Axura Logo
Axura Blog

SPUNTI E CONVERSAZIONI DI UN’AGENZIA
SPECIALIZZATA IN INTERAZIONI DIGITALI

SPUNTI E CONVERSAZIONI

Home » Generale » Da chat e messaggi a pubblicità e molto altro: le emoji sono davvero una nuova lingua universale?

Da chat e messaggi a pubblicità e molto altro: le emoji sono davvero una nuova lingua universale?

Stella Fumagalli

Tempo di lettura: 5′

Ogni anno Oxford Dictionaries eleggono una parola come Word of the Year”, la parola dell’anno: la scelta ricade su un lemma (o un’espressione) che nei 12 mesi precedenti è stata ampiamente utilizzata o discussa.

Questo “concorso” fu istituito nel 2004 e 11 anni dopo – nel 2015 – a vincere non fu una parola ma, bensì, un pittogramma: la Word of the Year passava ad essere l’emoji della faccina con le lacrime di gioia (questa, per intenderci: 😂).

Questa emoji in concreto, stando a una ricerca portata avanti da Oxford Dictionaries in collaborazione con SwiftKey, è stata quella più utilizzata nell’anno 2015.

Se anche un’autorità nel campo della linguistica come Oxford Dictionaries mette le emoji allo stesso livello delle parole vuol dire che qualcosa sta cambiando e che queste icone super espressive non possono più essere relegate solo al mondo dei giovanissimi.

Siamo quindi davanti alla nascita di un nuovo linguaggio? Per capirlo cerchiamo di partire, come sempre, dall’inizio.

Che cos’è un’emoji?

[Prima di rispondere: emoji è maschile o femminile? Noi lo usiamo al femminile come la maggior parte degli utenti in rete secondo l’Accademia della Crusca anche se non manca chi lo usa al maschile, una variante contemplata dall’Enciclopedia di Scienza e tecnica della Treccani).

Come abbiamo detto prima un’emoji è un pittogramma, ovvero un disegno o simbolo stilizzato in uno o più colori caratterizzato da semplicità, riconoscibilità, immediatezza; nello specifico si tratta di un’immagine digitale di piccole dimensioni (o un’icona) che si utilizza per esprimere un’idea, uno stato d’animo o un’emozione all’interno della comunicazione digitale.

Cosa vuol dire “emoji”?

La parola è un prestito dal giapponese: “e” significa “immagine” e “moji” significa “lettera”/”carattere”; è proprio in Giappone che nascono le emoji negli anni ‘90 per poi diffondersi a livello mondiale circa nel 2010, quando vennero aggiunte al dizionario di moltissimi sistemi operativi mobile.

Emoji: solo per teenager?

Si tende ad accostare le emoji ad altri fenomeni tipici della comunicazione digitale fra giovanissimi come le storpiature, le abbreviazioni, l’uso di acronimi, etc.

Eppure non è affatto così: il 92% degli utenti che si scambiano messaggi digitali utilizza queste icone e, anzi, addirittura personaggi del calibro di Hillary Clinton hanno chiesto ai propri follower di utilizzare le emoji per esprimere il loro stato d’animo riguardo a un determinato argomento.

Quali sono le funzioni delle emoji?

In un’interazione faccia a faccia tra due o più persone c’è una percentuale di interazione verbale ma “il grosso” della comunicazione è composto dal linguaggio del corpo (gesti, espressioni del viso) e dall’intonazione con cui pronunciamo ciò che diciamo.

Quando scriviamo via chat o via email (nella comunicazione digitale scritta, insomma) tutti questi elementi vengono a mancare e questo può causare problemi come ambiguità, fraintendimenti o può – semplicemente – rendere la comunicazione piatta e arida.

