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Cosa sono gli esperimenti AdSense?

Alberto Giacobone 18 Novembre 2013

Google ha messo a disposizione un utile strumento per chi monetizza i propri spazi pubblicitari attraverso Google AdSense.

Attraverso la funzionalità “esperimenti”, è possibile creare una variazione di un annuncio principale per poter effettuare dei veri e propri test A/B. Ad esempio, nel caso di un annuncio testuale in cui il colore dei link è blu, si può creare una variante il cui colore dei link sia verde. Facendo partire l’esperimento, se si seguono le raccomandazioni di Google, gli annunci iniziano a venir mostrati con pari probabilità ( 50% ) ai visitatori. Dopo aver raccolto un campione di dati sufficienti e valutato che un annuncio ha più chance di generare guadagni rispetto ad un altro, Google inizia ad aumentare il peso percentuale di quello con maggior resa.

Tra gli aspetti di maggior interesse di questa funzionalità va segnalato che per effettuare gli esperimenti non sono necessarie modifiche al codice implementato sulla pagina in cui lo spazio pubblicitario è disponibile. In questo modo, è possibile procedere con uno o più esperimenti anche senza coinvolgere eventuali tecnici deputati all’aggiornamento del codice delle pagine.

I test A/B di Google, attualmente in fase “beta”, sono sicuramente un passo nella giusta direzione: effettuare degli esperimenti A/B ( ma anche multivariabile ) sui principali fattori legati ad uno spazio pubblicitario, come ad esempio la sua posizione, il tipo di annunci mostrato, i colori impiegati, può aiutare a migliorare la resa in maniera significativa, con risultati che a volte confermano le aspettative ed altre volte si evidenziano come controintuitivi.


Quale è la posizione ottimale per gli annunci pubblicitari sul mio sito?

Alberto Giacobone 11 Ottobre 2013

La posizione di uno spazio pubblicitario è tra i fattori che maggiormente può influenzarne la resa, insieme a dimensioni, tipologia ed altri parametri.

Nella ricerca della posizione “ideale” che può far rendere al meglio uno spazio, la concentrazione viene posta sul “dove metterlo”. Se però si sposta l’attenzione al “quando metterlo”, il compito diventa più facile.

Pensare al momento in cui vogliamo mostrare uno spazio pubblicitario ci fa riflettere sull’esperienza di visita della persona che è sulle nostre pagine: ci fa pensare a come è arrivato da noi e che tipo di aspettative ha. Se ad esempio gli offriamo un articolo che spiega nel dettaglio le modalità di un finanziamento auto molto conveniente e la persona è arrivata sulla pagina cercando proprio quello, è probabile che si soffermi a leggere l’articolo, dedicandoci la massima attenzione, per poi cercare di proseguire il suo percorso al termine della lettura. Se però l’articolo sarà troppo tecnico per le sue competenze, è probabile che si fermi prima e cerchi qualcosa di più facile in rete, oppure che punti ai commenti ( se ci sono ) per porre il suo quesito o leggere le conversazioni maturate a partire dall’articolo, alla ricerca di qualcosa di utile.

In questi diversi rapporti con la pagina si nasconde l’occasione di ottimizzazione: le posizioni migliori sono legate al “momento” in cui il visitatore è pronto per continuare il suo percorso, per cercare altro rispetto a quanto proposto sulla pagina. Ho letto un articolo interessantissimo su di una manifestazione in un’importante capitale europea ed ho il desiderio di parteciparci? Mi verrà naturale, alla fine della lettura, cercare voli ed hotel. Arrivo su di un articolo sulla medesima manifestazione e scopro che è vecchio di 5 anni? Magari cercherò qualcosa di più aggiornato, uscendo subito dalla pagina, subito dopo aver visto la data dell’articolo.

Stiamo evidenziando diverse tipologie di visita ma anche diverse modalità di interazione con il contenuto, che ci portano a comprendere come non esista una posizione ideale in assoluto, ma che in teoria per lo stesso contenuto la posizione ideale cambia in base alla sua freschezza ( nel rapporto con il momento della visita ) ed alle aspettative del visitatore.

