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Profilo aziendale Instagram: 7 consigli per iniziare al meglio! [AGGIORNATO]

Alessandro Fumagalli

Tempo di lettura: 25′

[Ultimo aggiornamento il 29 giugno 2020]

Piccola o grande che sia, praticamente ogni azienda sembra ormai essere entrata nell’ottica di avere bisogno di una propria pagina Facebook. Per quelle che vogliono cominciare (e/o cercare di migliorarsi) abbiamo creato una guida in tre puntate con tanti consigli “di base” e utili suggerimenti.

  1. Creare e impostare una pagina aziendale su Facebook nel 2018: appunti e consigli!
  2. Far crescere una pagina Facebook: piano editoriale, contenuti e altri consigli importanti!
  3. Pagine aziendali su Facebook: quali sono le statistiche di Insights più utili?
Photo on Visual Hunt

Un altro social network che si sta affermando con numeri sempre più rilevanti è Instagram, che nel giro di due anni soltanto ha più che raddoppiato la propria base in Italia passando da poco meno di 8 nel 2016 a più di 19 milioni di profili attivi a metà del 2018.

In seguito a questo vero e proprio boom per molte aziende sembra essere arrivato il momento di chiedersi se valga (o meno…) la pena di aprire un profilo Instagram e aggiungere questo social tra i diversi canali che fanno parte della strategia di comunicazione aziendale nel suo complesso.

Per aiutarle nella scelta abbiamo preparato una “guida alla creazione di un profilo aziendale Instagram” che parte da una serie di valutazioni preliminari da fare prima di mettersi in gioco per arrivare alla pubblicazione del primo post, passando attraverso una serie di consigli utili per cominciare al meglio.

Photo credit: Official U.S. Air Force on Visualhunt.com

Ecco quali sono gli argomenti che affronteremo:

  1. Conoscere il target
  2. Darsi degli obiettivi
    • Intercettare le persone dove sappiamo di trovarle
    • Fare branding
    • Vendere
  3. Osservare
    • I nostri concorrenti
    • Gli hashtag
    • Gli account più popolari
    • Gli influencer
  4. Costruire il profilo
    • Scegliere il nome utente
    • Scegliere l’immagine del profilo
    • Inserire una descrizione
    • Inserire un link in bio
  5. Pensare a un piano editoriale
  6. Conoscere i diversi formati
    • Le foto
      • Dimensioni
      • Colore (e filtri)
      • E app per tante altre varianti…
    • I video
    • Le Stories
  7. Costruire un post
    • Il testo
    • Gli Hashtag
    • La funzione di localizzazione
  8. E’ il momento di cominciare

Conoscere il target

fonte immagine: http://bit.ly/2MxQepU

La prima cosa da fare è capire chi sono gli utenti “tipo” di Instagram e valutare se corrispondono alla nicchia di mercato a cui si rivolge la nostra azienda.

Un buon modo per farsi un’idea è scomporre il dato generale relativo all’Italia (19,3 milioni di utenti) per fascia d’età. Scopriamo così che più del 50% delle persone che hanno aperto un profilo ha tra 18 e 34 anni, ma anche chi ha qualche anno in più sembra apprezzare Instagram: ci sono 6,4 milioni di profili di persone tra 35 e 55 anni.

Un altro numero interessante è quello relativo a ragazze e ragazzi tra 13 e 17 anni, che su Instagram sono ben 1,4 milioni a fronte di 2,5 milioni circa di nati tra il 2001 e il 2005: in pratica 3 giovanissimi su 5 hanno un profilo Instagram!

Questo considerando solo le statistiche “ufficiali”, che peraltro non riescono a conteggiare le situazioni in cui qualcuno “bara” sulla data di nascita: succede soprattutto tra i ragazzini più piccoli, che non hanno ancora l’età minima richiesta da Instagram per l’iscrizione (13 anni) e quindi, se vogliono usarlo, devono ricorrere a qualche escamotage (e lo fanno, ve lo assicuriamo…).

Ricapitolando: un italiano su tre ha un profilo Instagram, e nonostante l’interesse intorno a questo social sia distribuito in maniera abbastanza eterogenea tra le diverse fasce d’età è altrettanto innegabile che la maggior parte dell’attenzione arrivi dai più giovani e, ancor di più, dai giovanissimi.

fonte immagine: http://bit.ly/2whMQpe

Se la nostra attività vuole rivolgersi alla porzione più giovane del pubblico, quindi, investire su Instagram non può che farle bene. E se invece il nostro mercato di riferimento è rappresentato principalmente da una componente più “matura”, per esempio Over 50?

I dati che abbiamo visto qua sopra sembrano suggerire che per queste attività avere un profilo Instagram non sia indispensabile; Instagram si sta però dimostrando un ottimo strumento per costruire e coltivare la percezione intorno a un marchio, e questa è un’esigenza che accomuna tutte le aziende indipendentemente dall’età del loro pubblico di riferimento.

