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Settembre, si riparte! La sfida da vincere per gli imprenditori? Gestire il cambiamento!

Alberto Giacobone

Tempo di lettura: 20′

Capacità memoria MidroSD
Il ritmo del cambiamento ha avuto un’accelerazione impressionante in pochi anni: stare al passo è decisivo

Settembre.

Da che mondo è mondo, in quel del Bel Paese in questo mese si torna a scuola e chi lavora torna al suo tran tran.

Già, perché nonostante qualche timido cambiamento causa crisi, agosto è ancora il mese delle ferie per eccellenza, con davvero poche eccezioni.

E’ uno schema che si ripete da anni – su cui si potrà fare probabilmente conto ancora per un po’ – ed è in nettissimo contrasto con i cambiamenti sempre più rapidi che gli imprenditori e le loro imprese si trovano affrontare.

Trend statunitensi possessori di tablet
La crescita esponenziale del numero di statunitensi che hanno un tablet, dal 2010 a oggi (fonte: http://goo.gl/Ve9eD5)

Pensiamoci: se la TV a colori ci ha messo circa 20 anni per arrivare nell’80% delle case statunitensi, un’azienda come Instagram è passata in un anno e mezzo dal non esistere all’essere acquistata per 1 miliardo di dollari. Se poi pensiamo a WhatsApp, venduta dopo soli 5 anni per 19 miliardi di dollari

Ancora, la diffusione dei tablet è passata dal 3% della popolazione adulta negli USA a maggio 2010 al 42% di gennaio 2014: sono bastati 3 anni e mezzo ed a questo ritmo, l’80% lo si vedrà nel giro di un paio d’anni al massimo (A tal proposito, in Italia ogni giorno si spendono 2 milioni di euro per l’acquisto di tablet!).

L’accesso ad internet da smartphone e tablet va ormai per la maggiore, così come crescono a pieno ritmo gli acquisti online tramite dispositivi mobili. Un commerciante che non si adegua a questo cambiamento, dotandosi di un ecommerce accessibile anche tramite smartphone e affini, sceglie di rinunciare a molti potenziali clienti che – probabilmente – compreranno altrove.

Le vendite online negli Stati Uniti nel 2014 saranno il 23% del totale; nel 2012 erano l’11% internetretailer.com

History of products
Nel XX secolo oggetti che non esistevano sono entrati rapidamente in tutte le case in molti Paesi (fonte: http://goo.gl/7CxQH2)

Ma guardiamo oltre al web: se volessimo fare qualche esempio di cambiamenti rapidi e radicali in altri campi, cosa potremmo riportare?

Prendiamo ad esempio il sequenziamento del genoma umano.

Si è partiti nel 1990 con un progetto da 3 miliardi di dollari, che ha portato a sequenziare il patrimonio genetico di un singolo individuo.

Oggi? Il costo è di poche migliaia di dollari e va rapidamente verso la soglia dei 1000 dollari.

Il ritmo del cambiamento in questo caso è stato davvero fuori dal comune: quello che prima era semplicemente “impossibile” oggi è una pratica tutto sommato economica, che diventerà presto una routine per tutti.

Costo produzione fotovoltaico per Watt
Il costo per produrre 1 kW con il fotovoltaico presto sarà tra i più convenienti sul mercato (fonte: http://goo.gl/GybO4H)

Un altro settore dove il cambiamento continua ad essere “radicale” è quello delle celle fotovoltaiche: si è passati dal costo di circa 77$ per Watt del 1977 agli attuali circa 35centesimi!

Continuando di questo passo, al di là del fattore inquinamento, entro il 2025 l’energia solare risulterà più conveniente di quella prodotta tramite centrali termoelettriche a ciclo combinato.

Se spostiamo l’attenzione al campo dei trasporti, ci accorgiamo di quanto certi cambiamenti possano essere destabilizzanti. E’ sufficiente seguire le vicende di aziende come Uber o Lyft e vedere le reazioni – anche violente – che suscitano quando entrano nei vari mercati.