Cominciamo dall’ambiguità; pensiamo di ricevere questo messaggio da un amico:

Questa mattina mi sono svegliato tardi, mi sono rovesciato il caffè addosso mentre andavo al lavoro e sono arrivato in ufficio tardi e sporco

Il nostro amico è frustrato dalla situazione e vuole il nostro appoggio? Forse questo inconveniente è capitato nel giorno sbagliato ed è arrivato tardi a una riunione importante rallentando il lavoro di tutti? O, al contrario, ora che è tutto passato ci racconta la sua disavventura ridendoci sopra con l’obiettivo di far divertire anche noi?

In assenza di ulteriore contesto è piuttosto difficile saperlo senza chiedere di spiegarsi meglio ma non avremmo alcun bisogno di chiedere come si sente a riguardo se il nostro amico ci avesse scritto:

Questa mattina mi sono svegliato tardi, mi sono rovesciato il caffè addosso mentre andavo al lavoro e sono arrivato in ufficio tardi e sporco 😖

Oppure

Questa mattina mi sono svegliato tardi, mi sono rovesciato il caffè addosso mentre andavo al lavoro e sono arrivato in ufficio tardi e sporco 😂

Nel primo caso capiremmo che vuole sfogare la sua frustrazione e nel secondo che vuole farci ridere: abbiamo tutti gli strumenti a disposizione per dargli la risposta che si aspetta da noi.

Abbiamo detto che senza linguaggio del corpo è più facile essere fraintesi: questo concetto è spiegato dalla Legge di Poe che afferma quanto segue: «senza un emoticon sorridente o qualche altro chiaro segno di intenti umoristici, non è possibile creare una parodia del fondamentalismo in modo tale che qualcuno non la confonda con il vero fondamentalismo».

Facciamo un esempio:

La Terra è piatta e lo si può capire dal fatto che ci camminiamo sopra senza fatica stando in posizione verticale; la Terra non è altro che un disco (al cui centro si trova il circolo polare artico) circondato ai bordi da un muro di ghiaccio alto 45 metri, l’Antartide.

E’ una parodia delle convinzioni dei terrapiattisti o è una vera dichiarazione di un terrapiattista che spiega ciò in cui crede? Stabilire una risposta senza conoscere la vera fonte è praticamente impossibile, mentre saremmo sicuri di essere davanti a una parodia se il testo fosse arricchito dalle emoji:

La Terra è piatta e lo si può capire dal fatto che ci camminiamo sopra senza fatica stando in posizione verticale 😳; la Terra non è altro che un disco (al cui centro si trova il circolo polare artico) 🤔 circondato ai bordi da un muro di ghiaccio alto 45 metri, l’Antartide 😂.

Infine, dicevamo che le emoji rendono più vivace il linguaggio digitale che per sua natura è privo di elementi dinamici come quelli tipici del linguaggio corporale: ci aiutano a trasmettere tutte quelle sfumature che in un’interazione faccia a faccia sono trasmesse attraverso la postura, le espressioni facciali e le intonazioni rendendo la comunicazione più facile e immediata.

Le emoji hanno infatti una relazione diretta con ciò che rappresentano, non dobbiamo interpretarle per capire il loro significato (come facciamo invece – ormai in automatico – con le parole, insiemi di lettere che per noi ha assunto un particolare significato a seconda del sistema linguistico a cui facciamo riferimento).

Le emoji sono una nuova lingua?

Nonostante si possano dire tantissime cose sono con l’uso delle emoji al momento non si possono considerare una lingua vera e propria perché non possiedono un sistema grammaticale ed è quindi pressoché impossibile usarle in maniera autosufficiente per comunicare combinandole in unità di significato più complesse senza dover ricorrere presto o tardi all’uso di un sistema linguistico “tradizionale” (questo comunque non ha impedito all’autore e artista Joe Hale’s di tradurre Alice nel Paese delle Meraviglie usando solo emoji).

Perché diciamo che “per ora” non hanno una grammatica? Perché ci sono già i primi segni del fatto che gli utenti, quando utilizzano le emoji, seguono una certa sintassi e alcune regole: ad esempio si è visto che – tendenzialmente – quando usiamo un’emoji con una faccia viene messa prima dell’oggetto o concetto a cui fa riferimento.

