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Serve davvero avere un sito internet?

Alberto Giacobone

Tempo di lettura: 16′

Oggi in ufficio è nata l’occasione di chiaccherare di una realtà milanese, un mercatino dell’usato che si distingue per il tipo di prodotto proposto alla sua clientela: abiti, vestiti e accessori di alta marca, usati poco o a malapena, messi in vendita a prezzi particolarmente interessanti.

La riflessione sul come avrebbe potuto essere il sito internet di una simile realtà si è presto trasformata nella considerazione sull’opportunità o meno di realizzare un sito internet vero e proprio: da fare assolutamente? La risposta è “non necessariamente“.

Quanti siti “chi siamo, dove siamo, cosa facciamo” troviamo in internet? Tantissimi, ormai vengono venduti da anni con lo stampino: il mondo è pieno di “aziende giovani e dinamiche” e “professionisti dalla consolidata esperienza” che si presentano attraverso immagini di persone che si stringono le mani.

Cosa può guadagnare (in più) un piccolo negozio con una formula particolare come quello sopra riportato, da un sito di questo tipo? Domanda retorica, risposta ovvia: poco o niente.

Cosa può guadagnare da una corretta presenza su internet? Tantissimo!

Oggi internet più che mai è una realtà fatta di luoghi ed esperienze: le persone passano il proprio tempo in un luogo piuttosto che un altro e lì vivono delle esperienze.

Ad esempio: Facebook (noto Social Network) è un luogo e Farmville (Gioco online di grande successo che si può giocare – semplifichiamo – dentro Facebook) è un’esperienza.

Scenario scontato: mi connetto a internet con il mio computer e accedo a Facebook.

Scenario un po’ meno scontato (ma in rapido divenire): mi connetto a internet con il mio smartphone e accedo a Facebook.

Una volta che sono dentro, tra le centinaia di migliaia di esperienze che posso vivere, c’è quella di Farmville o ancora quella di fare e ricevere regali virtuali ai e dai miei “amici” oppure ancora quella di commentare le foto di una festa, etc.

Un’altra esperienza che si può vivere? Quella di condividere con gli amici o le amiche la dritta su di un posto fantastico dove si può essere alla moda spendendo poco.

Ecco, è qui che il nostro negozio può trovare in internet un vero e proprio alleato per il suo successo: ad esempio può rendersi visibile a quanti usano foursquare (e anche in Italia iniziano ad essere un po’) e vivono l’esperienza del check-in, magari offrendo loro qualche dritta “esclusiva”.

Ancora, può usare Twitter per avvisare chi segue il suo Hashtag che sono arrivate nuove fantastiche occasioni.

Oppure ancora può aprire una sua pagina su Facebook e relazionarsi con quelli che una volta si chiamavano fan e da qualche mese sono degli “estimatori” (“I like” in italiano è diventato “mi piace”, che collettivamente diventa un “ci piace”, espressione resa recentemente popolare da un reality show).

Ognuna di queste azioni richiede più o meno tempo (suggerimento: le abbiamo elencate dalla meno onerosa a quella più impegnativa), così come richiede più o meno competenza (si fa / non si fa): la rete, come tutti i luoghi ha le sue regole e non rispettarle a volte può costare caro.

(Per dovere di cronaca, non abbiamo menzionato Friendfeed, Youtube a altri luoghi importanti, ma ci torneremo).

Volutamente, non abbiamo elencato l’apertura di un e-commerce: non perchè chi gestisce un negozio come questo non potrebbe beneficiarne, ma perchè a tutti gli effetti si tratterebbe di iniziare un nuovo mestiere, quello di vendere online, con tutto ciò che comporta (per farlo bene, bisogna investire tempo e denaro).

Una delle rivoluzioni di internet così come lo conosciamo oggi sta nella possibilità per ognuno di noi di vivere esperienze in numerosi luoghi (virtuali, si intende), a volte anche contemporaneamente: si tratta però di luoghi “personali”, spesso estensioni del sè (il mio profilo di Facebook, il mio account su Twitter e l’elenco dei feed che scelgo di seguire) in cui il negoziante di turno può con un po’ di attenzione e impegno “fare capolino”, direttamente o indirettamente, per proporre la sua offerta.

Quello che cambia è proprio la possibilità di entrare, anche per brevi istanti, nel “radar” delle persone, con investimenti che sono “infinitesimali” se paragonati a quelli necessari qualche decennio fa per le comunicazioni di massa. Saper sfruttare al meglio questi “incontri” è la chiave di volta del successo di una presenza online, al servizio di un’attività come il negozio da cui siamo partiti.

Sotto questa prospettiva, il “sito” così come lo conosciamo davvero può ridursi a quasi un nome di dominio e poco più o ancora, trasformarsi in una pagina di Facebook vissuta bene e in generale un’intensa vita di relazione online.

Quello che conta è la capacità di riempire di sostanza la comunicazione attraverso la rete, quale che sia lo strumento in mano all’interlocutore (computer, portatile, tablet, smartphone o altro ancora): e no, limitarsi a raccontare di essere un negozio “giovane e dinamico” attraverso un sito fatto con lo stampino “perchè si deve fare” non si può definire una buona comunicazione ricca di sostanza.

Post Scriptum: chi è dalle parti di Milano (o ha occasione di farci un giro) e vuole conoscere il negozio in questione (un buon affare è sempre un piacere), può lasciarci un commento: risponderemo in privato a ciascuno!