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Perchè Amazon.it è un deciso “cambio di marcia” per l’e-commerce italiano

Alberto Giacobone

Tempo di lettura: 2′

Da ieri, sul dominio amazon.it, è accessibile al pubblico la versione italiana del celeberrimo e-shop / colosso statunitense Amazon.com (Giusto per dare un parametro, nel 2009 ha venduto beni e servizi portando a casa “circa” 25 miliardi di dollari).

Nella pagina di apertura del sito, il fondatore, Jeff Bezos, ricorda come il primo ordine italiano sia stato nel 1995 e come da allora centinaia di migliaia di ordini siano arrivati dal nostro Bel Paese alle varie filiali di questa multinazionale.

Lo “sbarco” è aggressivo: sconti del 30% su di un catalogo di libri, dvd e blu-ray decisamente significativo, un piano (“Amazon prime”) che consente con una spesa una-tantum annuale di neanche 10 euro di ottenere spedizioni gratis per 12 mesi, promozioni varie e molto altro.

Il messaggio è chiaro: l’Italia è matura, noi vogliamo esserci, di guadagnare se ne parlerà tra qualche anno, intanto facciamo quello che sappiamo fare meglio, ovvero essere Amazon.com!

Già, perchè proprio questo è il punto e a quanto pare la blogosfera non sembra in queste prime reazioni darci il dovuto peso.

L’avanguardia tecnofila e ciarlera (leggi: quella che blogga) che si è comprata il Kindle in altri e-shop del colosso o ha usufruito di altri servizi di questa realtà mette l’accento sulle mancanze … “Sì bello, ma il Kindle non c’è” … “Sì bello, ma i giochi me li compro in UK a meno” … “Sì bello, qualche occasione sui CD musicali, ma dove sono i contenuti digitali” … etc. etc.

Invece, per quelli che sono i miei due centesimi, non sto leggendo abbastanza lodi per il valore che Amazon.com ha per “tutti gli altri” …. ovvero quelli che l’inglese ancora non è che lo masticano a colazione … quelli che “ecommerce sì, ma sempre con un po’ di preoccupazione” … quelli che “sì, ma come faccio a capire cosa mi conviene prendere?” … insomma, un popolo di “non nativi digitali” che ad oggi non ha veramente avuto “una risposta esauriente”, tale da farli diventare degli habitué degli acquisti online.

Amazon.com, nella sua incarnazione italiana, è solo agli inizi e questo emerge in tutta l’evidenza di un progetto dall’esecuzione ancora un po’ acerba ma già pronto a conquistare il mercato (una volta prese le giuste misure della nostra “specificità”): negli Stati Uniti passa attraverso Amazon circa il 30% dell’intero giro d’affari legato all’e-commerce, in Cina vendono anche automobili, in Inghilterra hanno iniziato questa estate a vendere cibi e bevande e la lista potrebbe continuare a lungo.

Salvo errori clamorosi (e vista l’esperienza negli altri mercati, le chance che ne commettano sono poche), la prospettiva è che nel giro di 5 anni, anche in Italia si portino a casa una fetta di mercato “significativa”. Una parte di questa sarà sicuramente data da chi reputerà di aver “finalmente” trovato l’e-commerce di cui fidarsi, una parte sarà quella che “tornerà all’ovile” dopo aver comprato per anni all’estero, e un’altra parte sarà sottratta agli astri nascenti (o nascituri) dell’e-commerce italiano.

Di certo c’è che “si alza il livello” della competizione: quando mai abbiamo visto in Italia spese di spedizione illimitate per 1 anno al costo una tantum di 9 euro e 99 centesimi?

Quando mai sono stati offerti, seriamente, a degli affiliati di un e-commerce generalista remunerazioni pari al 10% del venduto (su prodotti venduti al pubblico a prezzi competitivi)? (Fino a dicembre 2011 è così per tutti, indipendentemente dal volume di vendita, un “bel modo” per drogare il mercato e accelerare la crescita della filiale – ah a proposito, casomai, ecco il link ad Amazon.it con incluso il nostro “tag” di affiliazione! 😉 ).

Aggiungiamo un servizio clienti d’eccellenza (ieri qualcuno twittava di aver avuto risposta in 8 minuti ad una propria domanda), un processo d’acquisto stra-perfezionato, una logistica da far invidia ad un esercito e iniziamo a renderci conto che davvero, le regole del gioco “sono cambiate”.

Certo, ci vorrà ancora un po’ prima che tutta questa “potenza” si dispieghi e riveli in numeri e statistiche inconfutabili, ma è decisamente meglio che chi è già sul mercato si dia molto più da fare per “limitare le perdite” da qui a qualche mese.

Esagerati? Vedremo … 😉

Contenti? Certamente, alla fine a guadagnarci sono i consumatori: da maggiore efficienza nasce risparmio, dal risparmio unito alla competizione nascono vantaggi e opportunità 😉