Anche qui però, limitarsi a guardare il presente non aiuta a comprendere il vero cambiamento in atto. Ad aiutarci in questo caso è KPMG, una delle più famose società di consulenza, che in un interessante report riflette sull’impatto che le macchine che si guidano da sole avranno nel nostro quotidiano: non si tratta di un “se”, ma semplicemente di un quando e quanto in fretta.

Manifestazione anti Uber
Le proteste contro Uber hanno coinvolto tante metropoli in Europa, tra cui anche Milano (fonte: http://goo.gl/uvF7y1)

A fronte di un cambiamento come questo, in arrivo in meno di 10 anni, come ci possono sembrare i conflitti legati all’ingresso nei vari mercati di aziende come Uber (che – per inciso – si sta già preparando al futuro che verrà)?

Sempre per inciso, in un articolo se vogliamo “difficile” proposto da Fortune, si ragiona su una delle conseguenze negative dell’adozione di massa delle auto che si guidano da sole: l’anticipata scarsità di organi per i trapianti, a causa o in virtù del minor numero di incidenti previsto.

Restando nei trasporti, spostiamoci nel campo aerospaziale: mandare nello spazio un satellite è ancora piuttosto costoso. A seconda dei vettori impiegati, ci si può attendere di pagare diverse migliaia di euro per ogni chilogrammo di carico inviato nello spazio.

Tra le tante aziende impegnate in questo campo, una sta lavorando per ridurre questo costo a poche decine di euro per singolo chilogrammo, un vero e proprio salto di quasi due ordini di grandezza.

L’azienda si chiama SpaceX ed i suoi piani per lo sviluppo di vettori spaziali riutilizzabili sono noti da tempo. In questo video del 2011 possiamo vedere una simulazione di quello che a metà 2014 è quasi diventato realtà: i primi test di rientro controllato di un vettore di primo stadio sono già stati conclusi con successo ed il primo atterraggio (e successivo reimpiego) vero e proprio è previsto per inizio 2015.

Se pensiamo che questi vettori costano più di 50 milioni di dollari e attualmente ad ogni lancio si distruggono al rientro in atmosfera, la prospettiva di reimpiegarli fino a 20 volte ci fa ben comprendere il tipo di cambiamento in vista in questo campo.

Sempre da SpaceX viene raccontato l’impiego di tecnologie innovative, come la stampa 3D, per la realizzazione di componenti chiave dei propri vettori, come ad esempio i motori: la camera dei motori SuperDraco, che verranno presto utilizzati in missioni con astronauti a bordo, è stata interamente stampata in Inconel, una lega di nichel e cromo, con numerosi vantaggi rispetto alle tecniche produttive tradizionali.

Anche guardando questo video, ci rendiamo conto di come fantasia e realtà si incontrano più di quanto si pensi ( vi ricorda qualcuno? 😉 ).

SpaceX non è certo l’unica azienda ad impiegare questa tecnologia. Colossi come GE la stanno utilizzando da anni con crescente confidenza, sostituendo progressivamente le tecniche di produzione tradizionali in sempre più ambiti applicativi.

L’impatto di queste tecnologie, da qui al 2025, viene stimato in un report di McKinsey pari a 550 miliardi di dollari.

Del resto, pensiamoci: un’azienda, per produrre ad esempio un ugello, investe in macchinari e processi che permettono di realizzarlo, assemblando e saldando diversi componenti tra loro; un’azienda concorrente, attraverso una stampante 3D, produce il medesimo oggetto semplicemente stampandolo, ottenendo un prodotto finito in minor tempo, più durevole e dal peso inferiore.

GE engineers racconta questa evoluzione, al suo interno, nella produzione degli ugelli impiegati nelle proprie turbine.

La stampa 3D non è certo l’unica innovazione che cambia radicalmente le regole del gioco: nelle fabbriche ad esempio si fa sempre più spazio una nuova generazione di robot collaborativi, capaci di lavorare fianco a fianco con le persone senza gabbie perimetrali e di venire addestrati anche a compiti complessi con poche, semplici mosse. Ne sa qualcosa Alumotion, un nostro cliente, che porta questa avanguardia nelle imprese e tratta di questi temi nel suo blog.

