Nel 2009, la Hasbroo, famosa per il gioco del Monopoli, ha lanciato una versione online chiamata Monopoly City Streets in cui il terreno di gioco era il mondo, o meglio, la sua trasposizione in Google Maps: ognuno poteva comprare o vendere (per gioco) strade realmente esistenti, costruirci edifici sempre più grandi e “competere” per i risultati migliori: nei 3 mesi in cui il gioco è rimasto online, ha attirato più di 5 milioni di utenti e generato qualcosa come 15 miliardi di pagine viste (!).
A differenza di altre esperienze di gioco online come Farmville o World of Warcraft, Monopoly City Streets costruiva uno strato di gioco in un contesto reale e proprio in questo trend (di successo) si innesta Empire Avenue, il “social game” proposto al pubblico da una società canadese a luglio 2010, dopo un breve periodo ad invito. Qual è la formula della sua crescente diffusione?
In questo gioco, in cui partecipare è gratuito, si possono comprare e vendere azioni di altri giocatori (persone o marchi) e “non giocatori” (ad esempio, si può investire in ogni account twitter, anche se il titolare non partecipa al gioco), utilizzando la piattaforma di gioco o ancora applicazioni di terze parti (è già disponibile l’immancabile app per iOS): quello che rende Empire Avenue diverso dalle altre simulazioni di borsa è il suo fortissimo lato “social”, integrato nel DNA stesso del gioco.
Ogni giocatore può infatti connettere i suoi profili di Facebook, Twitter, YouTube, LinkedIn, Flickr e ogni azione compiuta in questi contesti si tramuta in un “moneta di gioco”: più si è “social” e più si viene pagati e più gli altri giocatori saranno propensi a investire in noi.
Come ogni social game che si rispetti, c’è una moneta virtuale (gli Eaves) e quando lo si desidera, si può “cambiare” denaro (reale) in moneta virtuale per poter investire di più. Si possono anche acquistare “beni virtuali”, alcuni fruttiferi e altri semplici status symbol.
Gli ingredienti per attirare l’attenzione, il tempo e in qualche caso anche il denaro di moltissimi giocatori ci sono tutti e il fortissimo legame con la realtà ha già attirato l’attenzione di alcuni importanti brand: tra i primi “accorsi” ci sono Ford e Audi, insieme a colossi dell’alimentazione come la Kraft Foods (presente con i suoi Oreo Cookies). Non tarderanno ad arrivare celebrità e altri “early adopters” importanti, in quello che ha le potenzialità per essere un importante punto di contatto con il grande pubblico.
Essere presenti “là dove la gente spende il suo tempo” è un comandamento (e a volte una condanna) per i grandi brand: se milioni di persone giocano a Empire Avenue e vedono Ford avere quotazioni più alte di Audi, questo può influenzare, anche di poco la loro percezione di questi due brand? E se il brand non è presente, contrariamente ai suoi concorrenti, può anche questo essere un segnale “negativo”?
I numeri di questo online social game sono ancora relativamente scarsi, ma la possibilità di investire anche in un indice “twitter” ne aumenta il fascino anche solo come riflesso di trend in atto: sono state altissime le quotazioni di Charlie Sheen dopo le sue recenti vicende “social” e l’account twitter di Wikileaks è al momento più quotato di quello di Barack Obama.
E in Italia? Al momento in cui scriviamo la presenza del Bel Paese è decisamente scarsa, anche se iniziano a esserci i primi “early adopters”: ci immaginiamo un’ondata di attenzione soprattutto da parte di chi vive con quotidianità strumenti social, il target di riferimento di un gioco di questo tipo. Se poi questa attenzione rimarrà alta dipenderà da come l’azienda alle spalle sarà capace di creare un ecosistema significativo e dinamiche di gioco, o meglio di esperienza, sempre avvincenti.
Tra gli “early adopters” ci siamo anche noi: abbiamo voluto mettere in gioco ultimoprezzo.com, che ora è tra i primi piccoli brand in Italia che si sono affacciati in questa realtà. Chi investe su di noi? 😉