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Social media trends 2021: 9 + 1 previsioni sui social per il nuovo anno

Stella Fumagalli

Tempo di lettura: 10′

Nel 2020 abbiamo dovuto cambiare la maggior parte delle nostre abitudini; per far fronte alla necessità di comunicare e restare connessi a distanza (non solo sul lavoro dove già magari accadeva ma anche in ambito familiare e personale) abbiamo fatto sempre più affidamento su sistemi di messaggistica (come ad esempio WhatsApp), videoconferenza (come Zoom e Google Meet) e social network.

A marzo, ovvero quando la pandemia è scoppiata in modo significativo in Europa e in altre parti del mondo, Statista ha rilevato un incremento del 21% nell’uso mensile dei social network.

Su queste piattaforme nel 2020 abbiamo visto l’evoluzione delle necessità degli utenti: il bisogno sempre maggiore di comprare online, il desiderio di una narrazione più autentica, la necessità di percepire il lato umano dei brand, e tanto altro.

Questi cambiamenti sono in parte figli di trend già in atto e in parte una diretta conseguenza della crisi del COVID-19 e tutto fa pensare che rimarranno anche una volta passata la pandemia: il modo di comunicare dei brand e le relazioni tra marca e consumatori con tutta probabilità saranno per lungo tempo ancora condizionati dagli eventi dell’anno che ci stiamo per lasciare alle spalle.

Questa però non è una cattiva notizia: nei mesi scorsi alcuni aspetti della comunicazione via social sono cambiati in modo positivo, avvicinando le aziende ai consumatori in un trend che, speriamo, continuerà nel tempo.

Con la fine dell’anno alle porte è giusto chiedersi: cosa ci aspetta sui social media l’anno prossimo? Quali sono i social media trend del 2021?

Tra novità e pratiche che si consolidano, abbiamo raccolto 10 trend social per il 2021 che ci aiutano a capire a cosa stiamo andando incontro e come possiamo adeguarci al meglio per non rimanere indietro e per migliorare la conversazione con il nostro pubblico.

Stesse piattaforme, con una in forte crescita

Secondo il recente report di Vincos “L’impatto della pandemia sulle abitudini digitali degli italiani” negli ultimi mesi sono cresciuti sia il numero di utenti iscritti ai social media sia il tempo medio che ogni utente ha trascorso e trascorre sulle piattaforme social.

Le piattaforme più usate rimangono Facebook e Instagram (rispettivamente 38 milioni e circa 29 milioni di audience); Instagram è stata infatti la seconda app più scaricata dell’anno, quindi la sua diffusione continua a ritmo sostenuto; ci sono tutti i motivi per credere che anche nel 2021 Facebook e Instagram saranno i due social network più utilizzati.

C’è però una piattaforma che sta crescendo rapidamente, tanto che a marzo e ad aprile 2020 è stata scaricata 1,7 milioni di volte al mese, candidandosi così ad essere l’app con più download del 2020.

Nel 2021 è TikTok (di proprietà di ByteDance, società di fatto cinese anche se legalmente domiciliata alle Isole Cayman) il vero social da tenere d’occhio: nonostante le diverse polemiche legate alla sua poca trasparenza sull’uso dei dati degli utenti, sempre più persone la stanno scaricando e anche l’età media degli utenti (che prima era molto bassa) sta pian piano crescendo.

La diffusione di questa piattaforma è anche testimoniata dall’apertura di un ufficio a Milano con un team di 30 persone e del lancio anche in Italia di TikTok for Business, un’interfaccia totalmente dedicata alla imprese.

A rendere TikTok una piattaforma da tenere d’occhio per le aziende non è solo il numero sempre maggiore di utenti che la utilizzano ma anche la natura dei contenuti pubblicati: oltre al substrato di partenza, fatto di balletti e poco più, stanno nascendo (spesso incentivati da ByteDance stessa con investimenti milionari) contenuti educativi e nuove esperienze artistiche e d’intrattenimento che hanno tutte in comune la formula di successo dello “short video”.

