Axura Logo
Axura Blog

SPUNTI E CONVERSAZIONI DI UN’AGENZIA
SPECIALIZZATA IN INTERAZIONI DIGITALI

SPUNTI E CONVERSAZIONI

Home » Landing page » Anatomia di una landing page: guida agli elementi fondamentali per una pagina d’atterraggio efficace

Anatomia di una landing page: guida agli elementi fondamentali per una pagina d’atterraggio efficace

Stella Fumagalli

Tempo di lettura: 15′

Cos’è una landing page? La risposta è piuttosto semplice: si tratta di una pagina web, creata ad arte nel contesto di un’iniziativa di marketing, su cui viene “fatto atterrare” un utente dopo una sua azione: tipicamente, il click (o il tap) di un annuncio pubblicitario.

Il suo compito è quello di portare gli utenti a compiere una determinata azione (lasciare la propria email, comprare qualcosa, leggere un contenuto, mettere un like…) ed è una pagina “staccata” dal sito web a cui fa riferimento per un semplice motivo: nella landing page gli elementi di distrazione vengono eliminati per lasciare la possibilità all’utente di compiere solo (o quasi) l’azione per la quale quella landing page è stata progettata.

Fin qui la spiegazione procede senza grandi intoppi ma, se ora abbiamo chiaro cosa sia una landing page, è più che probabile che venga naturale porre tutta un’altra serie di domande: che elementi deve avere una landing page per funzionare? Quante tipologie esistono? Qual è il linguaggio da usare? Come sapere se è efficace?

Fonte immagine: https://goo.gl/FR8u4v

Per rispondere bene a queste (e tante altre) domande una breve spiegazione non basta: è sufficiente dare una rapida occhiata in rete per rendersi conto che di landing page si potrebbe parlare quasi all’infinito!

Da qualche parte però bisogna pur cominciare, e ci sembrava una buona idea farlo dall’inizio: in questo post partiremo quindi dalle basi e andremo a vedere tutti gli elementi che non devono mancare in una landing page; iniziamo!

USP (Unique Selling Proposition)

Non si tratta di un vero e proprio elemento, allora perché ne parliamo? Semplicemente perché è il concetto principale attorno al quale gira tutta la landing page se il suo obiettivo è vendere (anche se i ragionamenti per questo caso si possono estendere a quelli legati ad altri obiettivi) e gli elementi che la compongono.

La USP (acronimo per Unique Selling Proposition) è quel singolo benefit o tratto caratteristico del prodotto o servizio che offriamo e che arbitrariamente decidiamo di mettere in evidenza per avere maggiori possibilità di vendere.

Fonte immagine: https://goo.gl/vfPLpc

Come scegliere la USP per la nostra landing page? L’ideale sarebbe trovare una caratteristica del servizio o del prodotto che la concorrenza non è in grado di offrire: non sempre questo è possibile, quindi dobbiamo concentrarci su un vantaggio o una caratteristica a cui vogliamo dare particolare risalto (anche se, magari, ce l’hanno anche i nostri competitor).

Bisognerebbe concentrarsi su un vantaggio che può fare la differenza nel convincere il nostro pubblico di riferimento ad acquistare da noi: la possibilità di provare il prodotto gratis senza impegno, la produzione 100% Made in Italy, la consegna gratis a domicilio entro 24 ore…

Quando creiamo una landing page non è facile scegliere la USP adatta: chi ha la possibilità, infatti, decide di pubblicare due o più landing page (scegliendo USP diverse per ciascuna) per valutare – a parità di pubblico – quale pagina converte meglio, e di conseguenza quale sia la USP più efficace.

Titolo, sottotitolo, testo, icone… e infografiche

Passiamo ora agli elementi veri e propri che compongono una landing page, tenendo a mente che tutti gli elementi di cui parleremo lavorano insieme a servizio della USP: il loro obiettivo è che la Unique Selling Proposition arrivi in maniera immediata, chiara e forte agli occhi degli utenti che atterrano sulla pagina.

Ogni landing page deve avere un titolo, e questo titolo deve far capire al lettore che si trova “nel posto giusto”, ovvero che la landing page lo aiuterà a soddisfare la necessità che lo ha portato a cliccare sul collegamento che lo ha rimandato alla landing page stessa.

