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Settembre 2015, pronti a ripartire? 5 domande per capire se anche il vostro sito aziendale è pronto a darvi una mano!

Alberto Giacobone

Tempo di lettura: 10′

Settembre, si riparte: pronti a ricominciare? (fonte immagine https://goo.gl/bK5f2x):
Settembre, si riparte: pronti a ricominciare? (fonte immagine https://goo.gl/bK5f2x):

Eccoci di nuovo a settembre! Lo scorso anno avevamo riflettuto insieme su innovazione e cambiamento: di cose in questi 12 mesi ne sono successe davvero tante e ci sarebbero altrettanti esempi su cui ragionare insieme, ma facciamo un piccolo passo indietro e torniamo a scrivere del nostro, in qualità di agenzia di servizi internet, riprendendo uno dei fondamentali, il sito internet aziendale.

Già, perché a distanza di tanti anni da quando internet è arrivato in azienda e nonostante ormai sia talmente entrato nelle nostre vite dall’essere ormai considerato un diritto fondamentale della persona e “condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale”, nell’agenda di molte realtà imprenditoriali il sito internet aziendale non ha ancora quella attenzione che meriterebbe.

Giusto qualche numero: il 66% delle aziende italiane non ha un sito internet (!!!, aggiungiamo noi), solo il 34% se ne è dotata. La statistica – riportata dall’analista di Google Diego Ciulli durante il tour “eccellenza in digitale” – è di inizio 2014 e sicuramente qualcosa è cambiato in meglio nel tempo trascorso, ma non certo in maniera radicale.

Tutte le aziende devono avere un sito internet? Non per forza, ne abbiamo già scritto, ma proviamo a immaginarci un’azienda senza un proprio dominio, magari con un indirizzo di posta elettronica come @gmail.com o @virgilio.it: al di là della sostanza, la prima impressione è quella di avere a che fare con un’azienda professionale oppure no?

Stabilito che ci sono dei minimi sindacali (oltre che dei requisiti di legge da rispettare), un’azienda può scegliere di avere un sito “minimale” e sviluppare le relazioni con i propri interlocutori altrove (e.g. su Facebook): se l’intenzione è quella di gestire la propria pagina con impegno e competenza, i risultati possono essere significativi. Se invece si tratta solo di una scelta al risparmio (“Facebook è gratis”), il rischio è quello di non andare molto lontano, visto che è ormai riconosciuto che Facebook è gratis solo in apparenza ed a tutti gli effetti un media a pagamento.

Torniamo al nostro sito aziendale, per chi ha fatto la scelta di investire (tanto o poco) in qualcosa di proprio, una propria “casa sul web”.

Prima domanda: a quando risale l’ultima notizia sul sito (sempre che ci siano notizie?)

Se questa è la percezione che un utente ha quando visita il nostro sito internet, qualcosa non va (fonte immagine: http://goo.gl/YuIXP7)
Se questa è la percezione che un utente ha quando visita il nostro sito internet, qualcosa non va (fonte immagine: http://bit.ly/2vxaJZM)

Abbiamo un sito internet, abbiamo investito per realizzarlo e pubblicarlo: lo stiamo tenendo vivo o lo abbiamo abbandonato, lasciando in rete una reliquia storica?

A giudicare dal numero di siti che si trovano in rete senza notizie o con l’ultima notizia aggiornata a svariati anni prima, ci ritroviamo con una buona percentuale di aziende che rinunciano a comunicare con i propri clienti, potenziali e non, attraverso questo canale.

Lo scorso anno, sul tema, ha scritto un post provocatorio e stimolante un professionista della comunicazione, Riccardo Scandellari: con lo slogan “adotta un blogger” ha invitato le aziende a scegliere di comunicare e, soprattutto, di farlo uscendo dagli schemi del passato, rinunciando ad un linguaggio ingessato e ormai distante. Traduciamo: se la notizia che viene pubblicata inizia con un “Con la presente la scrivente società è lieta di invitarVi”, forse non è solo l’argomento “sito internet” a dover essere affrontato.

Giocando in casa, un esempio di “adozione” lo ritroviamo nel rapporto che si è creato tra il nostro cliente Alumotion, un’azienda specializzata in soluzioni robotiche, e Roberto Gerosa, un professionista che ha fatto della sua passione per la comunicazione il proprio mestiere: dopo aver dotato Alumotion di un sito internet moderno e flessibile ed aver ragionato insieme alla direzione aziendale sulle opportunità di internet, anche attraverso momenti di formazione ed esperienze “sul campo”, l’azienda si è dotata delle risorse necessarie per continuare a comunicare con regolarità, realizzando non solo post ma anche video e altri materiali che si sono rivelati strategici per la crescita dell’impresa.