Avere un profilo aziendale su Instagram può quindi essere molto utile anche per chi si rivolge a un mercato più maturo: è un’opzione da valutare, magari dedicandole minori energie rispetto a quelle che si investono su altri canali, ma scegliendo comunque di esserci.

Darsi degli obiettivi

Photo credit: Flowizm on Visualhunt.com / CC BY-NC-SA

Il passaggio successivo (che in realtà abbiamo già cominciato a introdurre al punto 1.) è definire i risultati che si vogliono raggiungere attraverso la creazione di un profilo aziendale su Instagram.

Per farlo dobbiamo tenere presente che, come tanti altri social, anche Instagram ha una sua specificità. Per esempio, diversamente da quanto fanno Facebook o Twitter, non permette di inserire link diretti nella parte testuale dei post.

Con Instagram viene quindi meno uno degli usi più comuni che le aziende fanno dei social network: pubblicare contenuti per invitare ad approfondire (e/o acquistare) in una pagina del proprio sito.

Qualcuno cerca di aggirare l’ostacolo mettendo il riferimento “link in bio”, perché in effetti è proprio nella bio che si può inserire l’unico collegamento attivo che rimanda al di fuori della “bolla” di questo social; resta comunque difficile che l’utente medio segua questo percorso (piuttosto macchinoso).

Altre realtà si appoggiano alle Stories, a cui dedichiamo un capitolo più avanti nel post. In effetti le Stories di Instagram consentono agli account aziendali di inserire dei link attivi, ma solo per quei profili che hanno almeno 10.000 follower (e se state leggendo questa guida, forse non è il vostro caso).

In alternativa si può sempre ricorrere a qualche “trucchetto”, come questo proposto da Brightspark Consulting, ma sono sempre situazioni artificiose e non proprio ideali.

Da queste indicazioni si capisce che Instagram non è la via più immediata ed efficace per portare traffico al proprio sito, o comunque a una pagina internet che ci sta a cuore come una landing.

A cosa può servire allora?

Intercettare le persone dove sappiamo di trovarle

fonte immagine: http://bit.ly/2MVG0ze

Instagram può essere utile anzitutto per cercare di costruire un dialogo con le persone, andando a cercarle dove sappiamo che passano – e volentieri – buona parte del proprio tempo. Il discorso vale sia con chi ci conosce già, ma anche per quelli che non sanno ancora chi siamo e cosa gli possiamo offrire.

Una statistica raccolta a metà 2018 da SimilarWeb tra gli utenti Android negli Stati Uniti ha evidenziato che l’app di Instagram viene usata in media 53 minuti al giorno: solo Facebook riesce a ottenere un risultato maggiore, con 58 minuti/giorno.

Dati altrettanto dettagliati che fotografino la situazione in Italia ancora non esistono, ma con ogni probabilità il quadro è molto simile: se un’azienda decide di essere presente anche su Instagram, quindi, può avere la ragionevole certezza di inserirsi in un contesto già parecchio vivace.

Fare branding

fonte immagine: http://bit.ly/2wl7e8V

In seconda battuta, come già anticipato, Instagram si sta rivelando particolarmente funzionale all’esigenza che hanno le aziende di “fare branding”, ossia costruire una percezione di quello che sono, di “cosa” fanno (quindi prodotti e servizi che offrono) e di “come” e “perché” lo fanno.

Chiaramente prima di provare a sfruttare Instagram per questo scopo l’azienda deve definire tutti questi aspetti al proprio interno con un’unica voce.

L’ideale è riuscire a far coincidere il più possibile la percezione con la realtà: se un villaggio turistico posta su Instagram immagini di uno staff premuroso, sorridente e in grado di coinvolgerci in mille attività, e poi quando arriviamo sul posto scopriamo che l’animazione è carente, che idea ci faremo di questa esperienza?

Vendere

fonte immagine: http://bit.ly/2MxdTH7

Nel tempo Instagram si è evoluto e ha implementato (e continua a implementare…) alcune funzioni pensate appositamente per le aziende, in particolare per quelle che vogliono usarlo per vendere: la notizia più recente è la sperimentazione nelle Stories dei link diretti verso il sito del venditore e le sue pagine prodotto.

Molte di queste funzioni, però, sono state messe a disposizione solamente delle realtà (o delle persone) che hanno almeno 10.000 follower: un traguardo che si può raggiungere, sia chiaro, tanto è vero che alcuni sono diventati dei personaggi proprio grazie alla popolarità che sono stati capaci di costruirsi su Instagram; ma se siete qui per capire se vale la pena creare un profilo aziendale su questo social è probabile che si tratti, per voi, di un obiettivo ancora piuttosto lontano.

