“Sta scherzando, ti prende in giro. Nessuno ha due televisioni“.
Avete riconosciuto la citazione? Se avete detto “Ritorno al Futuro” avete indovinato: a dirla è la madre di Lorraine quando Marty, catapultato negli anni ‘50, svela ad un suo giovanissimo “futuro zio”, emozionato per l’arrivo della prima TV, di averne ben due a casa propria.
E’ impressionante pensare a quanto sia cambiata la situazione: non parlo solo del numero di TV per famiglia, che è facilmente quadruplicato nel corso degli anni, ma faccio riferimento anche alla nascita di nuovi modi di vivere il mezzo video che hanno reso l’amato televisore un apparecchio ormai obsoleto ed i classici programmi TV pura preistoria.
Pensiamo a YouTube e a come sia ormai l’unica fonte di fruizione e creazione di video soprattutto tra i più giovani (secondo dati recenti il 34% dei giovani tra 18 e 34 anni non guarda la TV ma solo video online) o alle serie TV che hanno praticamente annientato il cinema così come lo conoscevamo: la reltà di cui parliamo cambia a ritmi vertiginosi ed è in continua evoluzione, vale quindi la pena analizzarla più a fondo.
Per cominciare dall’inizio, torniamo un momento alla cara e vecchia TV: mi ricordo quando finalmente convinsi mia madre a mettermene una in camera, era praticamente un reperto archeologico tanto che, quando mi alzavo dal letto, facevo interferenza con il segnale dell’antenna. Ma io ero comunque contenta perché finalmente potevo vedere quello che volevo quando volevo!
“Quello che volevo quando volevo” era il mio pensiero di allora: in realtà poi se volevo vedere la TV dovevo sorbirmi ciò che passava il convento e l’alternativa a mangiare quella minestra era saltare dalla finestra (ovviamente non avevo nè un videoregistratore nè poi un lettore DVD in camera). Quindi ora, a distanza di anni e consapevole dei passi da gigante che sono stati fatti, mi chiedo come sarebbe stata la mia adolescenza se allora fosse esistito YouTube.
Come sappiamo infatti YouTube è una serbatoio praticamente inesauribile di video (dati non ufficiali che risalgono a più di un anno fa parlano di quasi 2 miliardi e mezzo di filmati) che cresce ad una velocità che fa quasi paura.
Ad aprile 2014 venivano caricate sulla piattaforma ben 100 ore di video al minuto Statistiche ufficiali YouTube
Non c’è da stupirsi quindi che YouTube sia il mezzo video per eccellenza tra i giovani e giovanissimi: non solo perché con una quantità simile di contenuti la TV non può reggere il confronto, ma anche perché tra tablet, PC, notebook e smartphone, praticamente qualsiasi adolescente medio (ma anche i bambini) ha accesso alla piattaforma con facilità.
Se però da una parte è vero che la TV non regge il confronto, dall’altra non siamo ancora riusciti ad abbandonarla del tutto limitandoci a relegarla al ruolo di “second screen”: non vi è mai capitato di essere sul divano con il tablet (o smartphone o notebook etc.) in mano e la TV accesa in sottofondo, anche se a volte non la state nemmeno guardando?
Ci sono diverse motivazioni che spiegano questo fenomeno: per esempio a me capita spesso, mentre guardo un film, di riconoscere un attore di cui non ricordo il nome ma di cui ricordo benissimo altri film in cui ha recitato.
Quando mi succede prendo il tablet, cerco uno di questi film su IMDB e dal cast risalgo all’attore: una volta che si ha il tablet in mano, poi, è difficile non continuare a navigare! Magari passo a Wikipedia e leggo qualcosa sulla vita dell’attore in questione.
Un’altra motivazione per cui ci capita di navigare con la tele accesa sono proprio le pubblicità: di frequente, incuriosita da un prodotto che vedo pubblicizzato in TV, cerco immediatamente in rete (prima che mi dimentichi il nome) informazioni a riguardo per saperne di più.
Infine c’è anche l’effetto “rumore di fondo”: se stiamo usando il notebook a casa nostra, non ci sentiamo meno “isolati” se accendiamo la tele e sentiamo il chiacchiericcio in sottofondo anche se non vi stiamo prestando attenzione?
Devo dire che il fenomeno del “second screen” forse non è così comune se stiamo guardando un video su YouTube, un po’ perché grazie all’audio del video non abbiamo bisogno di rumore di fondo e un po’ perché se vogliamo cercare qualche informazione in rete lo facciamo dallo stesso dispositivo da cui ci siamo collegati a YouTube.