La landing page infatti deve essere in continuità con la promessa fatta in quello che la precede (ad esempio, un annuncio di Google AdWords su cui si è cliccato), ed essere coerente con il tono usato, lo stile visivo se si tratta di un’immagine o un video, etc.

Il titolo quindi dovrebbe riuscire a riassumere in poche parole ciò che la landing page vuole comunicare: idealmente è accompagnato da un sottotitolo, un elemento che ci permette di dare – in un secondo momento ma comunque a pochissima distanza di percezione dal titolo – alcune informazioni extra che arricchiscono o validano ciò che viene detto nel titolo.

Questa è, in linea di massima, la struttura che bisognerebbe seguire ma che può variare leggermente a seconda delle nostre necessità e di come vogliamo comunicare: prendiamo la nostra landing page sulle video infografiche, per esempio.

La USP coincide con il titolo stesso, subito visibile: “Una video infografica ti può aiutare a comunicare meglio”.

Subito dopo si aggiungono altri concetti, altri vantaggi delle video infografiche che passano anch’essi a formare parte del titolo (“vendere di più / ottenere più attenzione”): il dinamismo con cui appaiono è utile per attirare l’attenzione di chi legge.

Fonte immagine: https://video.axura.com/

In questo modo agganciamo l’utente che, con tutta probabilità, si sta interessando alla possibilità di realizzare una video infografica proprio per comunicare meglio, vendere di più o aumentare la visibilità del prodotto / servizio che offre (o tutte queste cose insieme).

Di seguito troviamo il sottotitoloLe video infografiche hanno molti vantaggi”; questa breve frase ci aiuta a introdurre un elenco di vantaggi che validano quanto abbiamo affermato in precedenza (nel titolo e nel sottotitolo), rafforzando la nostra USP: ricordiamoci che se una caratteristica del nostro prodotto o servizio non è rilevante ai fini della conversione, non dovrebbe apparire nella nostra landing page.

Nel caso della nostra landing page, i vantaggi sono accompagnati da alcune icone: sono un elemento che ha grande valore all’interno di una pagina come questa; le icone rendono un testo più leggero (spezzano la parte scritta con delle immagini) e rendono i vantaggi che vogliamo sottolineare subito comprensibili grazie a un simbolo, decisamente più immediato rispetto a una parola o a una frase.

Fonte immagine: https://video.axura.com/

Il connubio perfetto tra icone, parole (e immagini) è l’infografica: anche questo elemento si presta perfettamente per essere inserito all’interno di una landing page.

Gli elementi visivi vengono processati dal nostro cervello a una velocità molto maggiore rispetto ai testi: per questo le informazioni presentate attraverso un buona infografica riescono a raggiungere (e convincere) il pubblico di riferimento in una maniera più efficace rispetto al solo testo scritto.

Leggibilità di una landing page

Anche questo non è un elemento vero e proprio, lo sappiamo, ma ci sono delle considerazioni che è necessario fare in modo tale che i testi che utilizziamo in una landing page – elemento di cui abbiamo appena parlato – funzionino correttamente.

Premettendo che più avanti dedicheremo un approfondimento specifico al linguaggio da utilizzare in una landing page per renderla efficace, ci sono dei concetti che è meglio avere subito chiari.

Prima di tutto dobbiamo tenere a mente che la maggior parte delle persone che hanno sotto gli occhi una pagina internet non la leggono come farebbero con la pagina di un libro, di un giornale, o di una rivista: chi naviga più che leggere scansiona la pagina che ha davanti, passando da un elemento all’altro e andando a cercare solo le informazioni di cui ha davvero bisogno.

Considerando che siamo molto più propensi a lasciarci catturare dalle immagini, dobbiamo fare in modo che i testi della nostra landing page non allontanino il lettore ma, anzi, lo coinvolgano e lo portino a leggere ciò che vogliamo comunicargli: come fare?