Aggiornamento del 29 giugno 2020

Su questo punto specifico, da alcuni giorni Instagram ha annunciato un’importante novità: il “muro” dei 10.000 followers sta per cadere e presto “ogni account aziendale o creator approvato con almeno un prodotto idoneo può usare i tag di Shopping per generare traffico sul proprio sito web e incoraggiare gli utenti a effettuare un acquisto”, come si legge in un post del blog pubblicato il 23 giugno.

La novità sarà completamente efficace a partire dal 9 luglio 2020 in tutti i paesi dove è supportato Shopping su Instagram. Per approfittarne le aziende con un account Instagram dovranno seguire la procedura prevista per l’apertura di uno shop su Instagram e interagire con le diverse comunicazioni che gli verranno inviate attraverso notifiche.

Chi comincia ad affacciarsi su Instagram solo ora, oppure ha un bacino d’utenza limitato, non può contare su tutti questi strumenti che potrebbero aiutarlo a vendere direttamente. Può però sfruttare questo social per farsi conoscere, entrare in dialogo con tante persone e costruire la propria immagine: se saprà essere efficace con queste attività potrà comunque riuscire a stimolare le persone a sceglierlo e ad acquistare, almeno in maniera indiretta.

E poi, cosa si fa?

Una volta valutato se il target di Instagram corrisponde con quello della nostra azienda, e se (anche a prescindere da questo) riteniamo che valga comunque la pena per noi essere presenti anche lì perché questo social è funzionale agli obiettivi che vogliamo raggiungere, arriva il momento di cominciare a “sporcarsi le mani” per capire meglio come funziona. Da dove cominciare?

Osservare

fonte immagine: http://bit.ly/2NpyMjV

Come tutti i media anche Instagram ha un linguaggio tutto suo, fatto principalmente di foto ma anche di video e animazioni; poi ci sono filtri, hashtag, emoji…

In genere poi prevale un tono informale, anche se questo dipende molto dalla “voce” che il marchio sceglie di utilizzare.

Anche se può sembrare banale, quindi, la prima cosa da fare sarebbe far entrare Instagram nel nostro quotidiano, per osservare chi già lo usa.

Per questo scopo possiamo usare il nostro account personale oppure partire subito con la creazione di un profilo Instagram per la nostra azienda. La prima strada è preferibile se vogliamo sperimentare un po’ senza correre il rischio di esporci come attività senza essere “a tono”.

Chi (e che cosa) vale la pena osservare?

I nostri concorrenti

Su questo punto c’è poco da dire, nel senso che è abbastanza scontato che si vada a “sbirciare” cosa fa chi si contende il mercato insieme a noi: seguendo i profili dei competitor possiamo farci un’idea degli argomenti che trattano di solito (e di come lo fanno…), delle interazioni che sono in grado di generare con gli utenti e degli hashtag che utilizzano.

Gli hashtag

fonte immagine: http://bit.ly/2wtIn1V

Gli hashtag sono quelle parole o brevi frasi preceduti dal simbolo del cancelletto (#) che sono stati “inventati” per mettere ordine nel flusso continuo e corposo dei post sui social (basti pensare che, secondo le statistiche più recenti, ogni giorno vengono postate su Instagram la bellezza di 80 milioni di foto).

Da qualche tempo Instagram permette di “seguire” gli hashtag, ossia scegliere quali far comparire direttamente all’interno del nostro flusso senza doverli andare a cercarli ogni volta.

Per chi volesse seguire un hashtag basta “tapparlo” e poi scegliere “segui” nella schermata che si apre, dove troviamo anche l’elenco di tutti i post pubblicati con quell’hashtag.

Non c’è un limite agli hashtag che si possono seguire, ma è sempre meglio restare su un numero contenuto: noi suggeriamo di iniziare con una decina circa.

Tra i vari hashtag da seguire, per un’attività locale può essere utile quello della città di riferimento (nel nostro caso, #vimercate); questo perché, anche se esiste una funzione di geolocalizzazione, tante persone quando pubblicano un post tendono comunque a usare l’hashtag del luogo a cui fa riferimento l’immagine.

Gli account più popolari

Un’altra cosa che possiamo fare sin da subito è andare su Google e cercare i “10 profili Instagram da seguire in Italia per…”, dove i puntini stanno a indicare l’argomento che ci interessa.

Salteranno fuori degli elenchi, stilati generalmente da quotidiani, riviste e blog che hanno raccolto in maniera arbitraria (e comunque basandosi su dati in continua evoluzione) una selezione di 10 o più profili particolarmente interessanti, ben curati e con ogni probabilità molto seguiti.

Anche noi possiamo cominciare a seguirli a nostra volta, per vedere cosa pubblicano e come dialogano con il proprio pubblico. Possiamo lasciarci “contaminare” da questi argomenti e dal linguaggio che viene usato per poi riutilizzarlo a nostra volta (ma senza rinunciare alla nostra personalità).