Dire che tra i giovani ‘YouTube ha sostituito la TV’ è limitante
E’ vero, sulla piattaforma troviamo cartoni animati, episodi di serie televisive e a volte anche film completi ma, se ci fermassimo qui, non prenderemmo in considerazione tutti quei contenuti che non sono solo intrattenimento ma anche un modo per coltivare i propri hobby, le proprie passioni ed i propri interessi.
Ci sono migliaia e migliaia di canali YouTube in cui è possibile trovare tutorial su praticamente qualsiasi argomento: dal trucco, alla danza ai videogiochi passando per il giardinaggio, la cucina e chi più ne ha più ne metta.
E’ destinata ad essere passato remoto anche l’immagine della mamma che sgrida il figlio ammonendolo di lasciar perdere YouTube e mettere la testa nei libri. Infatti sulla piattaforma è possibile trovare anche contenuti formativi e scolastici di qualità: un esempio? Ad aprile di quest’anno è stato caricato su YouTube l’archivio storico completo della British Pathé composto da oltre 85.000 video!
Una ricchissima collezione di documentari e cinegiornali che raccontano un pezzo di storia del ‘900, un archivio dal valore inestimabile (mentre fa sorridere pensare che la Rai circa un mese dopo abbia deciso di rimuovere tutti i suoi video dalla piattaforma).
A dimostrazione che su YouTube si trova davvero di tutto (a parte una serie di contenuti vietati) c’è il dato che, negli Stati Uniti, dopo Google è il secondo motore di ricerca più utilizzato!
Ma YouTube diventa sempre più una “guida di sopravvivenza” per i piccoli e grandi problemi di tutti i giorni: per esempio io appartengo a quella categoria di persone per le quali andare in vacanza equivale a traslocare (lo so, è un po’ un First World Problem). Se cerco su YouTube “how to pack” (come fare la valigia) ottengo decine e decine di video in cui posso vedere come far entrare in un solo borsone buona parte dell’armadio (tra questi, ecco il mio preferito:)
A volte però YouTube può aiutare anche a risolvere problemi meno “pragmatici”, infatti esistono video che addirittura danno una mano a chi soffre d’ansia e di stress: avete mai sentito parlare di ASMR?
ASMR è l’acronimo di Autonomous Sensory Meridian Response (risposta autonoma del meridiano sensoriale) che Wikipedia definisce come “una piacevole sensazione di formicolio al cuoio capelluto, lungo la schiena o sulle spalle di solito accompagnato da uno stato di completo rilassamento mentale di chi la sperimenta.”
Su YouTube sono tantissimi i video che appartengono a questa categoria: attraverso la riproduzione di suoni e di sussurri rilassanti, le ragazze (ci sono anche uomini ma sono una minoranza) che producono questi video aiutano chi li guarda a rilassarsi e a mettere da parte lo stress.
Ho preso proprio questo esempio perché ne posso parlare per esperienza personale: infatti mi capita spesso la sera, quando sono troppo stanca anche per leggere (non giudicatemi, ho un bambino di un anno!) di mettermi a letto, accedere a YouTube con lo smartphone e guardare alcuni di questi video.
Il risultato? Mi addormento con lo smartphone in mano! Devo dire però che questo genere di video non è molto popolare tra i principali utenti di YouTube, ovvero i giovanissimi (probabilmente perché la sera loro hanno ancora energia). Io stessa una decina di anni fa non avrei avuto nessun interesse nell’ASMR!
Infatti quando ero una ragazzina ed ebbi il mio primo PC fisso in camera (non un vero e proprio upgrade rispetto alla TV reperto archeologico, che era sempre lì), mi ricordo invece delle intense sessioni di serie TV che non trasmettevano in televisione, tra cui “Prison Break”: per me è stato il primo esempio di serie che davvero “creava dipendenza”.
Erano – almeno per me – le prime avvisaglie di un mondo destinato ad essere alla mercè delle serie televisive, l’altra grande rivoluzione del video insieme a YouTube; ricordo che una volta, circa un paio di anni fa, presa dalla disperazione post ultimo episodio di non so quale serie, volevo cercarne subito un’altra da vedere per colmare il vuoto: nella ricerca mi sono imbattuta in un numero tale di nuovi show che mi ha fatto gettare la spugna.