  • Suddividiamo l’informazione in bocconi corti e digeribili: niente paragrafi lunghissimi pieni di frasi subordinate
  • Evitiamo il gergo tecnico e i paroloni: l’informazione dev’essere alla portata di tutti, spiegata in modo professionale ma anche assimilabile, facile e rapidamente comprensibile
  • Facciamo uso dei grassetti per evidenziare i concetti fondamentali
  • Non utilizziamo un font troppo piccolo o “decorativo” che può affaticare la lettura
  • Scegliamo un colore per i testi che sia in contrasto con lo sfondo della landing page, e che quindi si possa leggere con facilità, senza utilizzare accostamenti di colore troppo estremi che possono dar fastidio e scoraggiare la lettura
  • Utilizziamo un’interlinea adeguata: se il testo risulta troppo compatto sembrerà lungo e pesante, se le frasi sono troppo distanti tra loro sembrerà discontinuo

Immagine o video in primo piano

Una landing page deve avere la capacità di catturare l’attenzione del lettore in pochi secondi, in modo tale che l’utente non abbandoni la pagina e – infine – compia l’azione che desideriamo e per la quale la landing page è stata progettata.

Se è immediatezza che cerchiamo allora sappiamo che le immagini “valgono più di mille parole”: per questo uno dei principali elementi di una landing page dovrebbe essere una foto del prodotto, servizio o vantaggio che stiamo offrendo oppure – ancora meglio – un video che ne metta brevemente in risalto le caratteristiche più importanti.

Per tornare alla nostra landing page sulle video infografiche, appena sotto al titolo vediamo subito un riproduttore video: cliccandolo accediamo a un breve video (poco più di un minuto) in cui spieghiamo i vantaggi di realizzare una video infografica per la propria attività.

Fonte immagine: https://video.axura.com/

Quanto avremmo dovuto scrivere per comunicare lo stesso messaggio e per comunicare tutto quello che, invece, un utente può percepire semplicemente osservando un’immagine (o in questo caso un video)?

Un video aziendale realizzato in modo adeguato ha un certo costo, quindi è possibile che non tutti abbiano a disposizione questa risorsa da inserire in una landing page: in questo caso possiamo tranquillamente utilizzare un’immagine.

Indipendentemente dal tipo di immagine che decidiamo di utilizzare (reale o illustrazione che sia) teniamo a mente che il risultato dev’essere un’immagine di qualità professionale, coerente con il nostro modo di comunicare ed in grado di mostrare la caratteristica del prodotto o del servizio attorno alla quale ruota la nostra USP.

La soluzione più “facile” quando si parla di immagini è ricorrere a una foto stock, proveniente quindi da una banca di immagini: nel contesto di una landing page, però, meglio evitare.

Le foto stock vengono percepite dagli utenti come impersonali e totalmente prive di valore: utilizzarle vorrebbe dire perdere tutto ciò che un’immagine fatta ad hoc potrebbe trasmettere agli utenti che visitano la nostra landing page, che ne risentirebbe in termini di conversioni.

Bisognerebbe quindi utilizzare una foto professionale realizzata ad hoc per il nostro prodotto o servizio: se stiamo vendendo un piumino di ultima generazione la cui imbottitura è realizzata con materiale caldo, leggero ma totalmente cruelty free possiamo pubblicare una galleria di foto del prodotto in cui si possano apprezzare i dettagli, il modo in cui veste indossato da una persona e, infine, anche un close up sull’imbottitura.

Form e Call to Action (CtA)

Gli elementi principali di una landing page possono variare leggermente a seconda della tipologia di landing page che vogliamo creare o del prodotto/servizio che offriamo: pensiamo a una landing page il cui obiettivo è raccogliere le iscrizioni per un corso di fotografia, per esempio.

In questa pagina oltre agli elementi di cui abbiamo parlato prima ci dev’essere anche un form che permetta agli utenti di iscriversi al corso e che indichi a chi è interessato i dati da inserire affinché la sua iscrizione vada a buon fine.

Il form dev’essere ben visibile, l’ideale sarebbe posizionarlo “above the fold” (quindi nella parte superiore della pagina, quella che appare per prima senza bisogno di scorrere) insieme agli altri elementi principali della landing: se questo non è possibile possiamo fare in modo che, cliccando una Call to Action (per esempio “iscriviti subito, ci vogliono solo 10 secondi!”), l’utente venga rimandato direttamente all’altezza della pagina dove appare il form senza che debba scrollare per arrivarci.

In linea di massima nessuno è mai particolarmente contento di dover compilare un form: è infatti un’operazione che fa perdere tempo all’utente e che lo allontana dal soddisfare nel minor tempo possibile la sua necessità.

Tuttavia spesso è indispensabile ma questo non significa che non possiamo (e dobbiamo) fare tutto ciò che è in nostro potere per facilitare la vita alle persone che atterrano sulla nostra landing page.