Dai costi sempre più accessibili, questi robot sono particolarmente maneggevoli ed in grado di svolgere compiti via via sempre più delicati e complessi, integrandosi in ambienti produttivi di ogni genere. Nell’interessantissimo documento sulle Fabbriche del Futuro preparato dall’associazione europea EFFRA, ampio spazio viene dato al ruolo di robotica e meccatronica, insieme ad altri megatrend in corso.

Anche un fenomeno apparentemente “consumer” noto come Internet of Things entra in azienda dalla porta principale, consentendo di rilevare in maniera rapida ed economica una serie di parametri utilissimi per migliorare la produzione: stanno arrivando sul mercato sensori che non necessitano di batterie e dai costi sempre più bassi ed un recente report PWC prevede un mercato da diversi miliardi di dollari da qui al 2020.

sfera di cristallo
Predire il futuro prima era prerogativa di maghi e indovini; grazie all’evoluzione tecnologica questa capacità oggi ha fondamenta un po’ più solide

Gli strumenti di analisi di questa sovrabbondanza di dati sono solo agli inizi e manca ancora una vera e propria cultura dell’analisi e ottimizzazione (così come mancano – nei soli Stati Uniti – circa 150.000 analisti e 1,5 milioni di manager in grado di prendere decisioni informate sulla base di quei dati, stando ad un recente report McKinsey), ma anche qui, algoritmi sempre più sofisticati sono sempre più in grado di gestire “il grosso”, lasciando agli esseri umani il lavoro di fino.

Tra le nuove figure professionali spicca il Chief Data Officer, o CDO (indicativo il fatto che non esiste ancora al momento in cui scriviamo la pagina di Wikipedia in italiano): il suo compito è quello di decidere come e quali informazioni catturare, come gestirle ed impiegarle. E’ una figura che sembra sovrapporsi al CIO (Chief Information Officer), ma questi ha un ruolo più incentrato allo sviluppo e mantenimento dei sistemi dedicati all’archiviazione ed elaborazione delle informazioni.

La possibilità di monitorare a basso costo le situazioni più disparate non solo permette di migliorare i processi produttivi ma anche di predire eventuali situazioni critiche, ad esempio intercettando possibili guasti prima che avvengano.

Se una attenta raccolta, rielaborazione e impiego di informazioni all’interno dell’azienda si preannuncia come un fattore chiave per la competitività, altrettanto importante è far sì che le informazioni fluiscano in modo adeguato anche nel rapporto con l’esterno, creando una vera e propria “data supply chain”.

Il sito mobile di Trasporti Pubblici Monzesi
Trovare il parcheggio libero più vicino è facile, se le informazioni sono condivise (fonte: http://goo.gl/Hhi7ri)

Per comprenderne il valore, ci fa piacere menzionare un’iniziativa sorta in occasione di Expo 2015, che si è tradotta nello sviluppo dell’ecosistema E015.

Nel contesto di questo ecosistema, diversi operatori mettono a disposizione delle proprie informazioni nel rispetto di determinati criteri, per poter accedere alle informazioni messe a disposizione da altri.

Ad esempio, abbiamo aiutato Trasporti Pubblici Monzesi a mettere a disposizione le informazioni in tempo reale sui parcheggi gestiti a Monza, in modo che altri operatori possano utilizzare questi dati nelle loro applicazioni, a vantaggio degli utenti.

Liberare i dati per farli scorrere con facilità consente di creare un valore enorme: pensiamo al contesto delle reti d’impresa (Piacenza Mec Group, un nostro cliente, è tra queste), dove più aziende fanno fronte comune rispetto al mercato. La riduzione della frizione nello scambio dati tra le imprese aderenti consente di creare ottimizzazioni di processo rilevanti, in grado di impattare significativamente i costi sostenuti e di riflesso la competitività della rete stessa.