La scelta è praticamente infinita a prescindere dal genere che cerchiamo
Avete mai pensato, poi, che una serie con i suoi episodi ci accompagna per diverse ore mentre un classico film dopo soli 120 minuti ci fa tornare alla realtà? Come può il cinema tradizionale reggere il confronto?
Dite la verità: se durante una fredda e piovosa giornata autunnale solo 6 o 7 anni fa avreste detto alla vostra dolce metà “oggi rimaniamo in casa; coperta, cioccolata calda e film” sono piuttosto sicura che se questa frase la dite oggi la parola “film” è stata sostituita dal titolo di una serie. Ho indovinato?
Ma non sentitevi in colpa: anche io, se ci penso, prima andavo al cinema abbastanza spesso mentre adesso il grande schermo lo vedo sempre meno di frequente. In compenso, però, conosco a memoria tutto l’albero genealogico della famiglia Lannister e ne so più di quanto vorrei su come si cucina la metanfetamina.
Ma, anche qui, nonostante si tratti di un fenomeno relativamente giovane, il panorama è già profondamente cambiato: se all’inizio la particolarità delle serie TV era il dover aspettare una lunghissima settimana tra un episodio e l’altro, oggi è sempre più comune il fenomeno del “binge watching” che in italiano verrebbe ad essere qualcosa come “fruizione compulsiva di episodi di serie TV”, un’”abbuffata” (binge) che ci porta a guardarne 4-5-6 o magari 10 uno dopo l’altro senza sosta.
Se state pensando che l’unico modo per mettere in pratica questo binge watching sia aspettare la fine di una stagione per poi vedersi uno dopo l’altro tutti gli episodi (e nel frattempo vivere sotto una campana di vetro per evitare il rischio spoiler), siete rimasti indietro.
Conoscete “Orange Is The New Black” e “House of Cards”? Queste due serie sono prodotte da Netflix – servizio di streaming online – e gli episodi delle rispettive stagioni (due per ogni serie) sono usciti tutti contemporaneamente: con tutte le puntate subito a disposizione, chi non si abbufferebbe?
In questo modo non solo si elimina l’attesa per l’episodio successivo (un male per i nostalgici, un bene per per tutti gli impazienti, me compresa) ma cambiano anche alcune abitudini che noi immigrati digitali o primissimi nativi digitali abbiamo vissuto sulla nostra pelle e che, probabilmente, ricordiamo con un sorriso e un po’ di nostalgia.
Se prima infatti si organizzavano – tipicamente nel fine settimana e a casa di amici – le famose “maratone” di film (dal Signore degli Anelli, a Fantozzi, a Ritorno al Futuro, etc., che spesso si dovevano noleggiare), oggi invece ci si trova per una scorpacciata di episodi di questa o quella serie, magari usando dispositivi come Chromecast, l’adattatore streaming di Google che, tramite WiFi, ci permette di vedere i contenuti del nostro portatile (o dello smartphone o del tablet) direttamente sulla TV.
Quando si ha a che fare con tutto ciò che crea dipendenza, però, bisogna stare attenti a non perdere il controllo, e questo vale anche per le serie TV: il rischio altrimenti è di ridursi come i protagonisti di questo video di College Humor, un canale YouTube con oltre 7 milioni 200 mila iscritti!
E’ la prima volta in questo articolo che parliamo di canali YouTube e relativi iscritti dato che, finora, abbiamo preso in considerazione solo i singoli video o le loro categorie: creare un canale su YouTube è facilissimo, basta avere un account di Google. Arrivare a collezionare centinaia, migliaia o addirittura milioni di iscritti però, non è altrettanto semplice.
Andiamo a dare un’occhiata ai cento canali con più iscritti nel nostro Paese: nonostante nell’immaginario collettivo YouTube sia ancora profondamente legato alla musica, vediamo che invece tra i primi dieci risultati i canali musicali sono solo due (Fedez in ottava posizione e Warner Music Italy in decima).
La domanda sorge spontanea: chi troviamo al posto più alto della classifica? Chi tra i nostri compatrioti attualmente ha più successo sulla piattaforma video di Google? La risposta è CutiePieMarzia (all’anagrafe Marzia Bisognin, vicentina classe 1992) il cui canale conta oltre 3 milioni e mezzo di iscritti.
Probabilmente vi starete chiedendo: cos’ha da dire di così interessante una giovane ragazza poco più che ventenne per avere un tale numero di followers? I video di Marzia sono uno specchio della sua vita, con gli interessi e le passioni della maggior parte delle ventenni di questo mondo (viaggi, make up, pettinature, vestiti, etc.).
