Assolutamente sì: il successo di Google AdWords e di Google in primo luogo è strettamente correlato alla qualità dell’esperienza di chi interagisce con una suo servizio. L’ossessione di questa azienda per questo aspetto è uno dei motivi alla base del suo successo.
Alla luce di questo, si spiega come Google AdWords preveda una serie di regole, di cui alcune molto stringenti, pensate per assicurare una “Google Experience” anche quando gli utenti si trovano di fronte a proposte di terze parti, così come possono essere gli annunci pubblicitari e le relative pagine di destinazione. Molti utenti infatti non compiono alcuna destinazione: un annuncio pubblicitario pubblicato su di una pagina di risultato di Google viene percepito come proveniente da Google stesso, nonostante sia indicato, sia tramite un diverso sfondo o apposite comunicazioni, che si tratta di contenuto pubblicitario.
Tra le regole pratiche troviamo dei limiti al numero di caratteri dedicabili alla punteggiatura (punti di domanda, punti esclamativi), un forte controllo dell’uso di lettere maiuscole, una verifica puntuale sulla presenza di giuste spaziature tra le diverse parole che compongono un annunci e molto altro ancora.
Gli annunci vengono sottoposti a revisioni automatiche preventive (dove quindi il sistema non consente di pubblicare annunci che non rispettino formalmente certe regole) e revisioni manuali a campione successive, dove squadre di centinaia di editori si occupano di revisionare gli annunci pubblicati, per intercettare eventuali difformità rispetto alle regole indicate che i sistemi automatici possono aver lasciato “scappare”.
Anche le pagine di destinazione sono molto importanti nell’economia della qualità dell’esperienza valutata da Google e le regole che le riguardano sono diverse, dalla pertinenza dei contenuti alla presenza di informative specifiche (e.g. quella sulla privacy).
Il mancato rispetto delle regole può portare non solo ad avvisi, ma anche a penalizzazioni o nei casi più gravi ad un vero e proprio allontanamento dal programma pubblicitario: sono pubblici numerosi casi in cui Google ha rinunciato letteralmente a milioni di dollari di introiti pubblicitari in quanto gli inserzionisti che li investivano non assicuravano ai destinatari della pubblicità un’esperienza di qualità sufficiente.
In questo senso, Google offre a chi si muove entro i limiti delle sue regole la garanzia di un ecosistema dove l’utente non presenta, in linea di massima, pregiudizi specifici, un fattore davvero fondamentale per chi valuta con attenzione oltre a meri indicatori numerici (spesso fuorvianti) la qualità della resa del proprio investimento pubblicitario.
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