Gli influencer

Scorrendo tra gli hashtag e seguendo i profili segnalati come “più popolari” ci potrebbe capitare di incappare in qualche influencer. Chi sono questi personaggi?

L’influencer è un personaggio che ha la capacità di (appunto) influenzare i comportamenti di acquisto delle persone in virtù del proprio carisma e/o dell’autorevolezza che si gli vengono riconosciuti rispetto a certe tematiche.

fonte immagine: http://bit.ly/2NoPrE5

L’influencer è diverso dal “testimonial” (o almeno così dovrebbe essere…): se il testimonial viene pagato per pubblicizzare un certo prodotto, che magari non ha neppure mai usato, un influencer viene ritenuto credibile quando si esprime rispetto a un prodotto perché è stato in grado di costruirsi una competenza riconosciuta in quel particolare settore, si tratti di vestiti, di tecnologia o di qualsiasi altro argomento.

In realtà i confini tra i due ruoli sono spesso molto più sfumati, e questo rende più difficile riuscire a capire quali sono i veri influencer distinguendoli dai profili dei personaggi che si propongono come tali quando invece non lo sono.

Anche il parametro del numero di follower per quanto sembri una misura oggettiva si può rivelare ingannevole: esistono infatti diversi modi per acquistare follower e cuori (il corrispettivo dei “mi piace” di Facebook) su Instagram, come quello del distributore automatico spuntato in Russia a metà 2017.

La pratica delle finte interazioni viene considerata una vera e propria piaga da colossi come Unilever perché sta ostacolando la crescita di un mercato credibile. Per realtà più piccole, tutte queste considerazioni devono suonare come un campanello d’allarme che suggerisce di muoversi con i piedi di piombo per evitare di realizzare investimenti anche significativi, ma dal dubbio ritorno economico e di immagine.

Aggiornamento del 21 novembre 2018:

Anche Instagram ha iniziato a intraprendere dei passi molto decisi per contrastare la piaga dei finti account e delle finte reazioni: con un post sul suo blog intitolato “Reducing Inauthentic Activity on Instagram“, il social ha annunciato di aver cominciato a rimuovere i “mi piace”, i “segui” e i commenti non autentici generati automaticamente da app di terze parti.

Secondo lo stesso annuncio, questa è solo la prima operazione massiccia che Instagram si prepara a mettere in campo per contrastare con decisione le attività non autentiche che vengono realizzate su questo social.

A tendere, questa attività dovrebbe portare ad avere un ambiente più corrispondente alla realtà dei suoi utilizzatori, come (abbiamo visto) era stato auspicato da più parti.

E siamo pronti per partire 😉

 

fonte immagine: http://bit.ly/2wmolXN

Arriva poi il momento di mettersi in gioco, anche perché – come suggerisce Andrea Dusi, un imprenditore che ha avviato e venduto una startup di successo, nel suo libro “Come far fallire una startup ed essere felici” – se aspettiamo il momento in cui riteniamo di essere completamente pronti, quel momento potrebbe non arrivare mai.

Su questo punto si potrebbero dire ancora un sacco di cose, ma stiamo cercando di concentrarci su un utilizzo “base” di Instagram perciò proviamo a focalizzarci su una manciata di consigli.

Costruire il profilo

Il primo passo è creare un profilo per la nostra azienda.

Instagram è una società di Facebook; anche per questo possiamo creare un account per la nostra azienda partendo dalla pagina Facebook dell’azienda stessa (se ne ha una…), in particolare dalle impostazioni: lì basta scegliere il nome, un indirizzo di posta elettronica di appoggio e aspettare di ricevere (via mail) il link che ci permette di impostare la password.

In alternativa possiamo sempre creare un profilo da zero; ecco alcune indicazioni utili per farlo al meglio:

Scegliere il nome utente

L’ideale è che questo coincida con il nome della nostra azienda e con quello che abbiamo usato per gli altri social, ma se non è possibile (perché il nome è già stato occupato da altri) allora sarà bene cercare un’alternativa semplice da comunicare e digitare.

Meglio evitare, quindi, le formule con i trattini a separare le parole del nome (sono trattini alti o trattini bassi? Tra quali parole? Chi vuole tenerlo a mente o prendere nota con un nome del genere farà più fatica) così come sarebbe bene evitare le parole straniere difficili da ricordare o con uno spelling che può generare equivoci.

Scegliere l’immagine del profilo

L’ideale è usare il logo dell’azienda, con cui la si può identificare immediatamente.

L’immagine deve essere quadrata, senza elementi sugli angoli dato che in visualizzazione compare un cerchiolino; le sue dimensioni minime devono essere 110 x 110 pixel, ma si consiglia di usarne una da almeno 180 x 180 pixel per avere una buona resa su tutti i dispositivi.