Allora – direte voi – secondo questa logica se mi piace giocare a bocce basta che io mi riprenda mentre gioco, crei un mio canale YouTube dove postare i video e poi attendere che gli iscritti comincino a farsi sotto. Eh no, troppo facile! Bisogna anche saperci fare. Se date un’occhiata ai video di Marzia, infatti, noterete che in loro tutto è impeccabile: la produzione, lo sfondo, le luci, perfino il suo aspetto! Quante milioni di giovani ragazze al mondo non vorrebbero una vita così?
Se, poi, consideriamo che nei video parla in inglese, è ovvio che il successo di Marzia si spinge anche fuori dai confini nazionali (e diciamo che magari un piccolo aiutino può essere anche dato dal fatto che è la fidanzata di PewDiePie, un ragazzo svedese – ormai una celebrità negli USA dove più di una volta è stato ospite in programmi TV – che guadagna milioni di dollari l’anno commentando videogiochi su YouTube, con oltre 28 milioni di iscritti al suo canale!)
Se Marzia non arriva a tanto, nè a livello di iscritti nè di celebrità, di certo la sua proficua attività su YouTube ha comunque un buon ritorno economico grazie alle pubblicità, l’unico modo di fare soldi su YouTube prima che – pochissimo tempo fa – venisse annunciato l’arrivo di un sistema di fan funding: il Tip Jar.
Se fan funding vi ricorda crowdfunding è perché sono sostanzialmente la stessa cosa
Il punto è ricevere finanziamenti dalle persone a cui piace quello che facciamo e, nel caso di YouTube, dai fan (gli iscritti) del nostro canale. Con il Tip Jar (che in italiano verrebbe ad essere come “il barattolo delle mance”), se un video di un canale che seguiamo ci è piaciuto particolarmente – tanto da pensare che si meriti una “mancia” – adesso possiamo fare in modo che questa mancia arrivi a chi ha prodotto il video.
Attraverso un bottone possiamo donare da 1 a 500 dollari: un’idea rivoluzionaria? Decisamente no, dato che esistono già realtà come Patreon, una piattaforma di crowdfunding che però, a differenza delle altre, è “specializzata” in prodotti artistici, specialmente musica e webcomic.
Come succede anche con Patreon, su YouTube gli artisti avranno la possibilità di utilizzare il fan funding anche per “esaudire” le richieste degli iscritti al canale. Prendiamo come esempio Luca, un immaginario 3D street artist italiano che si sposta nella nostra Penisola abbellendo le strade delle città con disegni 3D.
Luca documenta tutto il suo lavoro con una videocamera per poi caricare i video delle sue performance sul suo canale YouTube che ormai conta con un bel numero di iscritti, molti dei quali si trovano in Olanda, dove la sua arte è molto apprezzata.
Tanto apprezzata che il suo canale pullula di commenti dei suoi fan olandesi che lo pregano di portare la sua arte anche da loro, in Olanda. Ma Luca non naviga nell’oro e viaggio e soggiorno nei Paesi Bassi sono una spesa che al momento non può permettersi.
Allora si affida al Tip Jar di YouTube: Luca calcola di quanto denaro ha bisogno per poter andare in Olanda e quindi annuncia ai suoi fan che, raggiunta tale somma, esaudirà la loro richiesta. Sono tanti gli olandesi iscritti al suo canale e quindi la cifra è raggiunta con una piccola donazione pro capite: il risultato? Qualche settimana più tardi Luca sta disegnando sulle strade di Amsterdam.
(Non si tratta di Luca ma, dato che siamo in argomento, ecco un video che mostra il making of di una 3D street art)
Sembra un gioco da ragazzi, ma non è così: il Tip Jar, come il crowdfunding in generale, non è un modo facile per fare soldi perché, come nel caso di Luca, uno la sua “mancia” se la deve pure meritare!
Penso ancora ai video sull’ASMR, di cui abbiamo parlato prima: tra questi (e ce sono a centinaia) se ne possono trovare di decisamente caserecci, sia come qualità audio video sia come tema trattato, ma anche di professionali.
Il canale più famoso in questa categoria, quello con più iscritti – quasi 241.000 – è Gentle Whispering, di una tale Maria, una ragazza russa di 28 anni che vive negli USA.