Per inciso, è doveroso menzionare il movimento “Open Data”: partendo dal principio che le informazioni pubbliche devono essere il più possibile accessibili e rielaborabili, il movimento spinge le diverse pubbliche amministrazioni ad agevolare l’accesso alle informazioni a cui i cittadini hanno diritto di accedere.

Liberare i dati e farli scorrere con facilità consente di creare ottimizzazioni di processo rilevanti

In Italia si muovono passi interessanti, anche se la strada verso la piena trasparenza è ancora lunga.

I vantaggi sono di immediata evidenza: pensiamo ad un progetto scolastico in cui incrociando diversi dati pubblici una classe riesca ad evidenziare come il proprio comune spenda dieci volte tanto per certe forniture rispetto ai comuni limitrofi. L’evidenziazione di questa informazione potrebbe portare a dei consistenti risparmi e ad una migliore gestione della cosa pubblica.

Dati che circolano, robot al lavoro, stampanti che producono, ma anche persone che lavorano meglio, con meno ostacoli. Abbiamo ad esempio da poco evidenziato i vantaggi della posta elettronica in versione cloud e gli stessi vantaggi si possono estendere un po’ a tutte le applicazioni.

Un telefono vecchio stile
Scegliere di adottare certe tecnologie ormai non è più un fattore di costo (fonte: http://goo.gl/UN7FeA)

Poter accedere ai propri strumenti di lavoro informatici più o meno ovunque, senza ostacoli (se non la velocità di connessione alla rete, aspetto su cui purtroppo in Italia siamo indietro) o ancora, poter comunicare con colleghi, clienti e fornitori in modo efficace sia in tempo reale che in differita: gli strumenti ormai ci sono e sono anche economici.

La mancata adozione di certe tecnologie non è infatti più un fattore di costo, ma un mero fattore culturale, legato a delle valutazioni errate dei costi sostenuti dall’impresa nel suo insieme.

Reagire in fretta ai cambiamenti – lo sappiamo – non è per niente facile: recentemente abbiamo realizzato una video presentazione per Digital Dictionary, un’impresa innovativa che si prefigge proprio di aiutare i marketing manager (e non solo) a stare al passo con il cambiamento, offrendo loro strumenti e risorse per fare scelte consapevoli.

In Italia si spendono ogni giorno 2 milioni di euro per l’acquisto di tablet  Mondo3.com

Se c’è il giusto spazio sul mercato per questo tipo di iniziative imprenditoriali è proprio perchè in questo periodo è difficile più che mai stare al passo con i molteplici fronti del cambiamento: gestirlo richiede molta fatica, in primis mentale; non per niente è molto frequente che ci si arrocchi in schemi difensivi, che tendono a giustificare lo status quo, prendendolo come un dato di fatto immutabile.

Quante volte abbiamo visto e condiviso questo diagramma di Venn?

Il compromesso tra velocità, qualità e risparmio rappresentato in un diagramma di Venn
Qualità, velocità e risparmio: un compromesso impossibile, a meno che… (fonte: http://goo.gl/E4GYd1)

Ottenere qualcosa di qualità in fretta e pagandolo poco? Utopia! A meno che …

Ecco, l’innovazione è il nostro “a meno che”, il fattore X che cambia le regole del gioco, rendendo possibile quello che prima non lo era: sequenziare in poco tempo il genoma umano con un basso margine di errore e a costi irrisori non è più utopia, grazie all’innovazione; avere un computer – il cui costo è in caduta libera – che riesce a diagonisticare malattie complesse meglio di medici professionisti non è più utopia; produrre parti di aereo in giorni invece che mesi è ormai affare di routine.

Gli esempi sono molti e potremmo continuare a lungo, ma ormai il ragionamento è chiaro: per affrontare le sfide del mercato è importante aprire gli occhi e rendersi conto dei numerosi, rapidissimi cambiamenti in atto, al fine di compiere scelte più consapevoli.

E’ sicuramente un buon proposito per l’equivalente dell’anno scolastico che sta per iniziare per arrivare così alla prossima estate a godersi – si spera – delle meritate e piacevoli vacanze 😉