Inserire una descrizione

Limite massimo 150 caratteri, che devono bastare per descrivere con chiarezza chi siamo, cosa facciamo e cosa ci rende unici.

Da marzo 2018 la descrizione può contenere anche degli hashtag o dei mention (ossia le citazioni di altri account precedute da una @ ); questi funzionano come rimandi diretti ad altre pagine di Instagram, e possiamo servircene per segnalare gli argomenti che ci stanno più a cuore o indicare degli account a cui vogliamo dare visibilità, ad esempio quelli di un blog o di altri nostri progetti “paralleli”.

Inserire un link in bio

Come abbiamo anticipato in precedenza, infatti, quello è l’unico link verso un sito web esterno che possiamo utilizzare su Instagram (e quindi sarà bene sceglierlo con cura, tra quello della homepage o quello di landing page che vogliamo eventualmente spingere).

Pensare a un piano editoriale

Ora siamo davvero pronti per partire con la pubblicazione del nostro primo post, ma per evitare che la comunicazione su Instagram sia estemporanea, la cosa migliore è costruirle intorno un piano editoriale.

Abbiamo già affrontato più volte questo discorso, anche perché non si può certo esaurire in poche righe: in questo blog trovate anche un approfondimento esclusivamente dedicato al tema, valido per i blog ma ricco di spunti applicabili anche alle pubblicazioni sui social.

fonte immagine: http://bit.ly/2MYWpmg

Qui ci focalizziamo su un paio di cose essenziali: la cadenza e il tono di voce.

La cadenza delle pubblicazioni è importante soprattutto per le piccole realtà, che dedicano alla comunicazione solo una parte residuale del proprio tempo e delle proprie risorse perché il cuore della loro attività è un altro.

Attraverso la definizione di un calendario di uscite, con una periodicità ben definita, è più facile prendersi l’impegno di pubblicare qualcosa anche su Instagram e riuscire a mantenerlo. Inoltre questo tipo di impostazione aiuta anche a pianificare le pubblicazioni e a creare una lista degli argomenti che si vogliono battere.

Anche sul tono di voce si potrebbero scrivere interi trattati, e nei nostri post abbiamo affrontato spesso questo punto. Qui ci basta ricordare che il tono di voce che l’azienda sceglie di tenere su Instagram deve essere il più possibile univoco, ben definito e riconoscibile.

Chiaramente, poi, se cambia il contesto e il luogo in cui l’azienda si propone anche la sua voce dovrà adeguarsi alla situazione: essere “alla mano” su Instagram e più formali a una conferenza non è peccato, anzi…

Conoscere i diversi formati

Instagram è nato per permettere di condividere foto, ma da allora si è evoluto e ha iniziato a supportare tutta una serie di formati basati sulle immagini che sono diventati parte integrante del suo stile. Andiamo a scoprirli uno per uno.

Le foto

Le foto sono il linguaggio “di base” di Instagram: anche oggi che ci sono pure i video e le Stories le foto continuano a piacere, tanto è vero che ottengono il 36% di “cuori” (il corrispettivo del “mi piace” di Facebook) in più rispetto ai video.

Anche se da qualche tempo supporta pure le foto orizzontali e verticali, il formato “base” di Instagram è il classico quadrato con proporzioni 1:1. Non a caso è anche quello più utilizzato…

Dimensioni

A proposito di dimensioni, invece, per avere un risultato credibile bisogna partire almeno da 1.080 pixel per lato.

Si tratta di misure ormai ampiamente alla portata degli smartphone di fascia media e medio/alta dell’ultimo paio d’anni almeno, quindi anche le realtà più piccole possono permettersi l’unico vero investimento necessario per avere la dotazione tecnica per usare Instagram.

In realtà neanche lo smartphone (o il tablet) è così necessario, dato che esistono dei “trucchetti” per aggirare il problema e pubblicare su Instagram dal computer: ne parleremo in chiusura.

Colore (e filtri)

Un aspetto molto importante delle immagini su Instagram è il colore: il fatto che all’interno dell’app ci siano ben 24 filtri differenti che intervengono proprio su questo sembra quasi una conferma.

Il colore dell’immagine può diventare parte integrante del contenuto, tanto da modificare il senso della foto nel suo complesso: filtri che tendono verso il seppia, il bianco e nero, i colori un po’ “consumati” possono dare la sensazione di qualcosa di passato, e ben si prestano per condividere degli “amarcord” come questo (e chi se lo scorda? 😀 )

E da un cassetto ritornano … #happypotami #tartallegre #coccodritti #felice

Un post condiviso da abbapa (@abbapa) in data:

Dall’altra parte, invece, ci sono immagini che vengono “caricate” con filtri che amplificano il colore: lo si può fare, per esempio, per esprimere emozioni intense, oppure per dare carattere a una foto di cibo (e renderla più appetitosa)

fonte immagine: http://bit.ly/2BU9mcH

E app per tante altre varianti…

Se non ci bastano le opzioni messe a disposizione dall’app “ufficiale” di Instagram, esistono tutta una serie di app collaterali – sviluppate in parte da Instagram e in parte da altre realtà – in grado di aiutarci a realizzare un contenuto ancor più convincente e “a tono”.