Guardando i suoi video (soprattutto quelli dell’ultimo anno) il lavoro di qualità che vi sta dietro è evidente: non solo per l’uso di una buona videocamera con un buon microfono, ma anche per la cura nei dettagli dell’ambiente, per le ricostruzioni di situazioni realistiche e anche per i temi trattati, si nota che il lavoro prodromico di documentazione non è una cosa da dieci minuti.
Per me tutto questo non va sottovalutato anche perché, spesso (almeno agli inizi) l’attività di creazione di questi video è fatta a tempo perso, non è il lavoro principale di chi li produce ma è comunque un’attività che porta via molte energie, tempo e possibilmente soldi: se alla luce di tutto questo un video ci è piaciuto molto e consideriamo che si meriti un piccolo contributo in denaro, che potrebbe tradursi in video ancora migliori nel futuro, perché non donare?
Abbiamo visto una situazione simile anche con Flattr (di cui avevamo parlato anni fa qui sul nostro blog), un servizio di social payments (o micropayments) per cui si ha un piccolo budget mensile a disposizione con cui si possono lasciare “micro mance” ai siti che secondo noi se lo meritano per una ragione o per l’altra.
Se in alcuni Paesi tipo Germania o nel nord Europa realtà come Flattr funzionano molto bene, in Italia non siamo ancora pronti, perché è ancora fortemente radicata la mentalità per la quale, se qualcosa la posso avere gratis, allora non ha senso spenderci una cifra seppur irrisoria, e non importa se la qualità ne risente.
Il Tip Jar di YouTube è una rivoluzione in termini di immediatezza
Rispetto al passato sarà decisamente più facile ed immediato fare le donazioni; quando Tip jar arriverà saranno solo ad un click di distanza e per donare non dovremo cambiare piattaforma, saremo sempre su YouTube (perlomeno in quei Paesi dove questa funzione sarà disponibile).
La possibilità di portare avanti diverse azioni senza spostarsi dalla piattaforma fa in modo che gli utenti abbiano “sempre meno bisogno” di uscire da YouTube, trasformandolo quasi in un “mondo parallelo” governato da regole precise (per esempio la lista dei contenuti vietati che abbiamo visto prima) e con i suoi caratteristici problemi (ad esempio i commenti che, rispetto a quelli di altre community, sono considerati molto più sciocchi ed infantili, ovviamente con le dovute eccezioni).
L’evoluzione di YouTube sta poi mettendo sotto gli occhi di tutti che non si tratta più solo di filmati che immortalano gattini imbranati, neonati alle prese con i primi passi o l’ultimo video di questo o quel gruppo musicale: in questo articolo (anche se abbiamo solo grattato la superficie) abbiamo cominciato a vedere che si tratta di una realtà molto più complessa, che un giornalismo superficiale può facilmente distorcere (si pensi alla polemica sul Neknominate) ma che, in primo luogo, non possiamo e non dobbiamo ignorare.
Per esempio, secondo una stima pubblicata da Cisco System per il periodo che va dal 2013 al 2018, nel 2018 (tra soli 4 anni) una persona avrebbe bisogno di circa 5 milioni di anni (non di ore, di anni!) per riuscire a guardare tutti i video che in un singolo mese verranno caricati in rete.
Ogni secondo verranno caricati in rete circa un milione di minuti di video
Sarà che io non sono mai stata brava in matematica, ma quando mi cade l’occhio su questi numeri mi devo sedere. Ma facciamo un altro esempio: sempre nel 2018 si prevede che circa il 79% del traffico internet sarà composto da video; un bell’incremento rispetto al 2013 in cui, comunque, era già il 66%.
Se da una parte non mi piace la matematica, dall’altra rimango affascinata dal potere dei numeri: dopo cifre del genere, c’è bisogno di aggiungere altro?
La sensazione è quella che la realtà dei video (in cui, per adesso, YouTube la fa da padrone anche se non è l’unica piattaforma esistente) continuerà sì a crescere, ma anche a mutare: questa non è una previsione catastrofica stile Nostradamus ma l’invito a prepararsi a cogliere un’occasione che, se impiegata nel modo giusto, può essere una risorsa importante per privati ed aziende.
Come si fa a impiegarla “nel modo giusto”? Se abbiamo detto che YouTube è una sorta di “universo parallelo” sarà necessario impararne gli usi e i costumi, ovvero il linguaggio e le abitudini di utilizzo. Che dite, ce n’è ancora da approfondire per un altro articolo? 😉