I campi del form devono essere quindi quelli strettamente necessari per ottenere le informazioni che ci servono: tutte le informazioni che potrebbero servirci, ma solo in un secondo momento, teniamole appunto per un secondo momento, quando gli utenti avranno già compiuto l’azione per la quale abbiamo realizzato la landing page.

Un form troppo lungo o troppo complicato può mettere in difficoltà gli utenti che potrebbero voler lasciare la pagina; per questo è importante essere chiari con le indicazioni, per esempio quelle relative alle caratteristiche che deve avere una eventuale password.

Fonte immagine: https://goo.gl/dQcvNC

Se la password da utilizzare deve avere una maiuscola, una minuscola, un numero e un carattere speciale (ah, e avere almeno 8 caratteri!) diamo tutte queste informazioni insieme prima che l’utente inserisca il primo tentativo.

Se diamo queste informazioni in maniera frammentata quando soltanto una delle caratteristiche viene a mancare, l’utente potrebbe dover fare diversi tentativi prima di comporre la password adeguata e molto probabilmente dopo due o tre tentativi… abbandonerà la pagina.

Se, poi, possiamo autocompletare alcune parti del form e rendergli la vita ancora più facile, perché non farlo? A livello di programmazione, ad esempio, in alcuni casi è possibile fare in modo che venga riconosciuta la località dalla quale l’utente si collega e quindi autocompletare il campo “città”, “provincia”, “regione”, etc.

Ok, c’è sempre la possibilità che poi, per qualsiasi ragione, l’utente voglia inserire dati diversi: in quel caso non dovrà far altro che cancellare l’autocomplete e inserire l’informazione corretta.

L’ultimo elemento che appare in un form è, probabilmente, il più importante: si tratta del bottone da cliccare per inviare i dati, ovvero il bottone che contiene la Call to Action, un elemento essenziale all’interno di una landing page del quale parleremo a brevissimo.

Il form è uno di quegli elementi che non sempre hanno la necessità di apparire in una landing page: pensiamo ad una landing di un servizio di t-shirt personalizzate, il cui obiettivo è farci atterrare sul sito del servizio e, una volta lì, cominciare il processo di personalizzazione della nostra maglietta (che, se tutto va bene, dovrebbe concludersi con un acquisto).

In questo caso non abbiamo necessità di inserire un form nella landing page poiché non ci interessa raccogliere i dati dell’utente; il nostro scopo è reindirizzarlo al sito per fare in modo che veda le nostre t-shirt, le personalizzi e le compri.

Dobbiamo quindi fare in modo che l’utente realizzi l’azione che desideriamo e, per farlo, ci serviamo della Call to Action, ovvero la “chiamata all’azione”.

Come possiamo fare in modo che la nostra CtA sia efficace e che invogli l’utente a compiere l’azione a cui lo stiamo invitando?

  • Inseriamola all’interno di un bottone di un colore diverso rispetto al colore che predomina nella landing (se la nostra landing è principalmente azzurra, ad esempio, il bottone può essere arancione)
  • Rendiamo il bottone che contiene la CtA più grande rispetto al testo standard della landing ma non troppo grande; il rischio è quello di distrarre l’utente che deve concentrarsi sui vantaggi che gli presentiamo, oppure la nostra finalità commerciale può apparire in una maniera troppo aggressiva
  • Diamo al bottone la forma… beh, di un bottone. Ormai siamo abituati a riconoscere i bottoni delle pagine web anche grazie alla loro forma rettangolare: se mettiamo un bottone a forma di cuore, o di albero, probabilmente l’utente non lo riconoscerà come tale e non capirà immediatamente dove deve cliccare
  • Distribuiamo gli elementi della landing page in modo chiaro e ben organizzato per eviatre che il bottone della CtA non si perda in mezzo a una valanga di scritte, pulsanti, link, testi, etc.
  • Utilizziamo una CtA corta, immediata e che inviti all’azione, prediligendo i verbi e gli avverbi di tempo adeguati: “scarica ora l’ebook”, “inizia subito la prova gratuita”, etc.
  • Utilizziamo una CtA che non inviti semplicemente all’azione, ma che aggiunga anche del valore (importante per chi visita la nostra pagina) all’azione stessa: pensiamo di voler far scaricare un ebook per creare landing page efficaci, la CtA potrebbe essere “Sì, voglio sapere come creare una landing page che converte!” (in questo caso la CtA però dovrebbe essere preceduta da una domanda che noi poniamo all’utente, ad esempio “Sei pronto per scoprire come creare una landing page che farà aumentare le tue vendite?”)
  • Posizioniamo la CtA in una zona strategica della pagina: si è visto che molti utenti leggono una pagina web seguendo uno schema a “F”, quindi dall’alto a sinistra fino in basso a sinistra; questo suggerisce che una Cta dovrebbe essere in basso a sinistra, ma – come per la USP – è meglio fare dei test per capire qual è la posizione della pagina in cui una CtA ha più probabilità di generare conversioni.
  • Mettiamo una frase o altri elementi rafforzativi vicino alla CtA: inserire una riga di testo sotto al pulsante che contiene la CtA invitando gli utenti a cliccare in modo simpatico ma – allo stesso tempo – rafforzando il messaggio che stiamo dando all’interno della landing, può fare una differenza notevole in termini di conversioni.
Fonte immagine: https://goo.gl/cY7PsD

