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Corning Gorilla Glass e Google Project Glass: due visioni del futuro a confronto.

Alberto Giacobone

Tempo di lettura: 10′

Gli smartphone e i tablet più diffusi hanno in comune un componente: si chiama “Gorilla Glass” ed è un vetro temperato sottile e leggero ma anche estremamente resistente. Apple iPhone 4S e Samsung Galaxy S II, Apple (new) iPad e Samsung Galaxy Tab 10.1 e l’elenco continua citando tutti i principali dispositivi mobili “top di gamma”.

A produrlo è la Corning, un colosso da 26.000 dipendenti che nel 2010 ha fatturato 6,6 miliardi di dollari.

Nel 2011 questo colosso ha condiviso un video sul futuro e poche settimane fa l’ha rinnovato, in una versione 2.0 ancora più completa. E’ uno sguardo su di un possibile futuro che arriva da una delle aziende più importanti al mondo e merita di essere guardata con attenzione (sono poco più di 5 minuti):

Affascinante, vero? Ora però rivolgiamo il nostro sguardo all’ultima creatura di un altro colosso, un’azienda che ha 32.000 dipendenti e che nel 2011 ha fatturato 38 miliardi di dollari: Google.

Stiamo parlando di “Google Project Glass“, di cui erano trapelate le prime notizie già a febbraio e che ora viene rivelato al mondo in maniera più compiuta direttamente da Google stessa: di cosa si tratta? Ecco alcune foto:

Immagine presa da Project Glass Google +
Immagine presa da Project Glass Google +
Immagine presa da Project Glass Google +
Immagine presa da Project Glass Google +
Immagine presa da Project Glass Google +
Immagine presa da Project Glass Google +

E’ un nuovo dispositivo che presto sarà a nostra disposizione: un computer da indossare sottoforma di “occhiali”, con un monitor trasparente da posizionare davanti ad un occhio, capace di “sovrapporre” informazioni digitali a quello che stiamo vedendo.

Se il tipo di dispositivo non è una novità assoluta e in molti ambienti lavorativi occhiali simili sono già in uso, il livello di miniaturizzazione raggiunto e la qualità dell’esperienza offerta rende possibile il “grande salto” verso il mercato “consumer”, dove in questo momento la stanno facendo da padrone smartphone e tablet.

Non è ancora prevista una precisa data di lancio, ma vari “rumor” la danno entro fine 2012, ad un prezzo che dovrebbe essere attorno ai 500 dollari.

Per mostrarci quello che ci aspetta, Google ha preparato un breve video:

Già da questo primo esempio, possiamo renderci conto che la maggior parte delle funzionalità che utilizziamo in uno smartphone  sono ottimamente fruibili con questi nuovi occhiali.

Dal meteo agli appuntamenti, dalle telefonate alla ricerca di un percorso, dai messaggi alle videochiamate: tutto in un unico dispositivo, ad accesso istantaneo, contrariamente agli smartphone che – per quanto “personal devices” – tipicamente sono in una tasca o in una borsa e richiedono almeno qualche secondo per essere presi e attivati.

Se tablet e smartphone uniti all’accesso in mobilità stanno rivoluzionando il passaggio e la condivisione delle informazioni, i nuovi computer indossabili preannunciano un ulteriore salto evolutivo, una vera e propria “realtà aumentata” facilmente accessibile e fruibile.

Interfacce e funzionalità di questi sistemi sono tutti da scoprire ed inventare: dalla voce a piccoli movimenti del corpo per arrivare in un futuro nemmeno troppo lontano al pensiero, le modalità con cui potremo interagire con questi oggetti sono davvero molte.

Allo stesso tempo, sono tutte da affrontare e comprendere le implicazioni sociali della diffusione di simili strumenti, dall’indiscutibile potenziale altamente invasivo della nostra sfera privata.

Una cosa comunque è certa: facendoci caso, il futuro che Google sta costruendo è molto diverso da quello immaginato da Corning: da una parte, un singolo monitor trasparente di dimensioni molto ridotte (e già si sta lavorando per trasformare questi monitor in lenti a contatto); dall’altra, ampie superfici vetrate “intelligenti” in ogni dove, con cui interagiremo principalmente tramite le dita. Da notare: da nessuna parte, nel video di Corning, incontriamo occhiali come quelli di Google.

Che l’immediato domani sia un mix di entrambe le visioni è plausibile, ma nel medio lungo periodo, la strada intrapresa da Google potrebbe rivelarsi ampiamente più sostenibile (un dispositivo a persona, con un dispendio di materiali ridotti, richieste di energia minime, etc.).

Scriviamo di questi scenari futuri per dare il segno di come rapidamente sta cambiando e cambierà il nostro rapporto con le informazioni sia per quantità che per qualità: occupandoci ogni giorno di strumenti internet, sia per le imprese che per i consumatori, viviamo in prima linea questa evoluzione.

Da tempo – supportati anche dal consiglio e dalle indicazioni di Google stessa – consigliamo ai nostri clienti di concentrare sempre di più l’attenzione e gli sforzi sui dispositivi accessibili in mobilità, considerandolo un vero e proprio dovere d’impresa per riuscire a restare competitivi.

Allo stesso tempo però, consigliamo altrettanta attenzione nel gestire sempre meglio le informazioni e i processi, indipendentemente dal dispositivo: catalogare, etichettare, suddividere, conservare al meglio le informazioni permette di aggregarle per trarne maggiore valore o ancora, di renderle disponibili e comprensibili a sistemi informatici che possono usarle per gli scopi più disparati e infine di restituircele nelle modalità più adeguate a seconda dello strumento di fruizione: oggi mostrandole su di un computer, un tablet o uno smartphone, un domani visualizzandole su di una lente a contatto digitale o tramite la voce di un assistente digitale.