La ricerca di semplicità, ma anche una realistica considerazione sul tempo che è possibile dedicare alle scelte di posizionamento degli annunci, impongono delle forzature e delle approsimazioni, che lasciano però spazio ad occasioni di ottimizzazione, economicamente significative soprattutto sui siti a maggior traffico.


Cosa si intende per ottimizzazione degli spazi pubblicitari?

Alberto Giacobone 8 Ottobre 2013

Quando un editore online sceglie di monetizzare i suoi contenuti attraverso della pubblicità contestuale, deve – tra le tante cose – far sì che sia visibile.

E’ un’impresa sempre più difficile, perchè si va sviluppando nell’esperienza di chi fruisce di contenuti online una vera e propria cecità selettiva, secondo il seguente ragionamento: se qualcosa sembra una pubblicità e si trova dove tipicamente si troverebbe una pubblicità, probabilmente è una pubblicità e siccome la maggior parte delle volte mi vengono proposte cose che non mi interessano, educo il mio cervello a “filtrarle” a priori, senza neanche guardarle.

In inglese questo fenomeno è noto come “banner blindness“. Per contrastarlo, molti editori online si sono messi “in conflitto” con gli utenti, piazzandogli davanti agli occhi pubblicità in maniera molto invasiva, dove “non si può non vedere”. Il problema di questo “antagonismo” è che l’esperienza di visita ne risente fortemente e chi ne esce perdente all’inizio è il visitatore, ma nel medio lungo periodo è l’editore che infastidisce ed allontana i visitatori.

L’ottimizzazione degli spazi pubblicitari e della loro resa è la ricerca dell’equilibrio tra buona esperienza di visita e adeguata visibilità del materiale pubblicitario, senza che questo interrompa indebitamente la visita. Il “do ut des” tra chi produce il contenuto e chi ne fruisce può portare a diverse strategia di proposta degli elementi pubblicitari, ma tutte devono tenere in considerazione le peculiarità del visitatore e della sua visita, in quel preciso momento.

Massimizzare la resa, non solo nel breve ma anche nel medio e lungo periodo, è proprio l’obiettivo a cui si tende impostando un lavoro di ottimizzazione degli spazi pubblicitari.


Consigli AdSense per guadagnare di più?

Alberto Giacobone 27 Settembre 2013

Di consigli per guadagnare di più con AdSense se ne possono dare tanti. Molti sono incentrati su aspetti tecnici: posizionamento degli annunci, colore, scelta tra annunci solo testuali o misti con immagini, formati, etc.

Se è vero che ottimizzando gli spazi pubblicitari presenti ad esempio in un sito si possono ottenere risultati importanti, è raro che un intervento sui tecnicismi porti a guadagnare “10 volte” tanto.

Per questo è importante riflettere sul progetto che si sta impostando: il traffico che ottiene, i percorsi di visita delle persone che lo guardano, il loro modo di interagire, etc.

Google AdSense al momento è ancora un sistema di monetizzazione di spazi pubblicitari e come tale è fortemente influenzato nei suoi risultati dal numero di impressioni generate: vale la regola “più traffico, più guadagni”, con un importante distinguo però sulla tipologia di traffico e sui contenuti monetizzati.

Ricordiamoci che una buona parte degli annunci che popolano gli spazi pubblicitari vengono selezionati in base ai contenuti della pagina in cui sono presenti gli spazi. Se i contenuti riguarderanno temi che vedono molti inserzionisti attivi nel cercare di emergere con la propria offerta, è plausibile che gli spazi pubblicitari rendano di più. Al contrario, se la “competizione tra inserzionisti” è bassa, il rendimento sarà inferiore.

Un altro fattore importante è il livello di attenzione del visitatore: a seconda della tipologia di contenuto, potrà essere molto attento e poco ricettivo di fronte a stimoli pubblicitari, oppure al contrario, subito pronto a cogliere eventuali suggerimenti.