La CtA dovrebbe essere praticamente l’unico modo che l’utente ha di uscire dalla nostra landing (a parte cliccare sull’icona X per chiudere la finestra che sta visualizzando): qualsiasi altro link a elementi esterni o sezioni del nostro sito web sono “possibilità di fuga” che l’utente può prendere, allontanandosi dall’obiettivo per il quale la landing page è stata creata.

Elementi che rispondono a eventuali obiezioni

L’utente sta per cliccare la CtA della nostra landing page ma ecco che viene assalito dai dubbi: e se il prodotto non mi convince? E se lo voglio restituire? E se è testato sugli animali? E se la confezione non è anonima e il postino ride di me?

La conversione è a un click di distanza ma ci sono alcuni dubbi che possono far cambiare idea all’utente all’ultimo momento: per evitare che ciò accada possiamo posizionare appena sotto alla CtA (o in altre zone strategiche della landing page) le risposte a quelle che, secondo noi, potrebbero essere le “obiezioni” più comuni relative al nostro prodotto formulate dal nostro pubblico di riferimento.

Se stiamo per acquistare un materasso di ultima generazione, per esempio, vicino al bottone della CtA possiamo aggiungere “provalo gratis per 100 notti: se non sei soddisfatto ti rimborsiamo!”. Se, invece, stiamo vendendo presidi per l’incontinenza urinaria possiamo dire “Imballo anonimo e discreto per garantirti la massima riservatezza!”.

Fonte immagine:https://www.incontinenzaonline.com/it/

Questa immagine non è presa da una landing page ma da un ecommerce, tuttavia il ragionamento è lo stesso: il sito in questione vende appunto presidi per l’incontinenza urinaria, abbiamo ritenuto utile quindi inserire sotto il bottone della CtA la risposta ad alcune possibili obiezioni che il pubblico di riferimento potrebbe avere (posso usufruire dell’IVA agevolata sugli ausili per l’incontinenza? Quanto mi costerà la spedizione? Il pacchetto sarà in qualche modo riconoscibile?).

In questo caso lo sforzo mentale che ci viene richiesto è quello di metterci nei panni del nostro utente e pensare ai principali fattori che, nel processo d’acquisto del nostro prodotto, potrebbero causargli dubbi o timori a tal punto da cambiare idea riguardo all’acquisto e abbandonare la pagina.

Feedback e testimonianze degli utenti

Quando acquistiamo un prodotto o un servizio online, se non ci viene direttamente raccomandato da qualcuno che conosciamo e di cui ci fidiamo, siamo soliti cercare in rete le recensioni degli utenti che ne hanno fatto esperienza prima di noi.

La validazione sociale è un elemento che gioca un ruolo fondamentale nel convincere un utente ad acquistare un prodotto o un servizio: ecco perché in una landing page non dovrebbero mai mancare le opinioni dei clienti soddisfatti!

Non è necessario che siano molte, non si tratta di vantarsi della propria bravura: possono bastare anche un paio di commenti scritti nel modo giusto per convincere un utente a fidarsi di noi e di ciò che offriamo.