Il blog di Alumotion
Il blog di Alumotion

Fabio Facchinetti, tra i fondatori di Alumotion, conferma: “esserci presi l’impegno di raccontare quello che facciamo, le sfide e le problematiche che affrontiamo anche se ci richiede tempo, ci sta ripagando nell’attenzione e nell’apprezzamento che otteniamo dalle persone che ci leggono o che vedono i nostri video. E’ aumentata la nostra brand awareness e sempre più clienti ci scoprono ed iniziano a dialogare con noi grazie a questo materiale“.

Anche Roberto Gerosa sottolinea un aspetto importante: “Molti ancora credono che i blog aziendali o i video su YouTube non siano un investimento mirato ed efficace. Certo, non abbiamo creato articoli o video virali, da visualizzazioni a 5 zero, ma stiamo raggiungendo chi volevamo raggiungere, ovvero la nostra potenziale clientela.

Mantenere il sito aziendale aggiornato, raccontando l’impresa ed i suoi traguardi, è un’esperienza di valore, che non solo consente all’azienda di far sentire la propria voce, ma dà un importante messaggio al mercato, soprattutto quando la concorrenza non è così attenta nel comunicare.

Insieme a clienti come Unimec, RMS e molti altri, abbiamo il piacere di essere d’aiuto in questo percorso, raccontando anche eventi come l’Unimec Day o la festa per i 30 anni di RMS.

Chi visita i siti internet di questi clienti, ha subito la sensazione di avere a che fare con aziende “vive”, in movimento: si può dire lo stesso di chi visita il sito di un’azienda la cui ultima notizia risale a parecchi anni prima?

Seconda domanda: il sito è correttamente accessibile anche dai nostri beneamati smartphone?

Oltre il 60% del traffico internet oggi viene da mobile (fonte immagine: http://goo.gl/O2qcuK)
Oltre il 60% del traffico internet oggi viene da mobile (fonte immagine: http://bit.ly/2hZGsOA)

Le statistiche parlano chiaro, l’accesso ad internet è sempre più “mobile”: senza andare lontano, per un sito come il nostro Ultimoprezzo.com, il 60% del traffico proviene da smartphone (per la maggior parte) e tablet.

Facciamo anche noi la prova: prendiamo il nostro smartphone facciamo un giro fuori, lontani dal wi-fi aziendale e proviamo a cercare la nostra impresa, iniziando a cercarla per nome. Il nostro sito esce? Si carica in fretta o ci mette tanti secondi o addirittura decine di secondi? Si vede correttamente? Riesco a fruire in maniera corretta (e piacevole) dei suoi contenuti? Posso usare i servizi previsti, dalla form contatti a tutto il resto?

Ora, sempre in mobilità, facciamo un’altra prova: cerchiamoci in base alla nostra attività, così come potrebbe fare un potenziale cliente: usciamo tra i risultati di ricerca?

Se il nostro sito non è “mobile friendly” secondo il motore di ricerca, potremmo venire scavalcati da chi si è adeguato prima di noi, perdendo occasioni di contatto: ne abbiamo scritto più nel dettaglio in un post dedicato.

Se stiamo pensando ad un restyling del nostro sito internet, segniamoci di rendere la compatibilità multidispositivo un requisito fondamentale.

Terza domanda: che servizi troviamo di nostro interesse?

Sempre mettendoci nei panni di un cliente, cerchiamo di capire se la nostra offerta di servizio è interessante o meno.

Cosa trova chi visita il nostro sito? La nostra presentazione aziendale? Ottimo, aiuta un potenziale cliente a conoscerci meglio.

Se abbiamo un sito internet dobbiamo porcila domanda: è utile per chi lo visita? (fonte immagine: https://goo.gl/b2HWlD)
Se abbiamo un sito internet dobbiamo porci la domanda: è utile per chi lo visita? (fonte immagine: https://goo.gl/b2HWlD)

Trova anche una pagina dove indichiamo “Dove siamo”? Bene, anche se oggi come oggi basta l’indirizzo ed un collegamento ad una mappa online: vista la diffusione dei navigatori, non sarà difficile raggiungerci, ma questo contenuto potrebbe comunque essere utile per i motori di ricerca.