A spostare l’attenzione su piattaforme più pensate per interazioni di gruppo, lo stare molto più tempo a casa (per lavorare, giocare) ha comportato una crescita significativa di piattaforme social collaborative, come ad esempio Slack (recentemente acquisita da SalesForce per circa 28 miliardi di dollari) e Discord, che ha da poco aggiunto la possibilità di condividere lo schermo del cellulare.

Sui server di queste piattaforme gruppi di persone (siano questi colleghi di lavoro, amici, appassionati del medesimo tema o altro) interagiscono, si scambiano risorse, chiacchierano, guardano video o dirette insieme e in generale socializzano, pur a distanza.

Tutte diverse, tutte uguali

Anche nel 2021 sembra destinato a continuare il trend che porta tutte le piattaforme social a “prendere spunto” (per usare un eufemismo) da ciò che fa la concorrenza per implementare nuove funzionalità a volte (all’apparenza) senza badare realmente all’effettivo valore aggiunto che una determinata feature possa davvero dare alla piattaforma.

Prendiamo l’esempio più eclatante, le storie; create in origine da Snapchat sono state poi “adottate” da Instagram (che le ha portate al successo) e piano piano dagli altri social network: Facebook, Twitter (che le chiama Fleets) e, tra gli ultimi, LinkedIn. Persino Google ha le sue stories, che chiama “Web Stories”.

Le storie sono bocconcini di contenuto (di solito leggero) destinate a sparire entro un determinato lasso di tempo: su alcune piattaforme hanno cambiato letteralmente l’esperienza d’impiego; Instagram ormai viene spesso navigato in orizzontale (scorrendo tra le stories) invece che in verticale (scorrendo tra i post).

Su altre invece riscontrano maggiori difficoltà d’adozione e LinkedIn ne è un esempio: lo scarso numero di stories pubblicate, anche a distanza di tempo dall’introduzione della funzione, segnala un’accoglienza più che tiepida per questa funzionalità.

Le “stories” sono solo un esempio di quanto le piattaforme social siano (e saranno sempre più) sovrapponibili, con tantissime funzioni in comune.

Non dobbiamo però trarre la conclusione che “che un social network vale l’altro”: è sempre necessario individuare quello più adatto al pubblico con cui vogliamo conversare, imparandone al meglio funzionalità e linguaggio per portare avanti conversazioni di qualità.

E a proposito di qualità… 😉

Comunicazione di maggiore qualità

La pandemia ha affermato un trend che aveva già cominciato a consolidarsi: da una parte le persone vogliono sempre di più sentire il lato umano del brand, quello che va al di là delle semplici transazioni commerciali o la risoluzione di problemi tramite l’assistenza clienti.

Sono sempre più apprezzati i brand che sanno chiedere genuinamente scusa quando capita loro di sbagliare (perché capita a tutti) riconoscendo i propri errori e promettendo di migliorare (e poi lo fanno davvero), i brand che condividono in maniera chiara la propria missione e raccontano il proprio viaggio, coinvolgendo i propri utenti e clienti in questo percorso, facendo diventare la relazione economica quasi un “di più”.

Con gli esponenti della generazione Z che diventano sempre più i clienti a cui rivolgersi, i brand hanno dovuto imparare anche che nella loro narrazione ci deve essere sempre più spazio per i grandi temi etici, sociali ed ambientali del nostro tempo, a cui i nati alla fine degli anni ‘90 sono molto più sensibili rispetto alle generazioni precedenti.

Schierarsi a favore dell’ambiente, dei diritti delle minoranze, utilizzare un linguaggio inclusivo sono solo alcune delle scelte che le aziende devono compiere e raccontare (qui avevamo parlato del passaggio da storytelling a storydoing) per poter mantenere relazioni di qualità con i propri interlocutori che sempre di più cercano realtà in grado di incarnare i valori in cui credono.

