Internet sta cambiando pelle, rapidamente: aumenta la banda a disposizione, cambiano i dispositivi che le persone usano per accedere (sempre più smartphone e tablet), cambia la tipologia di informazioni (in particolare, crescono i video) e il modo in cui ne fruiamo (sempre più app e widget).
In tutto questo “cambiamento”, a distanza di 20 anni dalla sua incarnazione originaria rimane ancora oggi un componente centrale di buona parte dell’esperienza internet un software: il browser.
(Piccola nota: se lo chiamate “navigatore”, passate per talebani della lingua – alla francese, per intenderci – e in pochi vi capiranno al primo colpo; il termine originale – browser – è diventato ormai noto anche a molti italiani).
Se il nome rimane lo stesso, cambia (e non poco) la sostanza: in 20 anni i browser hanno fatto dei passi da giganti, evolvendosi in maniera sostanziale.
Semplificando al massimo, quando digitiamo un indirizzo web, ad esempio http://it.wikipedia.org/, il compito del browser è di interpretare il codice presente a quell’indirizzo per “mostrarci” le informazioni presenti.
E’ importante sottolineare l’idea che le informazioni che vediamo sono “interpretate”, ovvero tradotte per noi dal browser a partire da dei linguaggi che faticheremmo a comprendere: ogni browser nel compiere questa operazione segue (più o meno alla lettera) delle regole e compie questa operazione più o meno velocemente.
E’ proprio su questi “più e meno” che si gioca un’importante partita, in quanto i browser di qualche anno fa, come ad esempio l’ormai obsoleto Internet Explorer 6 o anche la sua versione successiva, Internet Explorer 7, offrono prestazioni di decine o in alcuni casi di centinaia di volte inferiori alle loro controparti odierne, a parità di hardware e configurazione software del sistema.
E’ una differenza “abissale“: quello che prima richiedeva 100 secondi, arriva a richiederne 1 o meno, semplicemente “cambiando browser”. Il salto di prestazioni equivale al passare dall’andare a cavallo al prendere un jet supersonico.
Cosa farsene di tutta questa potenza? Un sito come Canvasdemo.com ci fa scoprire giochi, effetti grafici e molto altro ancora, ma tornando ad esempi utili in ambito “professionale”, un esempio importante sono le funzionalità offerte dai Google con le sue Google Apps, degli strumenti di lavoro collaborativi che affiancano o sostituiscono i tradizionali programmi di Office Automation. Gmail non ha bisogno di presentazioni e anche Google Calendar, Google Docs o ancora Google Talk sono strumenti molto diffusi.
Come agenzia siamo rivenditori della versione business, ma l’attenzione di questo post è incentrata su di una scelta coraggiosa che Google ha da poco annunciato:
dal 1 agosto 2011 infatti, Google supporterà solo le ultime due versioni di ciascuno dei browser più importanti: per Internet Explorer di Microsoft quindi, al momento in cui scriviamo solo la 8 e la 9.
Vengono abbandonati anche Firefox 3.5 e Safari 3 e così via per gli altri browser.
Quella di Google è una vera e propria presa di posizione: o aggiorni il tuo browser o sei fuori, in quanto non garantiamo la compatibilità del nostro software con il tuo “interprete”.
Le motivazioni di Google sono di immediata evidenza: oltre a poter realizzare applicazioni più funzionali, quello a cui tengono molto a Mountain View è l’esperienza utente. Se per caricare una tabella di un foglio di calcolo il browser ci mette molti secondi contro i pochi istanti di un equivalente moderno, chi usa il software proposto da Google potrebbe attribuire la cattiva esperienza a Google e non al browser in uso, di cui non è tenuto a conoscere le prestazioni. Inoltre, non potendo sfruttare fino in fondo tutte le funzionalità dell’applicativo, potrebbe considerarlo “inferiore” a soluzioni equivalenti.
Due ottimi motivi per “forzare la mano”, assicurando un’esperienza consistente e di qualità ai suoi utenti e al contempo creando le condizioni affinchè altri sviluppatori possano essere altrettanto confidenti nel mettere a frutto queste risorse odierne.
A dichiarare la necessità di “aggiornare” Internet Explorer è Microsoft stessa usando slogan aggressivi mutuati da campagne contro la piaga delle stragi dovute all’alcool: un “friends don’t let friends drink and drive“, ovvero “gli amici non lasciano che gli amici bevano e guidino”, diventa “friends don’t let friends use Internet Explorer 6“, che può essere tradotto con “gli amici non lasciano che gli amici usino Internet Explorer 6”.
E’ la stessa Microsoft a paragonare le due situazioni (rischiando di urtare la sensibilità di chi è stato vittima in qualche modo della prima piaga), sottolineando così la “gravità” dell’utilizzo di un browser obsoleto, un serio problema per alcuni Paesi (come la Cina, dove è ancora pari al 30% del mercato) e per alcune realtà aziendali, dove a causa di software proprietari non aggiornati o aggiornabili, alcuni IT manager scelgono di non aggiornare il browser in dotazione sui computer in uso in azienda.
Ma in generale, in Italia, quanto sono ancora diffusi browser “obsoleti”?
Lo proviamo a scoprire osservando le statistiche di ultimoprezzo.com, un nostro portale che negli ultimi 30 giorni ha visto più di 700.000 visite, un campione sufficientemente ampio da essere considerabile come “signficativo”.
Scopriamo che circa l‘8% dei visitatori usano ancora Internet Explorer 7, mentre più del 2,5% navigano ancora con Internet Explorer 6.
Un browser altrettanto obsoleto come Firefox 3.5 rappresenta solo lo 0,5% delle visite del sito e sembra quindi che gli utenti di Firefox siano più propensi agli aggiornamenti.
Questi numeri rendono evidente la necessità di mosse coraggiose da parte di operatori di mercato in posizioni di rilievo, come appunto Google stessa.
Anche Microsoft si è attivata in questa direzione, con un importante gara a cui ha partecipato anche un italianissimo – e molto bravo – Gianluca Guarini, con un’applicazione ideata per Radio Deejay.
Curiosità: per una vista d’insieme sui browser più diffusi in Italia, indipendentemente dalla loro versione, possiamo avvalerci di un grafico interattivo, che ci mostra l’ascesa di Google Chrome e il declino di Microsoft Internet Explorer, a fronte di un Mozilla Firefox sostanzialmente stabile da circa 3 anni.
Source: StatCounter Global Stats - Browser Market Share