Prestando attenzione a questi ed altri fattori, si può sicuramente puntare ad offrire ai visitatori un’esperienza di visita gratificante ed al contempo dalla remunerazione interessante.


Mostrare banner AdSense aiuta con il posizionamento su Google?

Alberto Giacobone 27 Agosto 2013

Capita abbastanza frequentemente che in relazione a situazioni particolarmente variegate e complesse, come può essere il mondo della pubblicità online, si creino e diffondano dei miti: magari un’incomprensione, magari qualcosa che è vero ma in un contesto limitato o diverso, diventano la base per un messaggio che non corrisponde al vero.

Uno dei miti che circola in relazione a Google AdSense è che il suo impiego possa aiutare il posizionamento sui motori di ricerca ed in particolare Google stesso. La realtà è ben diversa, anzi: un impiego improprio di AdSense può far incorrere le pagine che non mostrano nella parte alta ( quella a cui si accede senza scrollare ) del contenuto significativo in una penalizzazione.

La ratio è chiara e non ha anche fare con Google AdSense nello specifico, ma riguarda la pubblicità in generale: se dopo una ricerca su Google atterro su una pagina di risultato e nella mia visita la prima cosa che vedo in pagina sono solo ( o per la massima parte ) pubblicità, probabilmente la mia esperienza di visita non sarà delle migliori.

Proprio per questo motivo, con l’obiettivo di preservare un’esperienza di visita il più possibile di qualità, Google ha introdotto una penalizzazione algoritmica nel caso di pagine in cui le pubblicità la fanno da padrone nella parte immediatamente visibile, in maniera esagerata.


Cosa sono le unità pubblicitarie responsive?

Alberto Giacobone 27 Agosto 2013

Si tratta di unità pubblicitarie che vengono incontro ai recenti trend di sviluppo ed in particolare a quello del Responsive Web Design ( RWD ). In pratica, a seconda dello spazio a disposizione, la medesima unità pubblicitaria può essere impostata per mostrare un annuncio diverso, senza dover ricaricare la pagina.

La soluzione attualmente disponibile non è ancora ottimale: se ad esempio si ruota la posizione dello schermo di un dispositivo mobile ( e.g. uno smartphone ) da orizzontale a verticale, il banner visibile rimane quello inizialmente mostrato.

Inoltre, il codice attualmente in uso non è utilizzabile nel caso di test A/B e non è possibile assegnare diversi canali ai diversi annunci mostrati, un’opzione che potrebbe essere utile per valutare la resa specifica di diverse creatività.


Che cos’è DFP Small Business e cosa c’entra con AdSense?

Alberto Giacobone 26 Agosto 2013

DFP è l’acronimo di Doubleclick for Publisher, una piattaforma pubblicitaria gestita da Google e Small Business è la versione messa a disposizione da Google – in forma completamente gratuita – ai piccoli editori ( anche se i limiti molti alti fanno sì che questa soluzioni sia ideale anche per editori medio / grandi ).

La piattaforma DFP Small Business tecnicamente è un “Ad Server”: consente di programmare le uscite pubblicitarie all’interno di uno o più spazi pubblicitari previsti su pagine web ed altre risorse online, in base a delle regole preimpostate.

Ad esempio, permette di pianificare che durante il giorno vengano mostrate pubblicità ed alla sera altre: oppure, permette di mostrare certe pubblicità solo al verificarsi di determinate condizioni ( l’aver compilato un form o ancora, l’essere arrivati al sito da un certo collegamento ) secondo schemi anche molto complessi.

L’editore che sceglie DFP Small Business per le sue esigenze, può creare ordini, gestire una rete di commerciali autorizzati all’inserimento delle pubblicità, verificare l’esito delle campagne, costruire report automatici a cui hanno accesso gli inserzionisti e molto altro ancora.

Le attività correlate alla gestione degli spazi pubblicitari vengono gestite dalla A alla Z, senza alcun aggravio di costo.