Nella pratica, tendiamo a scrivere: “Mi sono svegliato troppo tardi 😓💤” e non “mi sono svegliato troppo tardi 💤 😓”

Siamo ovviamente ancora a uno stadio molto elementare, ma chi sa cosa potrà succedere negli anni a venire?

Come una vera e propria lingua, poi, le emoji evolvono e talvolta vengono usate come slang, quindi può capitare che un’icona significhi anche qualcosa di totalmente diverso da ciò che rappresenta (come succede con la melanzana!).

Emoji: una minaccia o una ricchezza per la lingua?

Molto probabilmente alla notizia che le emoji non possono essere considerate un idioma vero e proprio i puristi della lingua staranno fregandosi le mani soddisfatti: la lingua non è in pericolo di essere contaminata dalle icone!

Eppure le emoji non hanno l’obiettivo di sostituire gli elementi già esistenti di una lingua ma bensì di arricchirli fornendo tutti quelle sfaccettature non verbali così importanti che rendono più dinamica ed immediata la comunicazione.

Come dicevamo prima è ancora molta diffusa l’idea che si tratti di strumenti comunicativi tipici dell’adolescenza, quindi triviali o comunque inutili: anche questa visione (superficiale) delle emoji può far pensare che il loro utilizzo possa causare un impoverimento della lingua quando – invece – nella pratica è tutto il contrario.

Le emoji come riflesso di cultura e civiltà

Con le conquiste sociali e civili anche la lingua si arricchisce; per questo oggigiorno nei dizionari troviamo parole che nel passato non esistevano: pensiamo a transgender, femminicidio, cyberbullismo, termini che sono entrati a far parte dell’uso comune grazie a una crescente sensibilizzazione nei confronti queste situazioni.

Anche le emoji, come le parole di una lingua, riflettono questi cambiamenti: dalla loro prima introduzione ad esempio sono state apportate diverse modifiche che hanno reso questo icone più inclusive, ad esempio da quando è possibile scegliere la persona con il colore della pelle con cui più ci sentiamo identificati o quando tra le varie icone della famiglia (mamma + papà + bambino/i) sono apparse anche le versioni arcobaleno.

Fonte immagine: https://bit.ly/2uZU6Es

Le emoji rispecchiano anche le questioni che stanno a cuore alle varie culture: basti vedere la discussione che si creò attorno all’ordine giusto degli ingredienti per comporre un “vero” cheeseburger made in USA oppure quando l’emoji della paella venne cambiata per onorare la ricetta tradizionale valenciana (eliminando la precendente emoji che riportava la versione “per turisti”).

Emoji e pubblicità

L’uso delle emoji è ampiamente diffuso anche nel marketing e nella pubblicità: sono state tante le aziende a utilizzare queste icone per campagne pubblicitarie che si sono rivelate particolarmente divertenti o memorabili.

Ad esempio questo Tweet di Bud Light in occasione del 4 luglio:

Fonte immagine: https://bit.ly/2tIn7oJ

O questo video del WWF che mostra le emoji a rischio di estinzione (e di conseguenza le specie animali realmente a rischio di sparire nel futuro):

In conclusione

Non preoccupatevi: la nostra lingua (e tutte le altre) sono al sicuro anche se oggi praticamente tutti utilizziamo le emoji nelle conversazioni digitali.

La lingua scritta è ancora il mezzo di comunicazione più potente che non deve sentirsi minacciato dalle emoji anzi: queste piccole icone vogliono solo dare una mano.

E’ comunque la prima volta che dei pittogrammi si diffondono così velocemente e vengono usati così in abbondanza ai quattro angoli del globo: siamo senz’altro davanti a un cambio senza precedenti, ma non c’è motivo di spaventarsi.

Se vi sentite poco fluenti in emoji -poi – potete sempre imparare a usarle, gratis, con Duolingo!

🙏 📖 ✍ 💭 👋

(Siete riusciti a tradurre questo ultimo messaggio? 😜)