La crisi del COVID-19 ha portato un altro cambiamento nel modo di comunicare sui social che è destinato a restare anche nel 2021: in un momento di profonda paura e sofferenza com’è stato l’inizio dell’epidemia (e in maniera forse minore anche tutto il periodo successivo e quello che stiamo vivendo), in un periodo in cui il miglior modo di far sentire il proprio rispetto per il dolore altrui era quello di non farsi sentire affatto, tante aziende hanno ridotto all’essenziale la loro comunicazione social, rendendola molto più empatica.

Per alcuni questa è stata una forzatura (in qualche caso più evidente, in altri meno), mentre per chi già era abituato a comunicare in questo modo si è trattato di continuare su una strada già intrapresa.

Questo non vuol dire che i brand abbiano smesso di pubblicare: se prima il loro calendario editoriale prevedeva frequenti bocconcini di informazione commerciale, ora assistiamo a una maggior attenzione per la qualità e la natura del contenuto offerto, con meno pubblicazioni ma più studiate e attente a dare valore al pubblico di riferimento; si stanno muovendo bene i brand che cercano di diminuire il rumore e, offrendo esperienze di maggiore qualità.

Tutto questo significa rinunciare ad una comunicazione più “leggera”? Non per forza, anzi!

Contenuti effimeri

Accanto alla ricerca di contenuti di maggiore qualità c’è anche il desiderio di leggerezza che si traduce nella continua popolarità delle storie, soprattutto su Instagram.

Questa di certo non è una novità (dalla loro integrazione sulla piattaforma hanno subito avuto molto successo, riaffermatosi anno dopo anno) ma sembra proprio che nel 2021 il grosso della navigazione su Instagram avverrà scrollando (come dicevamo) in orizzontale e non in verticale.

Come già evidenziato, sebbene ormai le storie siano atterrate su tutte ma proprio tutte le piattaforme social non è detto che su tutte siano ugualmente efficaci: è importante tenerlo in considerazione per calcolare bene gli sforzi e le energie che vogliamo investire per la creazione di questi contenuti a seconda dei social che decidiamo di presidiare.

Streaming

Anche lo streaming è un trend portato dalla crisi del COVID-19 che è destinato a restare, almeno nel prossimo futuro.

Le dirette video (un’altra delle funzioni permesse ormai da praticamente tutte le piattaforme social) sono diventate una risorsa utilissima a disposizione di professionisti e imprese: il venire meno di fiere ed eventi locali ha spostato il grosso della conversazione in rete e la diretta, quale che ne sia la forma, permette di stabilire un legame più significativo di altri strumenti.

Le imprese o le personalità (influencer, attori ma sempre di più anche medici e scienziati) che hanno moltissimi follower distribuiti sulle diverse piattaforme hanno cominciato a fare delle dirette multistreaming contemporaneamente su vari canali come YouTube, LinkedIn, Facebook, Instagram, Twitch, etc., agevolati da piattaforme come restream.io o streamyard.com.

Con la crescente importanza di questa risorsa si è iniziata a prestare maggiore attenzione alla qualità d’insieme della diretta: microfoni, luci ed elementi sullo sfondo un po’ più studiati (tipicamente librerie) sono entrati in molte abitazioni e uffici, insieme a regie fisiche o virtuali.

YouTuber e streamer di altre piattaforme sono partiti avvantaggiati, ma molte aziende hanno saputo reagire prontamente al cambiamento, proponendo tavole rotonde, incontri di approfondimento e molto altro in diretta streaming.

Acquisite le competenze per farlo, è probabile che continuino anche nel 2021.

Social commerce

Nel 2021 la vendita di prodotti o servizi attraverso social media sarà ancora più importante, passando a fare ancora più concorrenza a canali di vendita tradizionali, come i punti vendita fisici ma anche i normali ecommerce.