Inoltre, l’editore che sceglie di impiegare DFP per la gestione dei suoi spazi pubblicitari può anche collegare il suo account AdSense: gli annunci del circuito AdSense verranno mostrati a copertura dell’invenduto od in competizione con gli annunci venduti, aiutando l’editore a guadagnare di più dai propri sforzi editoriali.

Il servizio DFP Small Business è attivabile a partire da questa pagina.


Cosa bisogna fare per guadagnare di più con AdSense?

Alberto Giacobone 9 Agosto 2013

La domanda è più che ricorrente: come si guadagna di più con AdSense? Cosa posso fare? Di solito il passo successivo è addentrarsi in tutto ciò che è ottimizzazione. I risultati possono essere davvero importanti: intervenendo su quantità e qualità degli spazi pubblicitari, loro disposizione, contesto ed altri fattori, si possono incrementare i guadagni considerevolmente, a volte raddoppiandoli o triplicandoli. Esiste però un punto di intervento che può portare risultati ancora più eclatanti, correlato alla natura stessa del sistema pubblicitario di Google AdSense: per guadagnare di più, è utile avere più traffico ( aggiungiamo, di qualità ).

Spesso vengono spese molte energie per piccole migliorie, i cui esiti sono sì migliorativi, ma solo marginalmente. Le stesse energie possono essere meglio impiegate per attrarre, acquisire ed affezionare delle persone, offrendo un’esperienza di visita di qualità. Quanti visitatori, una volta attratti, rimangono “agganciati”, ad esempio attraverso l’iscrizione ad una newsletter? E ancora, quanti – ogni volta che viene mandata una newsletter – tornano a farci visita, affezionandosi? Quanti ancora si ritrovano a digitare direttamente l’indirizzo del nostro sito nella barra degli indirizzi o recuperarlo dai preferiti?

Attraverso un’attenzione specifica ai vari momenti della relazione delle persone con la nostra presenza online, riusciremo ad individuare occasioni per migliorare l’esperienza di visita: per ottenere risultati in questo senso, è importante misurare le varie metriche per poi sperimentare i possibili interventi e verificare i risultati ottenuti.


Ogni quanto paga AdSense?

Alberto Giacobone 7 Agosto 2013

La puntualità dei pagamenti è una delle caratteristiche essenziali del servizio di Google.

A seconda della valuta, ci sono soglie diverse relative ai pagamenti: ad esempio, per l’Euro, la soglia minima per ricevere un pagamento, è di 70 euro. Il pagamento ha cadenza mensile, ma si può decidere di “sospendere i pagamenti” per un certo periodo, per ricevere gli importi maturati a partire da una certa data.

Per poter ricevere i pagamenti, bisogna prima autenticare il proprio conto AdSense: lo si può fare una volta raggiunta la soglia di 10 euro, a cui segue l’invio, tramite posta, di un PIN all’indirizzo indicato.


Si può guadagnare tramite AdSense con i video di YouTube?

Alberto Giacobone 7 Agosto 2013

YouTube, il noto portale video di proprietà di Google Inc. è il secondo motore di ricerca in assoluto, dopo Google stesso.

Tramite il programma partner di YouTube, è possibile guadagnare tramite i contenuti originali di cui si detengono i diritti pubblicati sul portale.

Chi aderisce al programma partner di YouTube può associare un proprio acccount AdSense, su cui far confluire i proventi derivati dalla visualizzazione di pubblicità, nelle diverse forme previste, in relazione ai video pubblicati sul portale. Inoltre, gli stessi video possono essere pubblicati in altri contesti, tra cui ad esempio uno più siti dedicati e accompagnati da ulteriori spazi pubblicitari, sempre nel rispetto delle regole dei rispettivi programmmi ed iniziative.

Chi aderisce al programma partner di YouTube inoltre, oltre alla monetizzazione, può ricevere altre forme di incentivo e ritorno economico, grazie alle numerose iniziative e promozioni di Google stessa, impegnata in un processo di continuo aggiornamento e crescita di questo portale.


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