La notizia gira in rete da qualche giorno, Travis Rich e Kevin Hu, due ricercatori del MIT, hanno realizzato un progetto volto a rispondere a una domanda: le gif animate sono diventate (o possono diventare) un linguaggio?
Per la loro ricerca i due studenti hanno ideato il sito web GifGif, che si basa su un’idea piuttosto semplice: a chi visita la pagina vengono proposte due gif animate differenti e viene chiesto di cliccare su quella che meglio esprime una determinata emozione umana (ma è possibile anche scegliere l’opzione “nessuna delle due”).
In questo modo vengono raccolti i dati necessari per stabilire “l’essenza grafica” di alcune emozioni, informazioni indispensabili per stabilire l’esistenza o per creare appunto un nuovo “linguaggio delle gif”.
Sicuramente a questo punto sarà già venuta la pelle d’oca a più di un linguista, tuttavia il progetto dei ricercatori del MIT porta alla luce un fenomeno piuttosto importante che ha già cambiato il modo di comunicare in rete.
Se vogliamo ragionare sulla possibile esistenza del linguaggio delle gif, dobbiamo prima avere chiaro cosa intendiamo quando parliamo di “linguaggio”: per farla breve, si tratta di un sistema di comunicazione complesso che però non deve essere necessariamente verbale (si pensi infatti al linguaggio del corpo o dei segni).
Il grande limite del linguaggio verbale, quando messo per iscritto, sono le parole stesse
Se, infatti, durante una conversazione orale abbiamo a nostra disposizione tutta una serie di strategie per comunicare, ribadire o enfatizzare le nostre emozioni (tono della voce, espressioni facciali, distanza dall’interlocutore, sospiri, silenzi, gestualità, etc.), quando scriviamo dobbiamo cercare di trasmettere tutto ciò utilizzando solo le parole.
Questo grandissimo ostacolo scompare quando per comunicare si usano le gif animate: queste infatti altro non sono che immagini digitali (animate appunto) che possono catturare e trasmettere una particolare emozione (felicità, rabbia, sorpresa, tristezza, etc.).
Sono diventate specialmente popolari grazie ad internet ed a realtà come, ad esempio, Reddit e Imgur in cui le gif sono principalmente usate come risposta ad un determinato post, tanto da prendere il nome di Reaction Gifs (sia Reddit che Imgur hanno una sezione dedicata a questo tipo di gif).
In queste pagine le gif animate sono suddivise per categorie in base a ciò che comunicano e quindi in base a ciò che l’utente vuole esprimere: disgusto, sorpresa, disinteresse, rabbia, etc. La cosa interessante però è che alcune categorie descrivono concetti non così immediati, come per esempio “Faking Interest/Cool Story Bro” che raccoglie tutte quelle gif che rappresentano la nostra reazione quando ci viene raccontata una storia palesemente falsa o “pompata”, soprattutto se chi la racconta ne va particolarmente fiero.
Quante parole ho dovuto usare per esprimere questo concetto? Immaginate il tempo che ho impiegato a mettere la mia idea per iscritto e sommate il tempo che avete impiegato voi a leggere le mie parole.
Con una gif animata come questa, attraverso la gestualità di Jon Hamm avrei ottenuto un risultato sicuramente migliore, più diretto, chiaro ed effettivo in un decimo del tempo. Ci avremmo guadagnato tutti, no?
E’ proprio questa l’idea alla base di React Messenger, per ora disponibile (gratuitamente) solo per iOS: non è solo un’applicazione di messaggistica mobile, perché permette anche di arricchire ogni messaggio inviando la propria espressione facciale (quindi la propria “reazione” a qualcosa che viene detto), che spesso vale più di molte parole.
Infatti, se prima nelle chat e nelle comunicazioni online erano le emoticon a farla da padrone, adesso queste sono state spodestate dalle gif: ormai le faccine non sono in grado di reggere il confronto.
A rendere popolari le gif sono state la loro immediatezza e precisione espressiva
Se, da una parte, l’immediatezza è il loro tratto distintivo, bisogna anche dire che dall’altra le gif animate pesano molto più di un’immagine e, quindi, di frequente il loro caricamento richiede qualche secondo.
Inoltre, l’immediatezza arriva solo in un secondo momento: all’inizio è necessario “dedicare” una manciata di secondi a guardare una gif (che può essere più o meno lunga). Ma, dopo averla vista la prima volta, sono necessari pochi fotogrammi per recepirne il messaggio (un po’ come succede con i MEME più famosi).
Se paragonata ad un’immagine, poi, la qualità delle gif risulta anche decisamente inferiore: infatti una gif animata può avere un massimo di 256 colori, e questo le conferisce il tipico aspetto un po’ “lo-fi” ma che ne è anche un chiaro tratto distintivo a cui gli utenti sono ormai affezionati.