Piattaforme come Facebook o Instagram infatti hanno implementato funzioni specifiche che permettono alle aziende di commercializzare prodotti o servizi direttamente dal social network, senza essere reindirizzati a un ecommerce esterno ma portando avanti la transazione direttamente sulla piattaforma.

Ad esempio ultimamente Instagram ha modificato il suo layout per mettere maggiormente in evidenza i reels e lo shop.

Instagram con il vecchio layout:

Instagram con il nuovo layout:

Anche ByteDance ha da poco stretto una partnership con Shopify per accorciare la distanza tra l’esperienza su TikTok ed un eventuale acquisto.

Ancora poco diffuse ma con tantissimo potenziale sono le dirette di “streaming ecommerce”, dirette streaming con presentatori e invitati durante i quali con un solo click è possibile acquistare i prodotti di cui si sta parlando (una sorta di televendita 2.0, un format che in Asia è già molto affermato).

Nel nostro Paese come abbiamo già detto si tratta di un format ancora poco conosciuto e (di nuovo) pioniera in questo campo è stata Chiara Ferragni che recentemente ha trasmesso “The Chiara Beauty Show”, uno streaming per presentare la sua collezione di nuance in collaborazione con Lancôme.

Sebbene la diretta (in cui era presente Chiara Ferragni, sua sorella e l’influencer Veronica Ferraro) non abbia raggiunto moltissimi utenti in termini assoluti, le vendite dei prodotti presentati (che si potevano acquistare direttamente con un click durante il video) sono andate benissimo.

Si tratta quindi di un trend da tenere particolarmente d’occhio per il 2021, su cui anche il colosso dell’ecommerce Amazon ha già messo gli occhi da tempo proponendo “Amazon Live”.

C’è poi un nuovo trend, che si sta traducendo in funzionalità o applicazioni dedicate: l’esperienza di shopping collettiva, in cui gruppi di amici fanno “shopping” insieme, consigliandosi i prodotti, dandosi opinioni, etc.

Questa esperienza è possibile anche con piattaforme come Discord, ma l’integrazione diretta nelle piattaforme di vendita online ne rende ancora più facile l’accesso.

Influencer marketing

Il mercato degli influencer cresce di anno in anno e anche per il 2021 una proiezione ipotizza una crescita a doppia cifra (+15%) per gli influencer su Instagram, con quasi 6 miliardi di dollari investiti nel settore.

Tra i trend di maggiore rilievo emerge una maggiore attenzione per gli influencer più piccoli, con cui i brand cercheranno di creare relazioni meno “mordi e fuggi” e più autentiche, anche se dovranno stare attenti ad un crescente rischio frodi.

Cresce il rispetto per gli utenti, con un maggior uso di tag e strumenti che esplicitano la relazione pubblicitaria tra il brand e l’influencer, così come andranno crescendo i tentativi degli influencer di monetizzare direttamente la relazione con il proprio pubblico attraverso piattaforme come Patreon, Ko-fi, Substack e molte altre.

Questo in ultimo è un bene, in quanto una maggior stabilità economica permetterà agli influencer più attenti di scegliere con più serenità cosa sponsorizzare, a vantaggio della relazione con il proprio seguito.

Con il nuovo anno cresceranno anche in Italia le collab-house, la versione 2020 delle comuni in cui gruppi di giovani influencer si ritrovano a vivere e creare TikTok, reel e altro: a dare il via al trend anche nel nostro Paese è Milano, con la collab-house “Defhouse”.

Per le aziende che vogliono avvicinarsi all’influencer marketing, facendolo diventare parte del proprio marketing mix, avevamo scritto non molto tempo fa un post introduttivo nel nostro blog, utile per avvicinarsi ai concetti di base.

Social Gaming

Uno dei trend destinato a prendere piede nel 2021 è l’esperienza di gioco collaborativa, trainata anche dal crescente successo degli e-sport. Sempre più persone (e non solo le più giovani) passano molto tempo con i giochi in rete e lo fanno insieme ai propri amici, con cui condividono chat vocali ed altre risorse su piattaforme come ad esempio la popolare Discord.