Con Boomerang (iOS e Android), per esempio, si possono creare delle piccole animazioni che si ripetono in loop, a ciclo continuo; Layout (iOS e Android), invece, è l’app che permette di costruire dei collage di diverse foto in maniera molto semplice, suddividendo lo spazio a disposizione con pochi gesti delle dita.

(Un grazie al mio collega David per avermi prestato la tazza con le sue preziose matite 😉 )

Snapseed (che diversamente dalle due citate in precedenza è stata sviluppata da Google, ma c’è comunque sia per iOS che per Android) permette di intervenire su tantissimi aspetti: regolare l’esposizione, correggere i difetti, intervenire sui colori e persino sulla prospettiva e sulla posa della testa, “raddrizzandola” o piegandola a seconda delle esigenze anche quando il soggetto non è dei più malleabili a stare in posa, tipo un bambino piccolo.

 

Il modo migliore per scoprirle tutte è lasciarsi incuriosire e metterle alla prova, vista la vasta gamma di potenzialità che mettono a disposizione e visto che ognuna, con le modifiche che consente, è in grado di aiutarci a costruire qualcosa di diverso e di unico.

L’importante è non esagerare: contenuto dopo contenuto, infatti, la nostra azienda costruisce una propria narrazione su Instagram, ed è bene che questa sia sempre coerente con se stessa e con il tono di voce dell’attività nel suo complesso.

I video

Su Instagram si possono pubblicare pure dei video, anzi: tutto lascia intendere che in futuro a questo formato verrà dedicata un’attenzione ancora maggiore, specialmente dopo che è nata IGTV, la TV di Instagram che permette di pubblicare dei filmati che durano fino a un’ora!

Anche in questo caso, le funzioni “base” integrate nell’app ufficiale possono bastare per realizzare dei contenuti credibili: si può intervenire sull’audio, usare un filtro, creare una “storia” con il doppio punto di vista della fotocamera posteriore e di quella anteriore, etc.

Anche per i video, poi, esistono delle app esterne che ci permettono di fare tante utili azioni, come aggiungere il proprio logo in trasparenza in modo da proteggere il contenuto dalla duplicazione (cosa che fa, per esempio, iWatermark+, disponibile per iOS e Android), ruotare quei girati che essendo stati fatti in orizzontale non si adattano particolarmente bene al formato “standard” di Instagram (In Shot, iOS e Android), aggiungere dei testi alle proprie animazioni (Legend, iOS e Android) e così via.

Le Stories

Un altro formato che sta prendendo piede sempre di più è quello delle Stories, che non possono essere considerate “solo foto” né “semplici video”, sebbene per realizzarle si possa ricorrere sia alle foto che ai video (che a entrambi).

Le Stories di Instagram possono anche essere fatte da testi su fondo colorato, oppure piccoli stralci di una diretta (ossia un video postato sul social nel momento stesso in cui lo si sta girando), o ancora stampe di una schermata che abbiamo visto sul telefonino, eccetera.

In tutti questi casi è prevista la possibilità di arricchire il contenuto con i cosiddetti “sticker”, ossia piccoli adesivi (digitali) attraverso i quali possiamo dichiarare il luogo in cui troviamo, la temperatura, fare domande, creare sondaggi, esprimerci attraverso una selezione di emoji… Grazie a tutti questi strumenti è possibile stimolare gli utenti a interagire.

Le Stories hanno una “scadenza”: 24 ore dopo la pubblicazione spariscono dalla vista di chi ci segue. Dall’altra parte, però, offrono un grande vantaggio: sono la prima cosa che viene visualizzata – in alto – da chi apre l’app, quindi quella con la più alta probabilità di interazione.

Gli utenti di Instagram amano le Stories: una statistica piuttosto recente segnala che spendono in media 28 minuti al giorno per guardarle, praticamente la metà del tempo che si passa ogni giorno su Instagram

Se c’è qualche Stories a cui teniamo particolarmente la possiamo “fissare” in alto nel nostro profilo.

Per farlo dobbiamo andare nel nostro profilo, accedere al menù e poi andare in “archivio”, dove troviamo tutte le Stories che abbiamo pubblicato.

Per un’azienda questa funzione può essere particolarmente utile perché permette di mettere in evidenza alcuni aspetti significativi.

