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Google Panda e Google Shopping in Italia, un terremoto che cambia la geografia dell’e-commerce nostrano

Alberto Giacobone

Tempo di lettura: 10′

Google Panda e Google Shopping: un “terremoto” nell’e-commerce del nostro Paese

Con la crescita dell’e-commerce, anche in Italia si è creato lo spazio per la proposta al mercato di servizi a valore aggiunto: è in questo spazio che si sono innestati siti più o meno trafficati di comparazione prezzi, guida all’acquisto e raccolta di opinioni (pre e post vendita).

C’è un tratto “comune” alla maggior parte di queste aziende, ovvero la sostanziale dipendenza dal traffico proveniente dai motori di ricerca: tradotto, in Italia, al 90% dipendono dalle scelte di Google. Cosa succede quindi se quest’ultima mette in pista non uno, ma ben “due” cambiamenti importanti – Google Panda e Google Shopping – praticamente “in contemporanea”?

Per chi non conosce ancora Google Panda, è un aggiornamento delle “regole” usate da Google stessa per decidere quali risultati mostrare all’utente a fronte di una determinata ricerca e per determinarne la posizione nelle pagine di risultato della ricerca. Per chi vuole approfondire, c’è un bell’articolo di Tagliaerbe.

Non è una novità che Google cambi i suoi algoritmi, lo fa in continuazione con l’obiettivo di migliorare sempre più l’esperienza utente e contrastare chi, artificialmente, cerca di posizionarsi tra i primi risultati per determinate parole chiave con contenuti non sempre “soddisfacenti” per l’utente.

In questo caso, l’aggiornamento chiamato Panda, prende di mira le “content farm”, ovvero quelle realtà internet che presentano contenuto di bassa qualità o ancora, a “scarso valore aggiunto”. In Italia, al momento in cui scriviamo non è ancora stato “applicato”, ma non tarderà ad arrivare: nel Regno Unito, dove già attivo, ha portato con sé delle conseguenze particolarmente significative per molti dei siti legati in qualche modo all’e-commerce: realtà del calibro di ciao.co.uk (un sito Microsoft), shopping.com, bizrate.com, kelkoo.co.uk hanno visto il loro traffico da Google diminuire significativamente.

E’ lecito aspettarsi lo stesso destino anche in Italia e i vari kelkoo.it, trovaprezzi.it, pagineprezzi.it sono siti che, con buona probabilità, vedranno il loro posizionamento “variare”, ci immaginiamo (ma è speculazione) in peggio.

Il cambiamento che anticipiamo non va senza conseguenze: molti e-commerce si affidano a queste piattaforme per “portare traffico” ai propri siti di vendita online, pagando la presenza dei propri cataloghi in questi “intermediari”.

Se questo è già di per sé un cambiamento importante, capace di ridisegnare la “geografia” dell’e-commerce nel Bel Paese, un altro scossone arriva ancora da Google: oggi infatti è stato attivato anche in Italia il servizio “Google Shopping, in versione beta. Si tratta di un vero e proprio comparatore di prezzi, totalmente gratuito sia per gli utenti che per i negozianti.

Questi ultimi, possono pubblicare gratuitamente i loro cataloghi, seguendo le regole e le procedure dettate da Google stessa, mentre gli utenti possono usare direttamente il motore di ricerca Google come “interfaccia” per trovare i propri prodotti. Accedere alla ricerca è davvero facile, data la presenza del link alla parte “shopping” a fronte di una qualsiasi ricerca su Google stesso.

Sommiamo quindi Google Panda e Google Shopping e non fatichiamo a vedere un vero e proprio “terremoto” nell’e-commerce del nostro Paese, un cambiamento destinato a “ridefinire” radicalmente l’esperienza degli utenti alla ricerca di prodotti da acquistare online, un mercato di dimensioni “non trascurabili”.

Quello che stiamo descrivendo è un cambiamento da cui difficilmente si tornerà indietro e ancora una volta spinge gli operatori del settore nella direzione di offrire “reale valore aggiunto” nella proposta dei loro servizi.

Come? Ad esempio, come editori di ultimoprezzo.com cerchiamo di segnalare solo le offerte realmente convenienti, una percentuale “esigua” di quelle presenti sul mercato, ma che si distinguono per essere in assoluto le più vantaggiose per gli utenti. Quando un negozio della grande distribuzione pubblica quindi un volantino con 30 offerte sottocosto, è tipico che sul nostro portale ne vengano segnalate solo 5 o 6, in quanto le altre potrebbero “non essere così vantaggiose”.

Come questo, sono molti i modi con cui ci si può “differenziare” e si può “offrire del valore aggiunto”, molti di questi ancora da inventare: nuovi spazi quindi in cui potranno inserirsi le aziende più fresche e reattive, in un mercato di certo sempre più “esigente”.

Per dovere di cronaca, dovremmo dare rilievo anche alle novità legislative in vista per l’e-commerce europeo, ma di questo ne parleremo … “prossimamente” 😉