A queste risorse esterne si aggiungono le chat vocali che fanno parte integrante dei giochi, che permettono di interagire con gli altri giocatori.

Il tempo speso insieme ai propri amici, vicini e lontani, diventa un momento importante dell’esperienza d’insieme delle persone e i brand se ne stanno rendendo sempre più conto, cercando di introdursi nella conversazione: c’è chi lo fa sponsorizzando oggetti di gioco, come ad esempio calzature e vestiario, organizzando challenge come quella di Burger King in FIFA o ancora veri e propri concerti, come quello di Travis Scott in Fortnite o quello di Lil Nas in Roblox.

Nel 2021 saranno sempre di più i brand che si avvicineranno, più o meno correttamente, a questo mondo, cercando di restare rilevanti nella conversazione con il proprio pubblico, andandolo a cercare in un momento di svago e socializzazione.

AR (Realtà aumentata) e UGC (Contenuti generati dagli utenti)

La realtà aumentata è destinata a far sempre più parte del nostro quotidiano: la qualità dei filtri AR è cresciuta al punto che Google si sente confidente nel farci provare dei trucchi direttamente a partire dalla sua ricerca e crescono i servizi per indossare virtualmente dei vestiti per vedere se fanno per noi o meno.

La qualità dei filtri disponibili può influenzare la popolarità delle piattaforme social e le varie aziende stanno facendo del loro meglio per alzare l’asticella.

Recentemente ha fatto notizia un filtro per Instagram che ha permesso di scattare foto virtuali con una confezione della nuovissima Playstation 5 di Sony così realistica che molti sono stati tratti in inganno.

L’opportunità per i brand di costruire esperienze innovative, che le persone possono condividere nei propri flussi social, sono sempre di più e sempre più economiche: il 2021 vedrà un fiorire di queste iniziative, che se ben congegnate e implementate promettono ritorni sull’investimento molto superiori alla media.

L’innovazione dei sensori presenti negli smartphone, come i LIDAR negli iPhone 12 Pro, permetterà di sviluppare effetti ancora più realistici, un trend destinato a continuare anche nel 2022.

Sempre nel 2021 i social continueranno a crescere nel loro ruolo di punto di contatto con le persone anche per attività come il servizio clienti: chatbot di nuova generazione e altre risorse andranno a interagire con le persone in maniera sempre più soddisfacente, abituandole ad avere risposte adeguate in tempi rapidissimi.

È un trend di cui prendere nota, in quanto le persone fanno in fretta ad abituarsi ad esperienze di questo tipo e le aziende che non saranno in grado di offrirle verranno presto considerate come “meno efficienti / attraenti”.

+1) I social e la realtà virtuale

Nel titolo abbiamo parlato di 9 trend + 1: l’ultimo mega trend di cui vogliamo scrivere in realtà vede nel 2021 i suoi “albori”. Si tratta della socializzazione nella realtà virtuale: con la vendita di 3 milioni di unità di Oculus Quest 2 prevista per il 2021 e quelle già vendute tra 2019 e 2020, inizia a formarsi una base rilevante di utenti che possono accedere ad esperienze di realtà virtuale.

Sono molte le app in cui è possibile socializzare, ma la più rilevante è quella in arrivo proposta da Facebook stessa, Facebook Horizon.

Si tratta di un’esperienza in cui i visitatori sono anche creatori di mondi a cui altri utenti possono accedere. Chi ha qualche anno in più sulle spalle probabilmente si ricorderà le isole di “Second Life”: Facebook in qualche modo riprende questo tipo di esperienza, avendola però enormemente semplificata e resa estremamente più coinvolgente.

Con il 2021 questa esperienza uscirà dall’attuale fase Beta ed in previsione aumenteranno rapidamente sia il numero di utenti che il tempo speso in questi luoghi virtuali.

Brand avvisati, … 😉