Un ristorante, per esempio, se ne può servire per dare immediato risalto al proprio menù. Un albergo potrebbe girare dei video delle diverse stanze e fissarli in alto come Stories, un e-commerce creare una raccolta delle migliori recensioni ricevute, un meccanico pubblicare l’elenco dei controlli da fare prima di andare in vacanza, e la lista potrebbe continuare a lungo.

Aggiornamento dell’11 dicembre 2018

Instagram non smette di sfornare novità, e da qualche giorno ha messo a disposizione la possibilità di creare una lista degli “amici più stretti”; perché? L’intento è quello di offrire un’opzione che circoscrive il pubblico delle Stories, in modo che queste non siano visibili a tutti quelli che ci seguono o visitano il nostro profilo ma solo a chi abbiamo scelto di autorizzare.

Per aggiungere persone alla lista, è necessario andare sul proprio profilo e cliccare su “Amici più stretti” nel menù a destra: da lì si può costruire la lista, che non sarà visibile a nessuno se non a chi la crea (così nessuno degli esclusi si può risentire).

Questa novità potrebbe cambiare il modo con cui le persone interagiscono su Instagram. Per i profili aziendali, invece, la lista “Amici più stretti” può trasformarsi in un modo per condividere promozioni o vantaggi particolari con un pubblico selezionato, anche se al momento usare la funzione in questo modo può rivelarsi un po’ macchinoso.

Un’altra news fresca fresca arriva da TNW, che nella sezione dei messaggi diretti ha scovato una funzione appena rilasciata: la possibilità di mandare dei messaggi vocali su Instagram, proprio come si fa – per esempio – con WhatsApp.

Grazie a questa novità aumentano le possibilità di interazione con i post e con le persone anche in situazioni in cui digitare non è troppo comodo.

Costruire un post

Come abbiamo detto gli elementi fondamentali di un post su Instagram sono le immagini, ma non sono gli unici: anche il testo può fare la sua parte, e così pure gli strumenti di localizzazione possono dimostrarsi molto utili: vediamo come 😉

Il testo

Nonostante la prevalenza delle immagini, il testo è un elemento tutt’altro che secondario nei post di Instagram.

Anche se lo spazio a disposizione è pressoché illimitato il consiglio è di essere brevi: la misura ideale è intorno alle 150 battute. Se poi si riesce a essere ancora più concisi senza rinunciare a esprimere un senso compiuto, anche meglio 😉

Su Instagram si predilige il tono informale, leggero, anche ironico se possibile. Se serve un aiuto per essere i più sintetici possibile possiamo ricorrere alle emoji, che su questo media sono una lingua ormai sdoganata come abbiamo già visto nel nostro blog.

Gli Hashtag

Gli hashtag sono uno strumento molto utilizzato su Instagram, anzi: è facile trovare qualcuno che ne abusa!

C’è chi arriva a mettere un hashtag per ogni parola, articoli compresi :O Così facendo, però, si tradisce la principale utilità di queste parole col cancelletto: indicare gli argomenti principali del post.

Per fortuna questo genere di utilizzo distorto degli hashtag sembra essersi ridotto, anche se qualche irriducibile resiste…

Pensate se fosse un’azienda a comportarsi così: quale sarebbe la percezione negli occhi di chi legge i suoi post?

Più diffuso (e ancora duro a morire…) il fenomeno dei “muri di hashtag”, elenchi interminabili che nascono non tanto per essere letti quanto per cercare di intercettare il maggior numero di tendenze possibili su Instagram.

Instagram offre la possibilità di usare fino a un massimo di 30 hashtag per ogni post; in realtà le statistiche dimostrano che il numero “giusto” per ottenere il massimo coinvolgimento da parte dei propri utenti è compreso tra 7 e 15, con un picco in corrispondenza del 9.

Come scegliamo, allora, gli hashtag da utilizzare?

La prima indicazione è usare con parsimonia gli hashtag più comuni, specie se non sono strettamente legati al senso del post: concetti come #relax #nature #love sono universali, ma proprio per questo è più difficile far emergere il proprio contenuto tra i tantissimi che hanno utilizzato quello stesso hashtag.

Meglio individuare argomenti più specifici, più di nicchia, in cui chi legge possa facilmente riconoscere informazioni precise a cui attribuire un valore: il nostro negozio è specializzato nella vendita di bici da corsa? Meglio #bicidacorsa che un generico #bicicletta (ma senza arrivare all’estremo opposto #bicidacorsaincarbonio, che rischia di restringere il pubblico in maniera eccessiva).

Per aiutarci in questa scelta, Instagram ci suggerisce gli hashtag più usati intanto che li stiamo digitando indicandoci anche quante volte sono stati utilizzati fino a quel momento.

Le attività con un bacino di clienti locale possono ricorrere, tra gli altri, all’hashtag del luogo in cui si trovano: in questo modo i suoi post compariranno ogni volta che qualcuno farà una ricerca.