Il commento ideale è breve, non troppo corto ma nemmeno troppo lungo: in rete c’è sempre il rischio che i commenti siano costruiti ad hoc quindi – oltre a consigliarvi caldamente di non farlo – per rendere il commento più convincente sarebbe meglio che fosse accompagnato dalla foto dell’autore e dal suo nome e cognome.

Se a parlare invece è il dipendente di un’azienda con la quale abbiamo collaborato possiamo aggiungere anche il ruolo ricoperto dalla persona che rilascia il feedback.

Fonte immagine: https://video.axura.com/

Come fare a ricevere feedback dagli utenti? Dopo l’acquisto possiamo mandare in automatico un sondaggio per valutare l’esperienza d’acquisto e il grado di soddisfazione per il servizio o prodotto che offriamo; aiutiamo l’utente spiegandogli cosa ci piacerebbe sapere (se la consegna è stata puntuale, se il prodotto coincide con quanto si aspettava, se l’assistenza clienti ha potuto aiutarlo in caso di necessità, etc.).

Anche una video testimonianza può aiutare molto se fatta a regola d’arte: si tratta di un video in cui una persona spiega perché si è trovata bene utilizzando il nostro prodotto o il nostro servizio.

Dev’essere però un video di qualità professionale, registrato in un ambiente adeguato e la persona che parla deve sentirsi a proprio agio di fronte alla telecamera: se queste condizioni vengono a mancare – per quanto sincera sia la testimonianza – il video potrebbe fare più male che bene al nostro brand.

Trust badge e indicatori di sicurezza

Abbiamo appena visto che i feedback degli utenti sono fondamentali per costruire la fiducia nel brand e portare chi non ci conosce a fidarsi di noi e volerci dare un’opportunità.

Un altro modo per aumentare le possibilità che una persona che visita la nostra landing per la prima volta ci reputi affidabili e decida quindi acquistare ciò che offriamo è quello di inserire nella pagina alcuni elementi che rafforzino la nostra credibilità e serietà, come i trust badge e gli indicatori di sicurezza/credibilità.

Il semplice fatto di appartenere a associazioni relative alla propria attività (artigiani, agricoltori, dentisti, editori, etc.) ci rende più autorevoli agli occhi degli utenti; se, quindi, facciamo parte di qualche associazione o ente possiamo inserire il relativo logo all’interno della landing page.

Ancora meglio se abbiamo vinto uno o più premi relativi a concorsi di settore: è un’indicazione che senza dubbio gioca a nostro favore all’interno della landing page, quindi possiamo segnalare che cosa abbiamo vinto e in che anno.

Possiamo mettere anche altri sigilli che danno “ufficialità” alla nostra proposta: quello di soddisfatti o rimborsati, oppure quello in cui vengono specificati gli anni di garanzia, etc.

Fonte immagine: https://goo.gl/DvBzv9

Attenzione però: può sembrare superfluo dirlo ma tutto ciò che dichiariamo deve corrispondere con la realtà; se mettiamo il badge di “soddisfatti o rimborsati” ma – in realtà – il rimborso viene effettivamente realizzato solo se si verificano determinate condizioni (e quindi non dipende solo dal grado di soddisfazione del cliente), quel badge diventa ingannevole e la nostra reputazione ne risentirebbe.

Un’altra risorsa a nostra disposizione è quella di presentare nella nostra landing page – se possibile – eventuali realtà conosciute che hanno scelto il nostro prodotto o il nostro servizio: che un’azienda nota a livello nazionale (o internazionale) scelga il nostro prodotto ci rende senza dubbio affidabili agli occhi degli utenti.

Allo stesso modo, se abbiamo sufficiente materiale a disposizione, nella landing page possiamo creare una piccola sezione “hanno parlato di noi” con i loghi delle principali testate (cartacee i digitali) che hanno scritto un articolo relativo al nostro prodotto.

Sul lato tecnico, invece, sono fondamentali i protocolli di sicurezza come il Transport Layer Security (o TLS, precedentemente conosciuto come SSL – Secure Sockets Layer) che garantisce la sicurezza dei dati che vengono inseriti sulle pagine internet e che si riconosce perchè nella barra degli indirizzi vedremo https (invece di http) con uno sfondo di colore verde.