Un’altra peculiarità alla quale ci si affeziona (o meglio, a cui si diventa dipendenti) è il loop che caratterizza questo formato: infatti una gif è un più o meno breve spezzone di video che viene poi montato per essere ripetuto all’infinito. In una gif fatta bene, il momento in cui il video finisce e poi ricomincia non è facilmente identificabile e quindi si rimane ipnotizzati davanti alla gif che si ripete ancora, ancora e ancora… (soprattutto se riproduce un meccanismo già di per sè ripetitivo come nel caso della gif qua a fianco).
Il successo di questo nuovo mezzo di comunicazione ha comunque portato alla nascita di tantissime pagine web che non solo raccolgono le gif più svariate, ma permettono anche di crearle a partire da un video.
Imgflip infatti dà la possibilità di creare una gif da un video (preso da YouTube o altri siti che raccolgono video o fatto da noi): in seguito possiamo deciderne la dimensione, la velocità ed altre opzioni per customizzare la nostra gif, tutto online e gratis.
Come c’era da aspettarsi è anche possibile trovare app per creare gif animate: un esempio è GifBoom (disponibile per iOS e Android), un’applicazione gratuita che permette di customizzare le nostre gif con filtri, cornici e testo.
Sono quindi parecchi gli strumenti a disposizione per la creazione di gif “fai-da-te”, un mondo in contrapposizione con quello delle gif prese da film o video famosi: anche qui, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Volete esprimere il vostro disappunto per qualcosa che avete appena letto? Potete farlo attraverso Edward Norton.
Avete appena scoperto una notizia che vi ha lasciato a bocca aperta? Ditelo con Will Smith nei panni del principe di Bel Air.
E, se volete zittire il vostro amico che si lamenta di prendere una multa dopo l’altra, ma continua a parcheggiare dove non può, ecco che Jim Carrey sa esattamente cosa dire.
Il fenomeno delle reaction gifs è diventato estremamente popolare anche sui social network
E’ chiaro che ormai la stragrande maggioranza degli utenti accede ai social network da dispositivi mobile: troviamo infatti anche applicazioni per smartphone e tablet come Gifwrapped che permettono di trovare la gif adatta a ciò che vogliamo comunicare digitando una parola chiave.
A proposito di reti sociali, la prima ad “accettare” le gif animate e renderle visibili nel flusso di notizie è stata Google+, seguita poi da Pinterest che ha implementato questa funzione un paio di mesi fa. Ad essere “rimasta indietro” è Facebook, che ancora non supporta questo formato (speriamo che sarà preso possibile ma, nel frattempo, si può aggirare il problema utilizzando Giphy, un motore di ricerca per GIF che però le trasforma in video).
Tra tutte le funzioni che le gif animate possono compiere, c’è anche quella di Babel Fish: sono infatti intelligibili da qualsiasi persona indipendentemente dalla sua nazionalità e lingua madre. Tuttavia, un aspetto interessante emerso dallo studio che stanno portando avanti gli studenti del MIT, è che la percezione delle emozioni cambia da cultura a cultura.
Niente di nuovo, questo è un discorso molto più ampio e già studiato che riguarda il linguaggio del corpo ma che, di riflesso, va a toccare anche il mondo delle gif animate. Pensiamo alla cultura cinese, ad esempio: mentre per noi occidentali il sorriso e la risata sono una manifestazione di felicità che quindi ci aspettiamo di trovare in contesti “positivi”, in Cina il sorriso e la risata sono presenti anche in situazioni meno favorevoli, come una ramanzina o una sfuriata.
La reazione ad una gif come questa quindi potrebbe essere diversa se proposta ad un cinese piuttosto che ad un francese.
Inoltre, una gif può anche far leva sui sentimenti legati al patrimonio culturale di una nazione: se facessimo vedere a qualsiasi italiano la gif qui a sinistra, non solo la troverebbe tremendamente divertente, ma saprebbe anche ricollegarla al suo contesto originale (e scatterebbe di sicuro un applauso!)
Se, invece, la facessimo vedere ad uno statunitense (per esempio) otterremmo una reazione del genere.
Per i risultati della ricerca degli studenti del MIT ci sarà da aspettare: in ogni caso, è evidente che le gif animate hanno una potenza espressiva enorme ed un’immediatezza particolare che le rende ideali per la comunicazione online.
Bisogna vedere se il loro successo è destinato a tramontare così come è successo con i Rage Comics o se passeranno ad essere adottate come un nuovo divertente, rapido ed effettivo mezzo di comunicazione.
Il destino delle gif animate quindi è ancora un punto di domanda. Ciò che sappiamo con certezza però è che oggi questo fenomeno occupa uno spazio fondamentale nella comunicazione online, soprattutto tra i giovani: è una realtà che tutti coloro che scrivono in rete non possono ignorare.