Abbiamo poi la possibilità di creare un hashtag per il nostro brand: l’ideale è che contenga il nome della nostra attività, magari associato a un altro termine, che sia breve e che sia facile da ricordare. Usandolo ogni volta che pubblichiamo un post, contribuiamo a costruire una nostra identità.

Possiamo anche invitare chi posta dei contenuti legati alla nostra azienda a usare il “nostro” hashtag. Supponiamo di essere un gruppo di guide che organizza visite a una villa storica: negli angoli più suggestivi possiamo lasciare un volantino o una targa con l’invito “Seguici su Instagram e condividi una foto scattata da qui con l’hashtag #nomecastello”; con un investimento davvero minimo potremmo riuscire a far girare il nostro nome e, allo stesso tempo, costruire una raccolta di immagini originali della nostra struttura.

Per sfruttare tutti i vantaggi degli hashtag da una parte senza “annoiare” quelli che guardano i nostri post dall’altra, possiamo separare il testo “normale” dall’elenco degli hashtag: Instagram propone infatti un’anteprima di tre righe di contenuto sotto a ogni post, ma mandando a capo almeno 5 volte l’elenco degli hashtag questi vengono nascosti (ecco perché tante volte capita di vedere dei post fatti così)

@nomeprofilo testo
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#hashtag

Una volta che abbiamo individuato degli hashtag ricorrenti possiamo salvarli in una nota, per averli sempre pronti all’uso e risparmiare tempo. Cerchiamo di non essere monotoni però: gli hashtag che gli utenti preferiscono sono quelli che aggiungono significato al post, non sempre i nostri hashtag standard andranno bene per accompagnare il nostro contenuto.

Non dimentichiamo, infine, di dare un’occhiata di tanto in tanto agli hashtag legati alla nostra azienda e al nostro luogo: qualcuno potrebbe aver condiviso un’immagine con un hashtag che fa riferimento proprio a noi, in positivo o – purtroppo – in negativo, ma il suo post può essere l’occasione per interagire insieme a lui/lei e dare anche a tutti gli altri una percezione di come siamo in grado di dialogare con il pubblico.

La funzione di localizzazione

Quando si pubblica un post su Instagram si può anche indicare un luogo preciso, grazie alla funzione di localizzazione. Perché dovremmo usarla?

Ci sono almeno un paio di buone ragioni. La prima è che i post geolocalizzati permettono di stabilire una relazione con gli utenti molto di più rispetto a quelli che non hanno l’indicazione di un luogo; diciamo l’80% in più.

La seconda è perché, al pari degli hashtag, anche la localizzazione è una delle funzioni di ricerca di Instagram, quindi permette ai nostri post di comparire ogni volta che un utente fa una ricerca per luogo.

Supponiamo di avere una pizzeria: qualcuno potrebbe aver condiviso, geolocalizzandola, la foto di un momento vissuto nel nostro locale sia in positivo (da un piatto particolarmente gradito ad un momento conviviale, il classico selfie di gruppo) che in negativo (ad esempio uno scontrino particolarmente indigesto).

In tutti questi casi, abbiamo delle occasioni per migliorare la percezione del nostro marchio: da una parte possiamo chiedere com’è andato l’assaggio o cavalcare il contesto di amicizia e di festa, dall’altra possiamo provare a capire le ragioni del malumore o offrire la possibilità di tornare a trovarci per scoprire un menù più economico ma non meno prelibato.

Usando a nostra volta le funzioni di localizzazione quando pubblichiamo un post, invece, contribuiamo alla creazione di un album ordinato di contenuti legati a un particolare luogo. Se quel luogo, poi, è la nostra sede, di ragioni per cercare di raccontarlo al meglio ce ne sono più d’una.

E’ il momento di cominciare

Al termine di questa lunga carrellata, dovreste essere riusciti a raccogliere una serie di idee su come un profilo Instagram potrebbe essere utile per la vostra azienda. E’ arrivato, quindi, il momento di mettersi in gioco e cominciare a pubblicare qualcosa.

Il modo più immediato per partire è scattare una foto (o fare un video) con lo smartphone e condividerli usando l’app e tutte le funzioni che abbiamo visto sopra: del resto Instagram è nato per essere usato quando si è in giro, in “presa diretta”.

Alcuni browser, come Google Chrome, ci permettono di pubblicare contenuti su Instagram anche da PC grazie a un piccolo “trucchetto”: se andiamo nella visualizzazione mobile e aggiorniamo la pagina ci compaiono tutti gli strumenti del menù di Instagram, compreso il pulsante + che ci permette di pubblicare.

Siete pronti per partire con il vostro primo post? Raccontateci cosa avete pubblicato, non vediamo l’ora di scoprirlo 😉