Continuiamo: trova una pagina in cui spieghiamo rapidamente cosa facciamo? Ok, ma forse è un po’ poco, visto che si tratta del “cuore” della nostra attività. Limitare il proprio sito aziendale alla trasposizione degli elementi pensati per una brochure stampata non è esattamente quello che si definisce il “cogliere le opportunità del media”.

Possiamo fare meglio, vero?

Ad esempio, se dobbiamo assistere tanti clienti, potremmo mettere a loro disposizione un sistema di supporto strutturato, in cui si ha la certezza che ogni richiesta viene presa in carico, seguita nei giusti tempi, risolta.

Se abbiamo una forza vendita (diretta o per il tramite di partner), mettiamo a loro disposizione un’area riservata con comunicazioni ad hoc, documenti utili ed altri servizi (ad esempio, un sistema per generare preventivi)?

Ancora: offriamo ai nostri clienti supporto ancora prima che ci contattino, ad esempio con domande e risposte sulle problematiche più frequenti nell’uso dei nostri prodotti o servizi?

Sempre sulla relazione con i clienti, chiediamo la loro opinione attraverso strumenti di feedback, come sondaggi o questionari online?

Oppure teniamo viva l’attenzione su di noi con l’invio di newsletter contenenti il richiamo a materiali e informazioni utili (e.g. consigli per usare meglio i nostri prodotti ed ottenerne più valore nel tempo?)

Ecco, questi sono solo alcuni spunti su come il nostro sito web aziendale può essere più utile per clienti, collaboratori, partner (ed in ultimo, per noi).

Quarta domanda: il sito sta lavorando per noi?

L’abbiamo fatto, ci abbiamo investito tempo e denaro, cosa ne stiamo ottenendo in cambio?

La nostra azienda appare professionale a chi la conosce per la prima volta attraverso il sito dopo averlo visitato con il proprio smartphone? Ottimo! E’ un primo, importante risultato.

Arrivano delle richieste? I vari dipartimenti aziendali, dall’amministrazione all’ufficio tecnico lavorano meglio di prima grazie al sito?

Per poter rispondere a queste (ed altre) domande, bisogna raccogliere dei dati e riuscire poi ad interpretarli correttamente.

Google Analytics è un aiuto prezioso e gratuito, ma bisogna dare importanza ai giusti dati
Google Analytics è un aiuto prezioso e gratuito, ma bisogna dare importanza ai giusti dati

Gli strumenti non mancano: Google Analytics, correttamente configurato ed impiegato, è una risorsa preziosa (oltre che gratuita), ma bisogna anche saper andare oltre il dato di “pagine viste e visitatori”. Possiamo essere contenti per un picco di visite, ma se poi questo si rivela frutto di un collegamento di un sito esterno in cui la nostra pagina viene evidenziata come “esempio da non seguire”?

Per essere davvero utile, il sito internet deve far parte in maniera significativa dei processi aziendali, in modo da poterne toccare con mano il valore reale: se anche un sito porta 50 richieste al giorno (magari un numero importante per la nostra azienda) che però finiscono ad una persona che non fornisce risposte adeguate, è evidente c’è qualcosa che non va.

Quinta domanda: da dove parto per fare meglio?

Prima di venire “risucchiati” dal quotidiano, potrebbe essere utile – se già non è una nostra abitudine – cercare di capire come la concorrenza ha scelto di essere presente in internet.

Non è detto che stiano facendo meglio di noi, ma già avere un’idea su che cosa trova un potenziale cliente che fa una ricerca su internet che potremmo soddisfare anche noi è un buon punto di partenza.

Poi possiamo ripetere questo esercizio con i nostri collaboratori e se siamo in confidenza con uno o più clienti, farlo insieme a loro: magari otteniamo delle conferme sulla bontà di quello che già offriamo, magari scopriamo esigenze che non stiamo ancora soddisfacendo.

Anche se una delle massime di Steve Jobs era che “la gente non sa quello che vuole fino a che non glielo si mostra”, qualche spunto interessante siamo sicuri che potrà uscire.

Se poi coinvolgiamo nella valutazione un’agenzia di servizi, capace di apportare la propria esperienza e ragionare insieme a noi sulle possibilità che abbiamo, anche in base alla fascia di budget che possiamo investire, le nostre chance di avere le idee più chiare sul come muoverci per fare meglio diventano decisamente più elevate 😉

Pronti, Ri-partenza, via! 😉