Fonte immagine: https://video.axura.com/

Footer

Spesso si confondono gli elementi di una landing page con quelli della home page di un sito: per quanto ci possano essere alcuni punti in comune (titolo, video o immagine principale, lista dei benefici di un prodotto, etc.) nella home page di un sito web abbiamo la possibilità di andare a tutte le altre sezioni del sito e di compiere diverse azioni.

Abbiamo visto invece che nella landing page l’utente praticamente non deve poter compiere altre azioni al di fuori di quella della nostra CtA: tutto il resto è un potenziale elemento di distrazione che rischia di portare l’utente ad abbandonare la landing page senza aver compiuto l’azione che desideriamo.

Bisogna tenere a mente questo concetto anche nella realizzazione di un eventuale footer per la nostra landing page: se lo vogliamo inserire possiamo (anzi, in alcuni casi dobbiamo) rendere accessibili le condizioni di utilizzo e l’informativa sulla privacy ma l’ideale sarebbe non aggiungere nient’altro.

Quindi scordiamoci di aggiungere un menù che può rimandare l’utente a pagine diverse dalla landing, vietati anche eventuali link verso l’esterno e, in alcuni casi, meglio anche evitare di inserire i rimandi ai social network (che possiamo segnalare in un secondo momento) poiché potrebbero essere un elemento di distrazione.

Ultimo ma non per importanza… la velocità

Quando abbiamo parlato dei testi da utilizzare in una landing page abbiamo detto che dobbiamo essere bravi a presentare la nostra USP nel titolo e nel sottotitolo, ovvero gli elementi che l’utente vede come prima cosa… abbiamo pochissimo tempo per agganciarlo e portarlo ad andare oltre!

Il tempo è un fattore decisivo nella landing page, soprattutto da mobile quando la fruizione delle informazioni è rapida e frammentata: tutto deve scorrere in modo tale che chi visita la pagina lo possa fare senza intoppi, facilmente e nel minor tempo possibile.

Se la nostra landing page è impeccabile ma ci mette una vita a caricarsi… di certo non andremo molto lontano: forse un cliente affezionato può permettersi di perdere tempo per acquistare da noi, ma un cliente che non ci conosce difficilmente ci regalerà più tempo del necessario e, se la nostra landing page impiega un’eternità ad aprirsi, la abbandonerà per cercare altrove.

Per le landing page da mobile l’ideale sarebbe implementare le pagine AMP di Google, che si caricano più velocemente: AMP è l’acronimo di Accelerated Mobile Pages, si tratta di uno standard open source che può essere implementato da chiunque voglia rendere la propria pagina più veloce da mobile soprattutto se utilizzato insieme ad AdWords per keyword ad alta competizione dove un elemento come la velocità può fare enormemente la differenza.

Fonte immagine: https://www.ampproject.org/it/

Cambiando l’ordine degli addendi… il risultato cambia?

Il marketing non è matematica, e non lo è nemmeno il comportamento delle persone che può variare a seconda di un numero infinito di fattori: strato sociale, istruzione, sesso, età, zona geografica di appartenenza, perfino l’umore che si ha al momento in si visita una pagina!

In questo post abbiamo visto gli elementi che non dovrebbero mai mancare in una landing page ma il successo di una pagina purtroppo (o per fortuna!) non dipende solo dal poter seguire per filo e per segno le indicazioni nell’ordine giusto, come se si trattasse di una ricetta.

Può capitare (e, anzi, succede spesso) che ciò che pensavamo fosse più importante mettere in risalto tra tutti i vantaggi di un prodotto o di un servizio in realtà passi totalmente in secondo piano per il nostro pubblico che, più o meno inaspettatamente, preferisce concentrarsi su altri elementi a cui non avevamo dato la giusta importanza.

Per fortuna internet non è la carta stampata e gli elementi di una landing page si possono cambiare se ci rendiamo conto che la formula che abbiamo utilizzato non è quella corretta per ottenere il risultato che desideriamo.

Come dicevamo prima, se ne abbiamo la possibilità, l’ideale è pubblicare due o più landing page diverse per disposizione degli elementi e per USP: in questo modo, dopo un periodo di prova, possiamo capire quale sia la strada giusta da prendere… Finché le regole del gioco non cambiano di nuovo, ovvio 😉

Questo è stato il primo di una serie di approfondimenti dedicati alle landing page: continuate a seguirci per non perdervi tutti gli altri episodi della saga! 😉