo informazioni che, allo stato attuale dell’arte, solo un occhio umano è in grado di individuare come sbagliate o imprecise.

I Quality Raters valutano le pagine web ma non hanno il potere di intervenire in maniera diretta sulla posizione dei risultati nelle SERP. Il loro parere viene però considerato, al pari di tanti altri, per la compilazione del ranking.


Cosa sono i backlink negativi in ambito SEO?

Alessandro Fumagalli 21 Gennaio 2019

I backlink negativi sono collegamenti creati intenzionalmente da qualcuno per rovinare il posizionamento di un sito.

Uno degli aspetti valutati da Google per la compilazione delle SERP sono i collegamenti in ingresso verso una determinata risorsa: semplificando, più collegamenti ci sono, più sono autorevoli le pagine che linkano la nostra risorsa e maggiore è il valore attribuito.

I motori di ricerca hanno introdotto regole di valutazione sempre più sofisticate, tenendo ad esempio conto anche dell’affinità tra le risorse collegate dal link e altri fattori. Questi affinamenti hanno permesso ai motori di evidenziare con maggior precisione eventuali collegamenti “artificiali”, cioè realizzati ad arte per influenzare il posizionamento di una risorsa nella SERP e arrivare a penalizzare chi ne fa uso.

Sfruttando la conoscenza di queste dinamiche, alcune realtà più spregiudicate hanno iniziato a penalizzare siti concorrenti andando a posizionare in rete dei collegamenti artificiali con l’obiettivo di far scattare le penalizzazioni previste dai motori di ricerca: questi ultimi, non potendo sapere chi è stato realmente a mettere tali link, intervengono comunque, per proteggere i propri utenti da un’esperienza diminuita.

Questa pratica rientra tra quelle di c.d. SEO negativa (negative SEO), cioè quelle tecniche volte a penalizzare il posizionamento di una risorsa invece di migliorarlo.


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questa sigla (per esteso "Search Engine Optimization") indica le attività volte a migliorare l'appetibilità di determinati contenuti web agli occhi dei motori di ricerca in relazione a specifiche stringhe di ricerca.
Posizionamento
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